Coronavirus, l’allarme dell’Iss: «Trend in crescita quasi ovunque. Incidenza troppo alta per allentare le misure» – Il video

Il presidente dell’Istituto superiore di sanità: «La riapertura delle scuole? Bisogna tenere conto del lavoro dei prefetti, ma anche dell’andamento dell’epidemia»

«Le curve mostrano che in molti Paesi europei c’è una ripresa del contagio, nel caso italiano la curva ha rallentato la decrescita e, da questa settimana, ha ripreso la salita». Così Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, nella prima conferenza stampa dell’anno sul monitoraggio del Coronavirus a proposito dei dati che dimostrano la ripresa del contagio. Prima di soffermarsi sull’indice Rt – il parametro che misura la trasmissibilità del virus e regola l’ingresso in zona arancione o rossa delle Regioni – Brusaferro ha rimarcato il fatto che anche l’incidenza dei contagi è tornata a essere preoccupante: «166 casi su 100 mila abitanti ogni sette giorni è la media nazionale. La soglia che abbiamo fissato per passare dalle misure di mitigazione a quelle di controllo è fissata sui 50 casi ogni 100 mila abitanti a settimana», ha spiegato Brusaferro.



ISS | Conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia (8 gennaio 2021)

«Un dato costante nelle ultime settimane è quello relativo all’età mediana dei casi individuati, leggermente sotto i 50 anni – ha sottolineato Brusaferro -. Rimane costante anche il fatto che la grande maggioranza delle persone che vengono identificate come positive sono sintomatiche o paucisintomatiche. Circa un terzo, invece, ha una patologia lieve, mentre una parte minoritaria ha una sintomatologia severa o critica». «L’Rt calcolato a 14 giorni, fino al 5 gennaio, è arrivato al valore di 1,03 – ha poi aggiunto Brusaferro -. Molte regioni hanno un Rt superiore a 1, alcune anche nell’intervallo inferiore». C’è un incremento, dunque, nella velocità di crescita dei casi. «Per quanto riguarda la resilienza, ovvero l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, siamo stabili, forse in una leggera crescita, per quanto riguarda la terapia intensiva, la decrescita sta frenando per i posti di area medica». Siamo ai limiti della soglia di allerta del 30% di occupazione degli ospedali.

Poi, il presidente dell’Iss ha letto le valutazioni arrivate dalla cabina di regia e dal Comitato tecnico scientifico: «Siamo passati a una situazione di rischio moderato. In quasi tutte le regioni il trend dei casi è in crescita». La Toscana è l’unica regione che resta nella fascia di rischio basso. Alcune regioni superano l’Rt uguale a 1 solo con il valore puntuale, quelle che lo superano anche con l’intervallo inferiore «devono entrare nelle zone arancioni». Si tratta di Calabria, Emilia-Romagna e Lombardia. Quanto alla ripartenza delle scuole, Brusaferro ha chiarito: «Credo che il lavoro fatto dai prefetti su orari e potenziamento mezzi di trasporto sia un lavoro prezioso, la riapertura delle scuole va fatta tenendo conto di questi piani ma anche da analizzare con grande attenzione in funzione dell’andamento dell’epidemia e l’incidenza».

Locatelli: «Bene il numero di vaccinazioni effettuate»

Brusaferro ha poi passato la parola a Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. «Il 6 gennaio l’Ema ha approvato il vaccino Moderna, il 7 è stato approvato da Aifa – ha esordito Locatelli -. C’è una similarità con il vaccino Pfizer Biontech, entrambi a mRNA messaggero». Il presidente del Consiglio superiore di sanità si è soffermato sulle differenze tra i due vaccini: «Il farmaco Moderna è stato approvato solo per chi ha più di 18 anni, non 16 come per il Pfizer. Poi, sono necessari 28 giorni tra prima e seconda dose, a differenza dei 21 dell’altro vaccino approvato. L’immunità, per quello di Moderna, si raggiunge dopo 14 giorni dalla seconda dose. Da ogni fiala, si ricavano 10 dosi, si conservano tra i –15 e i –20°C, ma può essere mantenuto tra i –2 e i –8° C per 30 giorni dopo essere stato, per così dire, scongelato».

Locatelli ha poi letto con entusiasmo il dato relativo alle vaccinazioni già effettuate: oltre 400 mila in Italia. «Se riflettiamo sul fatto che la mattina del 3 gennaio eravamo a 60 mila dosi inoculate e nei cinque giorni successivi abbiamo realizzato 340 mila vaccini, è assai importante sottolineare la capacità del Paese di erogare un numero elevato di vaccinazioni». Locatelli ha poi concluso ricordando che «l’obiettivo è vaccinare nel più breve tempo possibile il maggior numero di persone che risiedono in Italia».

Sulla questione vaccini è intervenuto anche Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive del ministero della Salute. «Persone fragili dovranno avere accesso alla vaccinazione contemporaneamente alle persone anziane nella seconda fase». Subito dopo, Locatelli, ha parlato di una riflessione in corso «con le società scientifiche di riferimento per dare una copertura vaccinale anche ai pazienti ematologici e oncologici».

Scuole, «riapertura dipende dall’andamento dell’epidemia»

Nonostante i trend del contagio siano in risalita, il presidente dell’Iss ha escluso, per il momento, la possibilità di una chiusura degli istituti scolastici. «Credo che il lavoro fatto dai prefetti su orari e potenziamento mezzi di trasporto sia un lavoro prezioso – ha detto Brusaferro – e quindi la riapertura delle scuole va fatta tenendo conto di questi piani ma anche da analizzare con grande attenzione in funzione dell’andamento dell’epidemia e l’incidenza».

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