Rischio calcolato, ma da chi? Per le riaperture anticipate il governo non ha consultato il Cts – Il retroscena

Stando a quanto risulta a Open, al Comitato tecnico scientifico non è stato chiesto alcun parere formale sulla ripartenza del 26 aprile

Il prossimo 26 aprile sarà ricordata come una delle date più significative in questa fase di convivenza con la pandemia di Covid-19 in Italia. Si riapre, cercando di dare un nuovo respiro alle attività commerciali allo stremo. Un anno fa era stata la data del 4 maggio a sancire il via libera dopo un durissimo lockdown. Alla luce del parere favorevole del Comitato tecnico scientifico (Cts), il tentativo fu quello di tornare alla normalità. Il timore di un passo falso aveva reso la consulenza di tecnici e scienziati estremamente attesa. Oggi sembrerebbe essere andata diversamente. Il Paese va di nuovo incontro alla stagione estiva, il premier Mario Draghi ha annunciato riaperture anticipate, ma il Cts non ha ricevuto alcuna richiesta formale per esprimersi a riguardo.


Quell’incontro mai avvenuto

Ritorno della zona gialla e ristoranti aperti anche di sera sono state alcune delle decisioni più importanti annunciate dal governo, concesse in maniera anticipata rispetto alle previsioni che avevano individuato nel mese di maggio il periodo più adatto a progressivi allentamenti. «Il rischio è calcolato» ha detto Draghi. «È calcolato male» ha risposto poche ore dopo il primario del Sacco di Milano Massimo Galli. «Cosi ci giochiamo l’estate», ha fatto eco Crisanti. I dati starebbero migliorando ma solo in parte. Con ricoveri in area medica ancora oltre la soglia del 40% e con un tasso di incidenza diminuito ancora di troppo poco, decidere di anticipare le riaperture è un rischio. Su come Draghi abbia deciso di calcolarlo però ci sono diversi dubbi. A differenza della maggior parte dei casi di riapertura o chiusura decise in più di un anno di pandemia, stando a quanto risulta a Open, per la ripartenza del 26 aprile il governo non ha chiesto alcun parere formale ai tecnici del Cts. Ricostruendo le ore precedenti all’annuncio del premier, nella mattinata di giovedì 15 aprile era previsto l’incontro – poi avvenuto – tra Stato e Regioni. Nel pomeriggio dello stesso giorno ci si attendeva anche la riunione del Comitato tecnico scientifico, chiamato a dare un parere sulle principali linee guida. Un incontro che però non si è mai tenuto.


Una scelta politica

Gli esperti si sono riuniti, come di consueto, venerdì, lo stesso giorno della conferenza stampa di Draghi. Come una fonte del Ministero della Salute conferma a Open, l’incontro dei tecnici aveva l’obiettivo di analizzare i dati arrivati dalla Cabina di Regia dell’Iss, come ogni settimana. Anche in questa occasione nella riunione non è stata avanzata nessuna ulteriore richiesta di valutazione. Come Open apprende da un’altra fonte del Ministero, «nelle stesse ore in cui il tavolo tecnico era riunito per discutere sui dati epidemiologici settimanali, Draghi annunciava la data del 26 aprile per le riaperture, su cui il Cts non è mai stato chiamato ad esprimersi». Questa dinamica sarebbe in parte confermata anche dalle parole di Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss e attuale portavoce del Cts, durante la conferenza stampa per il monitoraggio dei dati Covid. Brusaferro si è limitato a dire che il Comitato «ha contribuito come fa sempre e cioè con l’analisi dei dati epidemiologici settimanali». Nessun riferimento a una richiesta da parte del governo sulle direttive comunicate dal premier in conferenza stampa, né alcun parere ad anticipare la comunicazione del governo. Il «rischio calcolato» di cui parla Draghi sarebbe frutto, dunque, di una valutazione quantomai politica. Che da un lato dà ossigeno a un Paese stanco, ma dall’altro non lascia tranquilli gli uomini di scienza.

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