Il governo Meloni e il problema Salvini: «Non lo vogliamo, è amico di Putin»

In Fratelli d’Italia c’è maretta sul leader della Lega. E allora c’è l’ipotesi vicepremier

Il governo di Giorgia Meloni non è ancora nato ma ha già un problema. E quel problema si chiama Matteo Salvini. Il leader della Lega ha ricevuto ieri l’ok del Consiglio federale a un suo ruolo nel prossimo esecutivo di centrodestra. Ma all’interno di Fratelli d’Italia c’è maretta. La presenza del Capitano, è la tesi dei falchi, è troppo ingombrante. A causa dei suoi rapporti con Vladimir Putin. «Deve restare fuori», è il messaggio mandato alla nuova premier in pectore. Il tutto accade mentre lei risponde alle congratulazioni di Zelensky con un significativo «puoi contare su di noi». E mentre nel totoministri che impazza si fa strada un’ipotesi già percorsa all’interno della scorsa legislatura. Quella dei due vicepremier. Uno di Forza Italia (ovvero Antonio Tajani). E uno della Lega. Potrebbe essere questo il posto del Capitano?


«Deve restare fuori»

È La Stampa che oggi registra i maldipancia di FdI sul nome di Salvini. Secondo il retroscena i falchi atlantisti del partito di Giorgia si sono legati al dito la presenza del Capitano nel governo. «Come ci si può presentare a Washington con un ministro di peso che voleva farsi comprare i voli per Mosca dall’ambasciata russa?», è il refrain che si sente dire. Per questo Salvini «deve restare fuori» dall’esecutivo. Lui però per ora non ci sente. Vuole tornare al ministero dell’Interno. E candida Giulia Bongiorno alla Giustizia. E allora ecco l’ipotesi, ventilata anche dal Corriere della Sera, dei due vicepremier. Come all’epoca del Conte I, anche se la carica non ha portato tanta fortuna né a Salvini nell’altro (Di Maio, oggi fuori dal Parlamento). Dall’altra parte della barricata c’è da registrare l’addio a Giancarlo Giorgetti. Secondo le indiscrezioni dei quotidiani il suo nome compariva nella lista di possibili ministri di FdI, ma non in quella della Lega. Il ministro amico di Draghi pare destinato ad essere il primo a pagare per la sconfitta elettorale. D’altro canto è lui ad aver spinto più di tutti Salvini a entrare nel governo. Nel prossimo intanto si prefigurano almeno due ministri tecnici. Uno potrebbe essere Fabio Panetta se accettasse di rinunciare a Bankitalia. Per lui pronto il ministero dell’Economia. In alternativa c’è Domenico Siniscalco. L’altro potrebbe essere l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato. Che potrebbe arrivare allo Sviluppo Economico.


Il totonomi

Il totonomi non si ferma qui. Elisabetta Belloni e l’ambasciatore Stefano Pontecorvo sono in pole per il ministero degli Esteri. Per il lavoro c’è Luca Ricolfi. All’interno, al posto di Salvini, c’è il prefetto di Roma Matteo Piantedosi e Giuseppe Pecoraro, eletto con FdI. Per la Farnesina però continua ad avere quotazioni alte anche l’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata. Anche lui eletto nelle file di FdI. Dall’Europarlamento potrebbe traslocare Raffaele Fitto. Per lui, in quota FdI, ci sarebbe il dicastero degli Affari Europei. La casella della Difesa invece potrebbe andare al numero due azzurro nel caso Tajani non andasse in porto l’operazione ministero degli Esteri. Uno schema che cambierebbe totalmente nel caso il coordinatore azzurro venisse indicato come presidente della Camera. In quota Fi ci sarebbero sempre Anna Maria Bernini, l’ex presidente del Senato Elisabetta Casellati e Licia Ronzulli. Che potrebbe andare al ministero dell’Istruzione. Mentre l’ex Fi Lucio Malan ora nelle file di FdI sarebbe in pole per i Rapporti con il Parlamento.

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