Mentre le tre grandi multinazionali del farmaco che hanno prodotto i primi vaccini validati dagli enti regolatori – Pfizer, Moderna e Astrazeneca – non riescono a sopperire alle richieste degli Stati, in Italia si inizia a puntare anche su un’altra casa farmaceutica: ReiThera. La Commissione europea ha dato poche ore fa il via libera all’aiuto di Stato pari a 40 milioni di euro. Il sostegno all’azienda laziale è giustificato dallo scopo del sovvenzionamento: «Promuovere lo sviluppo di uno vaccino contro il Coronavirus», scrive Bruxelles.
Crisanti: «Io credo poco nella storia del vaccino nazionale»
«Io credo poco nella storia del vaccino nazionale», smorza gli entusiasmi Andrea Crisanti, intervistato da la Repubblica. «Per sviluppare un vaccino ci vogliono anni. Se i colossi multinazionali non riescono a produrre dosi sufficienti a soddisfare i fabbisogni delle Nazioni, le pare che ce la può fare una fabbrichetta con un fatturato da ridere e 200 mila euro di capitale?», domanda – in modo retorico – il professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova.
«L’errore d’investimento è stato fatto dall’Europa»
«Sono cose demagogiche, ormai siamo in una situazione in cui i politici sono diventati scienziati e purtroppo non ci capiscono nulla – incalza Crisanti -. L’errore d’investimento è stato fatto dall’Europa, che doveva investire di più su tutti e tre i colossi aziendali – Pfizer Moderna e Astrazeneca – e comprare da loro». Il professore, sulla questione del vaccino italiano ReiThera, conclude: «Adesso, nella situazione in cui siamo, l’unica via è mettersi d’accordo con queste aziende produttrici – le tre big multinazionali – che possono fornire vaccini già validati». Nessuna speranza, per Crisanti, su ReiThera.
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