Roberto Maroni, la malattia e la Lega oltre Salvini: «Ci vuole un moderato alla guida»

L’ex ministro dell’interno leghista critica il Capitano e vuole una svolta federalista nel Carroccio

L’ex ministro degli Interni leghista Roberto Maroni parla oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera del suo partito e della sua vita. Il suo esordio nel colloquio con Marco Ascione riguarda il totoministri del governo Meloni: «Al Viminale deve andare un prefetto, non certo Matteo Salvini. Io vorrei che il prefetto fosse Matteo Piantedosi, perché è un uomo di valore, è stato capo di gabinetto della ministra Lamorgese e ha passato indenne tutte le indagini della magistratura». Poi dice che alla Lega serve un congresso e un nuovo segretario: «Io non faccio nomi, però il suo profilo ce l’ho ben chiaro: deve essere quello di un moderato, competente e con grande passione. E poi deve stare alla larga da ogni cerchio magico e ascoltare di più i veri militanti». Tra Giorgetti, Zaia e Fedriga sceglie «tutti e tre, perché sono competenti. Hanno dimostrato di essere capaci nella gestione dei problemi al ministero e sul territorio. E poi pensano prima al fare che al comunicare». Mentre al Capitano consiglia di leggere «un libro di Miglio, “Come cambiare”. Le mie riforme per la nuova Italia, perché Miglio è stato il padre del federalismo e non solo». Infine, due parole sulla malattia che l’ha colpito: «È una cosa che non trascuro, facendo tutte le cure necessarie. Ho capito che tra le cose importanti non c’è la politica con la “p” minuscola. Con alcuni militanti ho davvero un rapporto intenso. Sono anche iscritto alla chat della sezione di Varese e questo mi aiuta a restare aggiornato sulle scelte dei consiglieri comunali, visto che siamo all’opposizione».


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