Coronavirus, picco di morti nel Regno Unito: +1.162 in 24 ore. In calo i contagi ma gli ospedali sono allo stremo: 10 mila ricoveri da Natale

I nuovi positivi sono 52.618. A preoccupare il governo di Boris Johnson, che preme l’acceleratore sui vaccini, è la tenuta delle strutture ospedaliere, messe a dura prova dalla nuova variante del virus

Dopo aver macinato record in negativo per diversi giorni consecutivi, nel Regno Unito tornano a scendere i casi quotidiani di Coronavirus, anche a fronte di un numero record di tamponi (557.000). Sono 52.618 i nuovi positivi registrati nelle ultime 24 ore nel Paese, ovvero quasi 10 mila in meno rispetto a ieri quando ne erano stati registrati 62.322. Il numero totale di morti per Covid però stenta a scendere: sono 1.162 quelli registrati nelle ultime 24 ore (per un totale di oltre 78.000 dall’inizio della pandemia).


Ospedali a rischio collasso

Ma nonostante il calo nei nuovi casi registrato, l’impennata dei contagi dovuta – almeno in parte – alla nuova variante del virus sta mettendo a dura prova il sistema ospedaliero del Paese, tenendo conto che che solo da Natale sono state ricoverate con i sintomi tipici dell’infezione altre 10.000 persone mentre la capitale Londra registra in media 800 nuovi ricoveri al giorno. Simon Stevens, manager a capo del servizio sanitario britannico (Nhs), in conferenza stampa oggi ha ribadito la gravità dell’emergenza e ha annunciato la riapertura dalla settimana prossima del mega ospedale da campo (Nightingale Hospital, il più grande d’Europa) realizzato in primavera con centinaia di postazioni di terapia intensiva nel maggior quartiere fieristico della capitale.


Johnson accelera sui vaccini

Nel frattempo il governo accelera anche sui vaccini, dopo che è iniziata la fase di somministrazione anche del secondo vaccino anti Covid, quello di Oxford/AstraZeneca dopo il Pfizer/BioNTech. Le persone vaccinate nel Paese hanno raggiunto quota un milione e mezzo. Johnson ha assicurato che il Regno Unito dispone, oltre che della capacità logistica grazie al supporto dei militari, anche delle dosi necessarie per vaccinare «entro metà febbraio» con la prima dose le 13,2 milioni di persone delle prime 4 categorie indicate come prioritarie.

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