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Proteste pro-Navalny in Russia, la Farnesina condanna: «Brutali repressioni». Rilasciata la moglie Yulia

31 Gennaio 2021 - 19:25 Redazione
Sono oltre 4 mila i fermi effettuati nella mattina di oggi, 31 gennaio. L'Italia: «Chiediamo il rilascio dei manifestanti pacifici»

Il Ministero degli Esteri italiano ha preso parola contro quanto sta accadendo in questi giorni a Mosca, in Russia, dove la polizia sta intervenendo con violenza sulle manifestazioni antigovernative dei sostenitori di Alexei Navalny e degli oppositori di Vladimir Putin più in generale. «Le brutali repressioni e le migliaia di arresti di manifestanti pacifici anche questo fine settimana a Mosca non possono che continuare a suscitare emozioni e sentimenti di ferma condanna», riferiscono all’Ansa fonti della Farnesina. «Chiediamo il rilascio di coloro che sono stati arrestati soltanto per avere fatto sentire pacificamente la propria voce e manifestato le proprie idee senza violenza».

Almeno 4 mila fermi nella mattina di oggi. Liberata la moglie di Navalny

Nella mattina di oggi, 31 gennaio, la polizia russa ha fermato in almeno 35 città oltre 4 mila persone che partecipavano alle proteste organizzate su scala nazionale. La notizia è stata diffusa dalla ong OVD-Info che riporta anche il dato di 1.167 fermi a Mosca e 862 a San Pietroburgo. Ma le proteste non hanno risparmiato neanche la costa est del Paese, inclusa la città di Vladivostok, dove i fermi sono stati centinaia.

La polizia russa aveva fermato anche la moglie dell’attivista, Yulia Navalnaya, mentre andava assieme a un gruppo di manifestanti verso il carcere di Matrosskaya Tishina di Mosca, dove è rinchiuso l’oppositore russo. Ora, stando a quanto riportato dall’agenzia Interfax citando la sua avvocata, Svetlana Davidova, sarebbe stata rilasciata. Secondo l’agenzia di stampa, i funzionari di polizia hanno compilato un verbale amministrativo sulla «partecipazione a una protesta non autorizzata che ha implicato disturbi per passanti e trasporti».

A San Pietroburgo, intanto, è stato aperto un procedimento per rendere inutilizzabili le strade e impedire così ai cittadini di scendere in piazza a manifestare. Nel frattempo nella città sono in corso diverse perquisizioni.

EPA/SERGEI ILNITSKY | Un arresto durante le proteste pro Navalny

Navalny, 44 anni, è stato arrestato lo scorso 17 gennaio al ritorno dalla Germania. Lì era stato ricoverato e curato per un avvelenamento ordinato, secondo il sito di inchieste Bellingcat, dai servizi di sicurezza russi. Già sabato scorso, migliaia di persone avevano partecipato a più di 109 manifestazioni in tutto il paese, nonostante non fossero state autorizzate. In quella circostanza, circa 4.000 persone sono state arrestate. Il leader russo aveva bollato le proteste come «illegali» e «controproducenti» per il Paese.

La condanna degli Usa

EPA/SERGEI ILNITSKY | Un manifestante viene portato via dalla polizia russa

«Condanniamo le tattiche brutali della Russia contro i manifestanti di opposizione». Così il segretario di Stato degli Usa Antony Blinken. «Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva», ha scritto in un tweet. E ha poi concluso: «Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Alexei Navalny».

La risposta del Cremlino, che accusa gli Stati uniti di interferire nei propri affari, non si è fatta attendere: «Le grossolane interferenze degli Usa negli affari interni della Russia sono un fatto dimostrato – dichiara il ministero degli Esteri russo – così come la promozione di fake news e di appelli ad azioni non autorizzate su piattaforme internet controllate da Washington».

Immagini di copertina: EPA/ANATOLY MALTSEV

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