Record vaccinazioni nel Regno Unito: merito (anche) di Brexit? Lo spauracchio che agita l’Unione Europea

La politicizzazione del caso AstraZeneca ha spaccato l’unità europea, aprendo le porte al vaccino della Russia e delegittimando l’Ema

Quando una singola questione definisce le relazioni di un Paese come la Brexit ha definito le relazioni del Regno Unito con l’Unione europea, è inevitabile che per un  lungo periodo non si riesca a guardare oltre. Se poi succede che questo Paese si trova nella posizione di esibire un vantaggio soverchiante come per il caso della vaccinazione dal Covid-19, è facile collegare tutto a quel «portare a termine la Brexit». Per gli Stati membri dell’Ue, usciti dal Brexit deal con la soddisfazione di aver tenuto testa a ogni punto delle richieste più fastidiose e sconvenienti del partner d’oltre Manica, i risultati britannici sono insopportabili.


Allo stesso modo, per gli inglesi è difficile non guardare la sospensione del vaccino AstraZeneca e le minacce di blocco delle esportazioni come una “punizione” causata dal successo del luogo d’origine del prodotto e dell’azienda. Dal canto suo, la multinazionale anglo-svedese continua ad annunciare ritardi e riduzioni nelle consegne destinate all’Europa. Tra posizioni incomprensibili dei leader di governo, messaggi contrastanti da parte delle autorità, contraddizioni dei consulenti scientifici e minacce di Bruxelles, gli eventi di questa settimana hanno creato un’immagine di leader che perdono lucidità e nervi saldi mentre la pandemia non si arresta.


Diffidenza, rancore e delegittimazione

Se è vero che uno dei motivi per cui i leader dell’Ue continuano a screditare o minacciare AstraZeneca è cancellare l’idea di una storia di successo britannico, la sensazione di subire una disparità di trattamento non fa che peggiorare le cose. Ma la reazione dei governi degli Stati membri e dei leader delle istituzioni europee sta danneggiando la fiducia nell’azione comunitaria, mettendo una pericolosa ipoteca sul futuro dell’integrazione europea. 

L’inutile blocco di tre giorni delle vaccinazioni con AstraZeneca è emblematico. L’Ema ha dovuto riesaminare la questione e dare il “via libera” a qualcosa che non aveva mai bloccato, ma senza poter escludere del tutto una correlazione con i casi di trombosi. Il risultato è che Francia, Germania, Italia e Spagna hanno invertito la rotta e ripreso le vaccinazioni, mentre Svezia, Danimarca e Norvegia (Paese che non fa parte della Ue ma è comunque legato all’Agenzia del farmaco europea) continuano a bloccarne l’utilizzo. L’Ema così ne esce a pezzi.

Intanto Italia e Germania lavorano per la produzione e l’utilizzo del vaccino russo Sputnik V – su cui l’Ema non si è ancora pronunciata – dicendo che bisogna essere pratici: «Se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo – ha affermato Draghi -, se non funziona bisogna andare per conto proprio». Tradotto: se l’Agenzia europea non darà un parere positivo, Italia e Germania andranno avanti lo stesso. Il risultato? Aver schiacciato in un angolo un’autorità europea come l’Ema, fino al punto in cui diventa lecito chiedersi a cosa serve.

Un successo della Brexit?

Facile da stoccare e trasportare, il vaccino di AstraZeneca è uno dei  quattro approvati dall’Agenzia europea: fin dall’inizio è stato considerato un pilastro della strategia di immunizzazione dell’Europa e, allo stesso tempo, è stato oggetto di sospetti, in parte giustificati dalla poca trasparenza dell’azienda riguardo ai dati sulla sperimentazione clinica ancora incompleti. Considerando che la strategia del Regno Unito si basa quasi interamente sul vaccino AstraZeneca, inoculato già a più di 26 milioni di persone, a questo punto effetti collaterali pericolosi su larga scala sarebbero emersi. Londra si è mossa in maniera del tutto indipendente, sia dall’Ue che dagli USA, anche correndo dei rischi ma con risultati più che incoraggianti.

I ministri britannici trattano ogni domanda sulla sicurezza o l’efficacia del vaccino come un insulto all’onore nazionale. Rivendicare un successo così importante nei primi mesi di Brexit compiuta fa parte della stessa strategia; tenere unite le nazioni che compongono il Regno e frenare le spinte centrifughe dell’Irlanda del Nord e della Scozia, alle prese con dati commerciali tutt’altro che entusiasmanti. Al contrario, la settimana che si è appena conclusa è stata estremamente dannosa per l’Ue e il caso dei rapporti con l’Ema rappresenta un allarme su come la delegittimazione delle istituzioni europee possa smembrarle e svuotarle di significato, compromettendo non solo gli orizzonti di una maggiore integrazione europea, ma anche la capacità di resilienza di fronte alle crisi. In questo momento, nell’Ue sembra che nessuno abbia davvero il controllo, e nessuno sembra meritare fiducia.

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