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Draghi apre all’obbligo vaccinale. I giuristi in coro: «Nessuno sgarro alla Costituzione. Legge fattibile in tempi brevi»

02 Settembre 2021 - 20:27 Giada Giorgi
Dal presidente dello European Centre for Law Santosuosso al professore di Diritto costituzionale Veronesi, fino al costituzionalista Marini: «Un provvedimento del genere non lederebbe alcun diritto»

«Sì all’obbligo vaccinale»: a poche ore dalla dichiarazione del premier Mario Draghi su uno dei punti più delicati della lotta a Covid-19, il dibattito sull’eventualità di una legge che costringa tutti a immunizzarsi prende nuova forza. Il presidente del Consiglio si è detto favorevole all’obbligo «non appena il vaccino sarà approvato in via definitiva da Ema e Aifa», come successo in Usa circa dieci giorni fa. Ma mentre i No vax gridano ancora più forte alla dittatura sanitaria, da più parti i giuristi rassicurano sulla legittimità dell’eventuale scelta del governo. Si può davvero imporre un trattamento sanitario? Il professore di diritto, scienza e nuove tecnologie all’Università di Pavia Amedeo Santosuosso e presidente del Centro di Ricerca Interdipartimentale European Centre for Law, Science and New Technologies (ECLT) dello stesso polo universitario non ha dubbi: «Una legge di obbligo vaccinale rispetterebbe tutti i crismi di costituzionalità, e con una fattibilità anche in tempi brevi».

Santosuosso: «Senza una legge si possono prevedere obblighi specifici»

La posizione espressa in conferenza stampa dal premier risulta quindi in campo giuridico del tutto legittima. «Attualmente», ricorda il giurista, «l’obbligo vaccinale anti-Covid è previsto per medici e sanitari, ma è estendibile attraverso una legge. L’articolo 32 della Costituzione infatti prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge determinando così un obbligo generale per i cittadini». Secondo quanto spiegato dal professore una legge di questo tipo sarebbe giustificata dai benefici documentati che il trattamento, in questo caso il vaccino, determinerebbe per la comunità oltre che per i singoli cittadini. Alla base della legittimità ci sarebbero dunque gli studi e i dati scientifici che dimostrano gli effetti positivi dei vaccini, ponendo i presupposti necessari alla formulazione della legge. «In mancanza di una legge nazionale», spiega ancora il presidente dell’ECLT, «è comunque possibile procedere a obblighi vaccinali specifici per singole categorie lavorative».

Marini: «La Carta pone un limite al principio di libertà di salute»

Il costituzionalista Francesco Saverio Marini, professore ordinario di Diritto Pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma ed ex consulente per le questioni di diritto amministrativo dell’Istituto Superiore di Sanità, già a luglio spiegava a Open: «L’obbligo vaccinale è costituzionalmente legittimo», aveva spiegato, «per il semplice fatto che al principio della libertà di salute, viene posto un preciso limite che è quello dell’interesse della collettività. Se la propria libertà di salute oltrepassa l’interesse della comunità si può intervenire con un provvedimento restrittivo». Da qui anche la legittimità dell’eventuale estensione dell’obbligo a categorie specifiche come quella degli insegnanti: «Va da sé che se una specifica categoria di popolazione è quotidianamente più a contatto di altre con un numero elevato di persone, ha più possibilità di essere un pericolo per la comunità in cui vive. Questo legittima il legislatore ad agire nei confronti dello specifico gruppo». Un passaggio fondamentale soprattutto in queste ore in cui il governo discute anche sulla possibile estensione del pass sanitario per dipendenti della pubblica amministrazione a stretto contatto quotidiano con un numero considerevole di persone.

Veronesi: «Il pericolo di diffusione del virus è un criterio legittimo»

Anche Paolo Veronesi, professore ordinario di diritto costituzionale del dipartimento di Giurisprudenza all’Università di Ferrara e componente del comitato scientifico della rivista di BioDiritto, dice a proposito della pandemia di Covid: «Si tratta di un evento estremamente pericoloso e assolutamente raro nella recente storia del mondo occidentale. Il presupposto richiesto dalla Costituzione è che l’obbligo vaccinale tuteli contemporaneamente sia la salute del singolo, sia quella della comunità, ed è innegabile che sarebbe così». Stessa cosa per l’estensione dell’obbligo di Green pass: «Non esiste nessuna illegittimità costituzionale nell’eventuale estensione, per legge, dell’uso del Green pass nelle più varie situazioni in cui sia scientificamente accertato il pericolo di diffusione della pandemia. Si tratta di soluzioni che, in altre circostanze, la Corte costituzionale ha già giudicato legittime, in quanto necessarie per evitare il diffondersi di malattie», spiega Veronesi.

Gli aspetti costituzionali più delicati da tenere in considerazione sarebbero quelli legati all’effettivo pericolo di diffusione del virus: «L’imposizione di un vaccino o di un pass sanitario deve essere sempre calibrata sulle situazioni in cui sussista davvero il pericolo di diffusione del Covid. Andare oltre questi confini non sarebbe legittimo, perché eccessivamente costrittivo della libertà, senza che la scelta in discorso risulti proporzionata e ragionevole. Rimanerne all’interno consente invece di rispettare quanto già prima si affermava: tutelare la salute del singolo e, contemporaneamente, quella della collettività esposta al pericolo».

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