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Usa, gli ultra-trumpiani riescono nell’impresa: McCarthy non eletto Speaker della Camera

03 Gennaio 2023 - 19:47 Serena Danna
Non succedeva da 100 anni che un presidente della Camera non venisse eletto al primo round. Elezione fallita anche al secondo e terzo voto

Fumata nera per il successore di Nancy Pelosi alla Camera nel giorno dell’insediamento del nuovo Congresso americano. Per la prima volta dopo 100 anni lo Speaker non viene eletto al primo voto. Il successore in pectore di Pelosi, l’ex leader di minoranza del partito repubblicano alla Camera Kevin McCarthy, non ha ottenuto infatti i 218 voti necessari per l’elezione al primo round. Il precedente risale al 1923, quando il repubblicano Frederick Gillett fu rieletto solo al nono scrutinio. A pesare sull’esito del voto è stata certo l’esigua maggioranza – 222 voti contro i 212 del partito democratico -, ma anche la spaccatura all’interno del partito repubblicano, dove gli esponenti più radicali, molto vicini a Donald Trump, si sono opposti fin dall’inizio all’elezione di McCarthy, 57 anni, accusato di essere “troppo poco trumpiano”. Una definizione che non trova fondamento nella biografia del politico californiano, eletto otto volte di fila al Congresso, e sostenitore della prima ora dell’ex presidente Trump e delle sue politiche. L’unico momento critico riguarda lo spartiacque democratico dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021: allora McCarthy – come tutti i leader conservatori più d’esperienza del Congresso – aveva criticato l’ex presidente, definendo il suo comportamento “totalmente sbagliato”. Salvo poi ricucire con un paio di trasferte a Mar-a-Lago. Neanche l’endorsement dell’amico ritrovato è bastato però a convincere l’ala più radicale del partito. Dopo giorni di trattative estenuanti il leader californiano ha provato durante una riunione last minute a convincerli promettendo ascolto e impegno sui temi più cari agli estremisti. Niente da fare: «Pensano a loro stessi e non al Paese», ha detto McCarthy ai giornalisti all’uscita dell’incontro. A rivelare alcuni nomi dei fieri oppositori del leader di minoranza – battezzati i Never-Kevin – era stata già in mattinata la deputata complottista della Georgia Marjorie Taylor Green, che aveva ringraziato pubblicamente Lauren Boebert, Matt Gaetz e Scott Perry per la schiena dritta.

A Congresso insediato, spiccava la vicinanza di Boebert e Perry ad altri due oppositori di McCarthy: Chip Roy e Ralph Norman. Tutti sono rimasti immobili durante la standing ovation per la candidatura ufficiale dell’ex leader repubblicano. Da lì a poco, la chiamata nominale ha mostrato rapidamente la realtà dei numeri: alla fine della prima votazione McCarthy ha raccolto solo 203 voti, mentre 10 sono andati al suo rivale di partito Andy Biggs. Stesso esito anche per la seconda e terza votazione: il candidato non ha ottenuto il numero di voti sufficienti per l’elezione. Si ricomincia mercoledì alle 18.

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