La teoria del complotto della donazione di sangue permessa ai No vax senza controlli

Avis informa che non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino la trasmissione del coronavirus attraverso le trasfusioni

In rete sta circolando una immagine riportante un testo molto critico sul fatto che le persone non vaccinate contro il virus SARS-CoV-2, “private di tutti i diritti”, possano però donare il sangue, senza alcun documento o test che ne verifichi la negatività/sicurezza, «sebbene il sangue sia il più potente veicolo di infezione». Come vedremo a breve, quest’ultima affermazione non è assolutamente vera.

Per chi ha fretta

  • Non viene effettivamente richiesto un Green Pass o un tampone negativo, ma qualora si avessero sintomi anche non correlabili alla Covid-19 il donatore è invitato a posticipare la donazione.
  • Il Ministero della Salute ha pubblicato delle risposte su come ci si deve comportare in caso di positività o in caso di contatti con positivi, invitando al rinvio della donazione per il tempo stabilito a seconda dei casi.
  • Il sangue donato viene sottoposto a controlli per la rilevazione di potenziali agenti patogeni che possono essere trasmessi per via ematica.
  • Non vi sono casi riportati di malattie respiratorie veicolate dalla trasfusione di sangue, tantomeno per SARS-CoV-2.

Analisi

L’origine di questa immagine è incerta per via della sua ampia diffusione sui social. Quello che rappresenta sembra una contraddizione nel modo con cui le istituzioni stanno operando per consentire il normale svolgimento delle attività in una situazione come l’attuale pandemia e per come è stata riportata può facilmente mettere in dubbio la situazione agli occhi del pubblico.

I “no-vax” cui è stato tolto ogni più elementare diritto, possono donare il sangue, il più potente veicolo di infezione. Senza il Green pass. E senza fare il tampone. Dovrebbe bastare questo, per farvi aprire gli occhi, idioti!

Non è la prima volta che la donazione del sangue è stata al centro di polemiche e disinformazione sul tema della pandemia, come ad esempio l’annuncio che richiedeva il sangue di persone non vaccinate perché ritenuto più sicuro e che trattammo già in questo articolo del 10 giugno 2022. In questo caso, il punto cardine risiede sul fatto che il sangue sarebbe “il più potente veicolo di infezione” secondo colui che ha originato questa immagine, ma come potremmo vedere non c’è nulla a sostegno di questa tesi.

Una versione dell’immagine con il testo attribuito di recente ad Alessandro Meluzzi.

Le indicazioni del Ministero della Salute

Sul sito del Ministero della Salute sono riportate delle risposte alle domande più frequenti sul tema donazione del sangue durante la pandemia, aggiornate al 13 Gennaio 2022. Come viene specificato, il donatore deve essere in buona salute e dunque “anche un semplice raffreddore o mal di gola, senza alcun collegamento al Coronavirus, sarebbe causa di esclusione temporanea.” Seguono poi le indicazioni nel caso di positività o di contatti stretti con soggetti positivi:

  • Nel caso si risulti positivi, occorrerà aspettare 14 giorni dalla risoluzione dei sintomi (tranne la perdita di gusto e olfatto che possono protrarsi più a lungo) o dopo un test molecolare o antigenico negativo;
  • In caso di contatti stretti con un soggetto confermato positivo alla Covid-19 o dopo essere tornato da un viaggio all’estero si potrà donare il sangue solo dopo aver assolto le misure di sicurezza previste, come il periodo di quarantena obbligatoria o l’esito negativo dei tamponi molecolari o antigenici.

Alla domanda “Serve un Green Pass per donare il sangue?”, il Ministero riporta infine come risposta la non obbligatorietà del documento in questione, purché vengano rispettate le misure di prevenzione indicate dal sito e dalla struttura ospedaliera.

I controlli

Il sangue che viene donato negli ospedali o in altre strutture adibite a questo scopo non viene solamente raccolto e messo in frigo, ma viene sottoposto anche ad una accurata analisi delle sue componenti per rilevare possibili problematiche di compatibilità o anche la presenza di contaminazioni. Come riportato sul sito dell’ISS, la normativa nazionale che regola la sicurezza del sangue e degli emoderivati per la trasfusione è la Legge n. 219/2005 che stabilisce l’esecuzione di controlli virologici, microbiologici e immunologici effettuati in laboratori accreditati.

