Variante Delta, Laurenti: «Nel Regno Unito è esplosa perché hanno somministrato una sola dose di vaccino»

La docente di Igiene alla Cattolica: «In Italia la campagna vaccinale può contare su uno scudo immunitario maggiore. Ma è necessario un sequenziamento sul territorio nazionale»

Mentre l’Italia si prepara al primo week end in zona bianca (Valle d’Aosta a parte) e la campagna vaccinale avanza, cresce la preoccupazione per la variante Delta del Coronavirus, la stessa che prima veniva chiamata ‘variante indiana’. Secondo i dati di Public Health England, nel Regno Unito nell’ultima settimana sono stati registrati quasi 76 mila casi concentrati in Inghilterra e Scozia, dove rappresentano ormai il 99% del totale dei casi di Covid. Il premier Boris Johnson ha rinviato di un mese le riaperture. Dati che allarmano e che hanno portato il ministro della Salute Roberto Speranza a firmare una nuova ordinanza (valida dal 21 giugno) che introduce una quarantena di cinque giorni con obbligo di tampone per chi proviene dal Regno Unito, dove appunto il rimbalzo dei contagi alimentati dalla variante Delta sta accelerando.


«Sappiamo che è sei volte più trasmissibile di quella inglese»

In Italia la circolazione della variante è al momento molto limitata. Nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità la sua diffusione è stimata sotto l’1%, tuttavia cresce l’allerta e nuovi casi si stanno registrando in varie Regioni, come Lombardia e Puglia. Nei giorni scorsi la variante Delta è stata isolata in due focolai a Milano e Brindisi. Secondo Patrizia Laurenti, docente di Igiene all’università Cattolica del Sacro Cuore, «forse bisognava avere il coraggio di firmare prima l’ordinanza, ma speriamo che la barriera delle vaccinazioni ci aiuti a contenere la diffusione della variante Delta». Delle caratteristiche della variante Delta e dei sintomi che scatena sappiamo ancora molto poco, come spiega Laurenti: «Dobbiamo aspettare i dati che al momento scarseggiano. Quello che sembra essere confermato è una maggiore velocità di diffusione: sembra essere sei volte più trasmissibile rispetto alla cosiddetta variante inglese».


«Una sola dose di vaccino non è in grado di fermare la corsa della variante»

La buona notizia è che i vaccini sono efficaci contro la variante Delta. Uno uno studio dell’Università di Edimburgo e del Public Health Scotland, recentemente pubblicato sulla rivista Lancet, ha dimostrato che due dosi del vaccino Pfizer o di quello AstraZeneca riducono il rischio di infezione e ricovero a causa di questa variante. Le percentuali però sono diverse: due settimane dopo la seconda dose, il vaccino Pfizer offriva una protezione del 79% contro il ceppo Delta (e del 92% contro la variante Alfa). Per le due dosi del vaccino AstraZeneca, invece, c’era una protezione del 60% contro la variante Delta (e del 73% per la variante Alfa). Capire perché nel Regno Unito ha preso piede così velocemente è semplice, spiega la professoressa Laurenti, e il motivo va ricercato nella strategia vaccinale. «Somministrare una sola dose di vaccino, e i dati lo confermano, ha favorito la selezione di questa variante. Prendiamo ad esempio un antibiotico: anche se ci si sente bene, interrompere la terapia prima dei termini indicati è un grave errore, perché si selezionano ceppi batterici resistenti».

Nel Regno Unito è stato scelto di spingere il più possibile la prima dose con AstraZeneca, per poi allungare i tempi della somministrazione della seconda. Finora, riporta la Bbc, in Uk più di 42 milioni di persone hanno ricevuto una prima dose di vaccino (circa l’80% della popolazione adulta) e oltre 30 milioni la seconda. Attualmente vengono somministrate in media 260 mila seconde dosi al giorno. Laurenti sottolinea che una sola dose di vaccino non è in grado di fermare la corsa della variante che inizia a spaventare anche gli altri Paesi «perché i virus viaggiano con le persone e le riaperture e i viaggi internazionali rappresentano un rischio oggettivo». In Italia la campagna vaccinale è diversa da quella del Regno Unito, e può contare su «uno scudo immunitario maggiore». Laurenti spiega che Regione Lombardia, dopo un focolaio di dieci contagi Covid in una palestra del milanese, ha messo in atto un progetto di sequenziamento che sarebbe necessario sul territorio nazionale. «Per contenere la diffusione della variante Delta in Italia è fondamentale investire sul sequenziamento, potenziare il contact tracing, procedere con le vaccinazioni e favorirne il completamento con la seconda dose».

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