Comunali e referendum, polemica sui registri elettorali rosa e blu: «Discriminano le persone trans»

Il Partito Gay chiede alla ministra Lamorgese di porre fine ai libretti colorati e alle file divise per genere

A un giorno di distanza dal partecipatissimo Pride di Roma, riprendono le denunce di discriminazione da parte della comunità Lgbtq+. Nel mirino, gli elenchi del Viminale per votare alle elezioni comunali e per il referendum di oggi, domenica 12 giugno: «Gli elenchi in rosa e in blu del ministero degli Interni che regolano l’accesso ai seggi non tengono conto della complessità delle persone trans», afferma Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay. La ragione è che, spiega, «migliaia di persone aventi diritto al voto in questo momento in Italia non sono in possesso di documenti conformi alla propria identità». Inoltre, prosegue, la pubblicazione degli elenchi in rosa ed in blu porrebbero l’attenzione su un «grande tema» che era stato sollevato anche per le scorse elezioni: «Costringere le persone trans e non binarie a fare coming out in ambienti non idonei, esponendole di fatto alla possibilità di diventare un facile bersaglio di violenza e discriminazione per la propria identità di genere». La loro richiesta, indirizzata alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, è dunque quella di emanare una circolare con l’obiettivo non solo di porre fine ai libretti in rosa per le donne e in azzurro per gli uomini, ma anche di fare in modo che le code si formino in base «all’ordine alfabetico e non [siano] divise per genere (maschio femmina), per poter regolamentare le file ai seggi in forma più rispettosa e permettere a tutti e tutte le persone trans di esprimere il proprio voto». Anche perché, conclude Marrazzo, parliamo di una fetta di elettorato non proprio trascurabile: «Una popolazione tra le 100 e le 200 mila persone coinvolte, che anche a queste elezioni non parteciperanno in gran parte».


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