Le analisi effettuate riguardano l’individuazione di anticorpi ed antigeni per virus responsabili dell’AIDS, delle epatiti B, C e del batterio della Sifilide. Tuttavia, non ci sono test o protocolli di analisi per l’individuazione del virus SARS-CoV-2 per il semplice fatto che si tratta di una malattia respiratoria che si diffonde per mezzo delle “droplets”, le goccioline di saliva che emettiamo tossendo o starnutendo, e il virus in questione attacca delle strutture ben specifiche che ritroviamo a livello degli alveoli polmonari, ma non nel sangue nel quale non riesce a duplicarsi. In quest’ultimo, infatti, sono stati ritrovati per lo più frammenti virali o di RNA del virus, ma come vedremo a breve non ci sono stati casi riportati in questi ultimi 2-3 anni di contagi tramite la trasfusione di sangue infetto.

Il recettore ACE2

Perché il virus possa manifestare la malattia deve essere in grado di infettare le cellule e per farlo deve ricorrere ad una via di ingresso. In questo caso, il virus sfrutta le funzioni della proteina ACE2 per entrare e rilasciare il suo RNA affinché la cellula provveda alla duplicazione dell’informazione e alla realizzazione dei capsidi, con rilascio di nuove unità di virus dalla cellula.

Come possiamo consultare dal sito The Human Protein Atlas, l’ACE2 viene prodotta ed esposta dalle cellule dei tessuti come quello intestinale, in alcune regioni dei reni, dei polmoni e poche altre. Va detto, però, che non tutte queste sono a diretto contatto con i vasi sanguigni e la possibilità che il virus nel sangue possa infettare anche queste strutture è piuttosto basso ed è conseguenza degli effetti diretti della preesistente infezione o per effetti indiretti come le complicanze della risposta immunitaria ed altri fenomeni, come riportato nell’articolo del frontiers di Giugno del 2022.

Casi riportati

La preoccupazione che la pratica della donazione del sangue potesse essere un ulteriore mezzo per la diffusione del virus non è recente, ma era già presente dal 2020 come dimostra la lettera alla rivista “blood“. Gli autori riportano l’effettiva presenza di RNA virale nel sangue dei donatori asintomatici, ma nessun nuovo caso legato a questa pratica. Come sottolineano nelle conclusioni, benché non sia stata osservata, non era da escludere a priori.

Il mese successivo, sulla rivista Journal of Infection and Public Healt venne pubblicato un caso di trasfusione di piastrine da un donatore positivo. Il paziente che ha ricevuto la trasfusione era affetto da anemia aplastica e la positività del donatore è stata accertata solo il giorno dopo l’inizio del trattamento. Vennero condotte delle analisi molecolari alle piastrine per valutare la presenza del virus, dando esito negativo e vennero eseguiti tre test con tampone molecolare anche al paziente, dando sempre esito negativo. Gli autori conclusero l’importanza della possibilità di trasmissione per via ematica.

Facendo un salto di circa due anni, nei primi mesi del 2022 venne pubblicato sulla rivista Hematology, Transfusion and Cell Therapy un ulteriore caso dove due pazienti avevano ricevuto del sangue da un donatore positivo e, sebbene le analisi molecolari del sangue risultassero positivi, entrambi non hanno sviluppato la malattia.

In tutti i casi simili, nessuno di questi ha evidenziato una possibile via di trasmissione del virus per via ematica e come evidenziato in questa meta-analisi pubblicata ad Aprile del 2022 sulla rivista Transfusion Medicine and Hemotherapy non ci sono prove che SARS-CoV-2 possa trasmettersi attraverso la donazione del sangue e gli autori sottolineano come sia diventata più preoccupante la scarsità delle riserve di sangue.

Avis informa (fin dal 2021) che non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino la trasmissione del coronavirus attraverso le trasfusioni.

Conclusioni

Sebbene la preoccupazione della diffusione del virus sia legittima, non è stato registrato un singolo caso di manifestazione della malattia a seguito della donazione di sangue proveniente da individui positivi. Nei casi di rilevamento di RNA virale nel sangue quest’ultimo era presente in valori molto bassi, al punto tale da non vedere alcuna preoccupazione.

Sebbene ci siano stati casi di presenza di particelle virali di SARS-CoV-2 nel sangue donato da individui positivi, quest’ultimo non sembra essere in grado di infettare e duplicarsi negli alveoli o in altri distretti dell’organismo. Questi ultimi, inoltre, verrebbero attaccati principalmente in caso di aggravamenti legati ad una condizione di infezione preesistente.

Infine, donare il sangue e chiunque volesse farlo può consultare le procedure e le istruzioni dal sito ospedaliero o AVIS più vicino al proprio domicilio.

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