Kiev: «La Russia ha disseminato 500 mine nel Mar Nero». Putin: «La crisi del grano? Contro di noi accuse infondate»

Il presidente russo: «L’Ucraina deve sminare i porti il prima possibile così da consentire il passaggio delle navi»

Il portavoce dell’amministrazione militare regionale di Odessa, Sergey Bratchuk, ha denunciato che «la Russia ha disseminato nel Mar Nero tra le 400 e le 500 vecchie mine sovietiche, che vengono strappate dalle ancore quando il mare è agitato e vanno alla deriva, rendendo impossibile l’esportazione di merci dai porti ucraini». Una risposta che arriva all’indomani della telefonata tra il premier italiano Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin in cui quest’ultimo avrebbe dato la colpa della crisi alimentare in corso ai “porti minati” dagli ucraini. «Bloccando i porti ucraini, Mosca ha innescato una crisi alimentare mondiale», ha continuato Bratchuk, sottolineando come la Russia utilizzi Kiev come «alibi informativo». Lo riporta la Bbc. I porti ucraini del Mar Nero sono stati bloccati dall’inizio della guerra il 24 febbraio, sospendendo le esportazioni di grano, acciaio e altre materie prime essenziali. Secondo alcuni funzionari di Kiev 20 milioni di tonnellate di grano risultano essere bloccate nel Paese. Al contempo, l’Onu ha lanciato l’allarme di possibili carestie di lunga durata per i Paesi più poveri del mondo, qualora non dovessero ripartire le esportazioni di grano dall’Ucraina, riportandole a livelli pre-bellici.


La telefonata Draghi – Putin per sbloccare il grano

Dopo il colloquio telefonico di ieri, 27 maggio, del presidente Draghi con il presidente russo Putin, il premier italiano ha spiegato che «lo scopo della telefonata era chiedere se si potesse far qualcosa per sbloccare il grano che oggi è nei depositi in Ucraina, perché la crisi alimentare che si sta avvicinando, e in alcuni paesi africani è già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili». Secondo quanto riferito dal Cremlino, Putin ha anche dichiarato che Mosca è pronta ad aiutare a risolvere la crisi alimentare in cambio della revoca delle sanzioni, ribadendo che se i negoziati sono sospesi è colpa di Kiev, aggiungendo che «la situazione è peggiorata anche a causa delle restrizioni anti-russe imposte da Stati Uniti e Unione Europea».


Il premier si è mostrato non propriamente ottimista sulla possibilità di far ripartire le esportazioni di grano, ma ha avvisato: «Non è detto che la proposta sul grano vada a buon termine». È sul piano bellico che Draghi ha detto di non vedere «spiragli di pace». Parole che sembrano confermate dagli ultimi aggiornamenti dal fronte. Nel colloquio con il cancelliere austriaco Karl Nehammer, Vladimir Putin ha detto che l’Ucraina deve sminare i porti il prima possibile per consentire il passaggio delle navi. Lo rende noto il Cremlino, come riporta la Tass. Il presidente russo, poi, ha spiegato che i tentativi di incolpare la Russia per i problemi con le forniture alimentari sarebbero «infondati».

La situazione nel Donbass

Intanto il sindaco della città di Severodonetsk, nella regione ucraina del Donbass, Oleksandr Stryuk, citato dalla Bbc, ha dichiarato che «sin dall’inizio della guerra sono rimaste uccise 1.500 persone a Severodonetsk». «Sulla città vanno avanti bombardamenti continui – ha proseguito Stryuk -, il 60% del patrimonio abitativo è distrutto e il 90% degli edifici necessitano ormai di riparazioni importanti». Al contempo, il presidente ucraino Zelensky accusa Mosca di «genocidio» nel Donbass, mentre le forze filorusse hanno dichiarano di aver raggiunto «il pieno controllo» della città di Lyman.

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