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Altro che popolari moderati, adesso Salvini punta a un partito europeo con Ungheria e Polonia (senza Meloni)

10 Marzo 2021 - 08:45 Federico Bosco
lega giorgetti salvini draghi quirinale
lega giorgetti salvini draghi quirinale
Le parole del leader leghista arrivano dopo quelle del premier ungherese Viktor Orbán, che ha lasciato il Ppe sbattendo la porta

Con la fine della presidenza di Donald Trump è finita pure l’ondata trionfale di populismo sovranista che ha segnato in diversa misura la politica dei principali Paesi europei. L’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi in teoria segna la fine di quel periodo anche qui, ma i leader politici di quella fase sono ancora in campo e nonostante l’abiura della linea più radicale il sovranismo italiano sta cercando di riorganizzarsi e trovare una nuova narrazione. Il leader della Lega Matteo Salvini in un’intervista amichevole con la giornalista Annalisa Chirico ha fatto alcune dichiarazioni che hanno attirato l’attenzione. A domanda diretta sulla possibilità di un ingresso della Lega nel Partito popolare europeo, Salvini ha detto «non è all’ordine del giorno, stiamo lavorando per creare un nuovo partito europeo, abbiamo avviato un dialogo con gli ungheresi e i polacchi».

Le parole del numero uno della Lega hanno sorpreso gli osservatori e riportato il personaggio nel solito cliché di leader di lotta e di governo. Dal momento in cui la Lega ha accettato di governare insieme a una figura come Draghi, che rappresenta il massimo dell’europeismo costruttivo, ci si aspetta che il partito porti i suoi 27 europarlamentari nel Ppe, o perlomeno che avvii un dialogo come auspicato da Giancarlo Giorgetti, il numero due della Lega ora al governo come ministro dello sviluppo economico. Nel Parlamento europeo i leghisti presiedono e fanno parte del gruppo Identità e democrazia (ID), insieme al Rassemblement National (RN) francese di Marine Le Pen e al tedesco Alternative fur Deutschland (AfD), partiti di estrema destra lontani dalla possibilità di rivestire ruoli di governo. Per un partito come la Lega, rilevante nel governo di oggi con la concreta possibilità di esserlo anche in quello di domani, non sembra la collocazione ideale. 

Un nuovo gruppo (che sa di vecchio)

Tuttavia, invece di entrare nel Ppe insieme alla CDU/CSU tedesca e altri partiti di centro-destra di cui fanno parte numerosi commissari europei, Salvini sembra pensare a un raggruppamento del tutto nuovo, ma è un nuovo che sa di vecchio. Le parole del leghista infatti sono in linea con quelle del premier ungherese Viktor Orbán, che dopo aver lasciato il Ppe sbattendo la porta ha annunciato la volontà di creare un nuovo gruppo politico europeo. Qualche giorno fa Orbán ha raccontato di aver avuto colloqui con Salvini, Giorgia Meloni e gli alleati del partito Diritto e giustizia (PiS) al governo in Polonia. «Abbiamo parlato con i polacchi, ho parlato con il grande amico dell’Ungheria, Matteo Salvini, e con la presidente dell’altro grande partito italiano, Giorgia Meloni. Serve una casa politica per chi la pensa come noi in Europa», ha detto Orbán durante un’intervento alla radio di stato. 

Il premier ungherese starebbe lavorando a una formazione che riunisce le forze politiche a favore della «famiglia tradizionale» e della «protezione dell’Europa dall’immigrazione», un profilo ideologico che corrisponde soprattuto al PiS polacco di Jaroslaw Kaczynski, partito leader dell’Ecr (presieduto da Meloni) noto per la retorica confessionale, xenofoba e talmente omofoba da aver istituito ufficialmente delle LGBT free-zone. Un raggruppamento del genere potrebbe diventare il polo ideologico di tutti i partiti di estrema destra presenti in Europa.

Per l’immagine internazionale del governo Draghi non sarebbe positivo vedere uno dei principali partiti della sua maggioranza formare un asse politico-ideologico di estrema destra con i partiti più impresentabili dell’Ue, compreso il principale partito d’opposizione in Italia. Inoltre, Salvini e Meloni al momento sono i leader più quotati a prendere le redini del prossimo governo, quello che porterà avanti il Recovery Plan. Orbán è destinato a perdere gran parte della legittimità e della protezione che l’appartenenza al Ppe gli ha garantito per tutti questi anni. Stare insieme a lui sarebbe un pessimo affare.

Non è chiaro cosa abbiano in mente davvero Salvini, Orbán, Kaczynski, e Meloni, né se ci sia la concreta possibilità che un nuovo partito politico europeo nasca davvero. Sta di fatto, però, che non passa inosservato come Salvini non abbia menzionato Meloni. Le dichiarazioni del leader della Lega hanno sorpreso anche gli europarlamentari leghisti a Bruxelles. Non bisogna escludere che Salvini abbia detto così per far passare il messaggio – dentro e fuori il partito – che il leader della Lega è disposto a fare qualsiasi cosa pur di non entrare tranne nel Ppe. La vera resa dei conti non è a Bruxelles, ma in Italia, tra Lega di lotta e la Lega di governo.

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