Crisi di governo, per il Conte ter la trattativa è donna: da Azzolina a Catalfo, ecco il valzer delle ministre

Italia Viva, per dare il via libera, chiede tre ministeri: Renzi vorrebbe fare entrare nell’esecutivo Rosato, Bellanova e Boschi. La questione da tenere d’occhio è l’equilibrio tra uomini e donne nella compagine di governo

Sull’altare dell’accordo per formare un nuovo governo, potrebbe essere la compagine femminile del precedente esecutivo a essere immolata. Nunzia Catalfo, ministra del Lavoro, Paola De Micheli, alle Infrastrutture, e Lucia Azzolina, all’Istruzione, lascerebbero libere le caselle sulla quale si impernia la difficile trattativa tessuta dai capigruppo affinché Giuseppe Conte resti a Palazzo Chigi.


Potrebbe salvarsi, invece, la più tecnica delle ministre, Luciana Lamorgese: a suo favore starebbe giocando un ruolo la stima di cui gode al Quirinale. Inoltre, il Pd non impazzisce all’idea di piazzare un suo esponente agli Interni, esponendolo al fuoco mediatico di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, pronti a battere sul leit-motiv dell’immigrazione. Concedere, poi, il Viminale a Ettore Rosato di Italia Viva, darebbe troppo spago alle richieste di Matteo Renzi.


Il senatore di Rignano ha fatto una puntata su tre ministeri. Teresa Bellanova, Maria Elena Boschi e Rosato, appunto, i nomi candidati a entrare nel governo in cambio del sostegno a Conte. Resterebbe fuori dalla partita, non senza malumori, la ministra Elena Bonetti. Pd e M5s, però, non sarebbero disposti a cedere più di due dicasteri a Italia Viva: Renzi si dovrebbe perciò accontentare di guadagnare soltanto un ministero di peso.

Un equilibrio da mantenere

La rappresentanza di donne nel governo va mantenuta: è un fattore rilevante nello scambio di pedine al quale si lavora in queste ore a Montecitorio, sotto la regia di Roberto Fico. Un governo meno “rosa”, oggi, non sarebbe accettato dall’opinione pubblica. Per Bellanova si prospettano il ministero dello Sviluppo economico o il ministero del Lavoro: conosce bene il Mise, avendoci lavorato da vice ministra, mentre il lavoro è l’area che più incrocia le sue competenze pregresse.

Se il Mise andasse alla renziana, Stefano Patuanelli potrebbe essere nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio – è un uomo fidato di Conte – o spostato al ministero dei Trasporti, posto ambito sia per il budget di spesa e l’incidenza nel Pnrr, sia perché è l’approdo naturale dell’ingegnere edile che ha lavorato a lungo al tema delle Infrastrutture. Il Pd, per lasciare un ministero di questo peso, avrebbe chiesto in cambio l’Istruzione più un dicastero tra Mise e Lavoro, di stampo economico.

Il nodo Boschi

Nella trattativa sulla compagine di governo, inoltre, uno degli scogli maggiori resta il ruolo da affidare a Maria Elena Boschi. Un suo incarico nell’esecutivo risulta difficile da digerire per i 5 stelle, storicamente avversari della renziana per la questione banche e conflitto di interessi. Renzi, però, pretenderebbe che la deputata diventi membro del governo.

Al fine di ammortizzare l’impatto mediatico di una sua nomina, si starebbe pensando di affidarle il ruolo di sottosegretario a Palazzo Chigi, con una delega di peso, ad esempio ai Servizi segreti. Posizione meno in vista sulla stampa, e quindi più facile da giustificare per i grillini, ma così influente da essere stato uno dei motivi che hanno portato alla crisi di governo.

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