Tutto ma non il Quirinale: cosa c’è dietro il gioco del silenzio di Draghi sul Colle

Il presidente del Consiglio ieri è rimasto in silenzio sul Colle. Ma la sua candidatura è ancora attuale. E il governo bis è il suo progetto. Però il centrodestra dice di volere Berlusconi. Mentre sogna Moratti

Tutto tranne il Quirinale. «Non risponderò a nessuna domanda sulla presidenza della Repubblica», è stata la premessa con cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto la conferenza stampa sui decreti Covid e sull’emergenza Coronavirus. Rispettata, perché il premier è poi rimasto in religioso silenzio quando i giornalisti hanno provato lo stesso a solleticarlo. Anche annunciandogli che Silvio Berlusconi non intende sostenere un suo governo bis in caso di suo approdo al Colle. Una scelta in evidente contraddizione con l’incontro con i giornalisti di fine anno, quando Draghi invece per la prima volta decise di rispondere alle domande sul tema accettando di fatto la sua candidatura («sono un nonno al servizio delle istituzioni») ma vincolandola al prosieguo dell’esperienza del suo governo.


L’ammissione di un errore

Forse perché, come spiega oggi Ilario Lombardo su La Stampa, con quella sortita il premier ha prestato il fianco, forse per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, alla politica e alle sue divisioni. Prima di allora Draghi ha sempre tenuto a rimanere al di fuori dell’agone dei partiti, dipingendosi come super partes e cercando di rappresentare il punto di mediazione tra le varie issues. Con quella autocandidatura il sasso nello stagno gettato dal premier ha fatto molto rumore. E ha in un certo senso anche stoppato le strategie del centrodestra, che ancora oggi prova a unirsi sotto l’ombrello di Berlusconi in attesa della conta decisiva. Forse per questo ieri è arrivato l’annuncio di Silvio sul governo. Che di certo, fanno sapere dalle parti di Palazzo Chigi, non ha irritato il presidente.


Il quale però non ha fatto nessun passo indietro, nonostante le voci che circolavano sull’argomento. Quando i partiti cercavano un successore per Giorgio Napolitano, nel 2015, stoppò chiaramente i rumors che lo indicavano con una frase che purtroppo non è stata profetica: «Non voglio essere un politico». Oggi quella frase non la direbbe più. Anche perché, spiega il quotidiano, con la sua strategia del silenzio Draghi si è tramutato completamente in un politico. E non ha abbandonato il piano iniziale. Cioè quello di andare al Colle lasciando Palazzo Chigi in eredità a un governo-bis che agisca in continuità con il suo. Con la sponda di Enrico Letta, il quale oggi in una serie di interviste propone di eleggere il presidente della Repubblica «prima della quarta votazione», ovvero quando il quorum è più alto e serve un accordo ampio tra le forze politiche.

Draghi, il governo bis e le alternative per il Quirinale

Un accordo così ampio, però, può arrivare solo con una personalità come la sua. Oppure, come ipotizza oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica, Draghi potrebbe restare a Palazzo Chigi per un altro anno. Concludendo così la legislatura e senza portare l’Italia al voto dal Quirinale nel 2022. In questo caso non è un mistero che potrebbe tornare d’attualità la rielezione di Sergio Mattarella. Magari con la stessa formula di Napolitano. E in attesa di una carica politica ancora più prestigiosa, come la presidenza della Commissione Europea. Ma questo è per ora soltanto un piano B. Il piano A prevede invece ancora il governo bis. Per la guida del quale però ancora non ci sono ipotesi credibili.

Come abbiamo raccontato, nelle scorse settimane a chiamarsi fuori, a sorpresa, è stato proprio quel Daniele Franco che in molti vedevano come il naturale successore del premier. Per l’antica amicizia che li lega e per la competenza indiscussa in economia. E allora spazio a Marta Cartabia. Che non a caso da ex presidente della Corte Costituzionale e grazie all’ottimo rapporto con Mattarella è un nome spendibile anche per il Quirinale. E diventerebbe la prima donna a ricoprire uno dei due ruoli in Italia. Il quotidiano spiega che proprio per questo sono arrivate le prime picconate al governo Draghi. Che potrebbero diventare un’arma a doppio taglio, visto che il caos potrebbe spingere il premier al Quirinale. Anche se la Lega non vuole. E lo ha detto esplicitamente.

Il lodo Moratti

Intanto però Il Messaggero fa sapere che per la Lega il nome di Letizia Moratti è spendibile in caso di caduta della candidatura di Berlusconi. Lei si è sfilata dopo che era trapelata la notizia del suo incontro con Giorgia Meloni. La quale ha tenuto a far sapere a tutti che nel colloquio con l’assessora al Welfare di Regione Lombardia non avevano parlato di Quirinale. Eppure oggi il suo nome circola negli ambienti del Carroccio. Moratti è donna e sarebbe la prima al Quirinale. È di Forza Italia, quindi dovrebbe essere apprezzata anche dal candidato detronizzato. Il quale avrebbe di certo pochi argomenti per dire di no. E, fa sapere il quotidiano, aveva anche un padre partigiano.

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