Beppe Fiorello sui diritti Lgbtq+: «Essere genitori vuol dire sapere amare, non certo essere uomo o donna»

L’attore debutta al cinema domani, 23 marzo, nei panni di regista: ha diretto «Stranizza d’amuri», che racconta il duplice delitto di Giarre

L’unica cosa che conta, a detta di Beppe Fiorello, è «la libertà di amarsi ed essere amati». Queste sono le parole con cui esordisce in un’intervista rilasciata a La Stampa, in cui commenta il tema delle famiglie arcobaleno. «Ci sono persone che chiedono di voler bene a bambini che hanno bisogno di un nucleo familiare e di protezione. Penso che questa discriminazione sulle famiglie omogenitoriali, sui figli di coppie gay, sia una cosa che deve rientrare il prima possibile, si sta parlando della vita dei bambini», afferma Fiorello. Il cui parere sull’argomento non si è formato in maniera improvvisa: l’attore infatti debutta dietro la macchina da presa con il film Stranizza d’amuri (dal 23 marzo nei cinema), in cui racconta la storia del duplice delitto di Giarre.


Una storia attuale

Ovvero il caso di cronaca nera risalente al 31 ottobre 1980, quando Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola vennero trovati uccisi da un colpo di pistola alla testa, «colpevoli» di essersi innamorati l’uno dell’altro. Una storia a suo avviso drammaticamente attuale: «Ci sono persone, e non solo nell’estremo Sud, ma in tutto il Paese, convinte che l’esorcismo sia utile e debba essere tuttora praticato – afferma Fiorello -. Questa cosa mi spaventa, mi preoccupa. Ed è qui che dobbiamo fare domande alla Chiesa». Che tipo di domande? «Dobbiamo chiedere come sia possibile che si dia ancora disponibilità di ascolto a genitori convinti che il loro figlio abbia il diavolo in corpo. Come è possibile che nessuno dica a queste persone che non si tratta di diavolo, ma di amore? C’è chi, al contrario, procede con l’idea che gli esorcismi siano utili e, ripeto, non parlo di fantasie di sceneggiatori. La Chiesa non può dare disponibilità a visioni di questo tipo». In questo senso, esprime fiducia nei confronti di Papa Francesco, la cui apertura «è una fonte di luce»: «Mi auguro che ogni giorno diventi più concreta, che le sue parole e le sue idee diventino atti e proposte concrete. Il solo fatto che un Papa si debba esporre per convincere l’umanità che l’omosessualità è amore, che due persone dello stesso sesso che si amano non deve essere un problema, è preoccupante».


Il dibattito in corso

Il delitto di Giarre portò alla nascita di Arcigay, associazione nata per tutelare i diritti Lgbtq+ in Italia. Diritti sui quali negli ultimi tempi si sta discutendo molto, soprattutto dopo lo stop richiesto dal prefetto di Milano, Renato Saccone (su impulso del ministero dell’Interno), alla trascrizione degli atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali. «Forse l’Italia non è mai andata avanti, o è ferma su se stessa. E’ convinta di essere andata avanti e ora sta scivolando indietro. Credo ci siano stati sprazzi di evoluzione, subito inibiti, contestati. Gran parte del Paese è ancora ferma, immobile», commenta Fiorello. E al deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli che aveva parlato di figli non biologici «spacciati come propri», Fiorello risponde: «Il termine mi ha colpito molto. Le parole hanno un peso, penso che ognuno debba dire la propria idea, sono per la libertà di espressione, non possiamo ascoltare solo una parte. Se uno non è d’accordo de ve dire la sua opinione, ma deve farlo attraverso la gentilezza, l’educazione e il dibattito civile. E poi bisogna trovare un punto d’accordo». Anche se, su quale sia questo punto d’accordo, ritiene che ci sia poco da discutere: «Lo sappiamo tutti, essere genitori vuol dire saper amare, non certo essere uomo o essere donna. Ci sono decine e decine di casi di famiglie cosiddette normali che hanno fatto cose tremende ai figli. Famiglie che hanno dato il cattivo esempio, dove ci sono state violenze, dove si è generato l’odio, dove i figli non sono stati accettati. I discorsi di questi giorni non hanno senso».

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