Meloni al comizio di Brescia fa quadrato: «Fiera di Salvini e Berlusconi. Riforme? Non le vuole chi ha governato con giochi di palazzo» – Il video

«Non è una vita facile quella che facciamo – dice la premier alla chiusura della campagna elettorale – Sono stanchissima, non leggo più niente: ogni volta capisco che è meglio non farlo»

Sale sul palco del Gran Teatro Morato, a Brescia, tra i cori «Giorgia, Giorgia». All’inizio cerca l’empatia del pubblico – 1.500 persone dicono gli organizzatori -, parlando della stanchezza e delle difficoltà personali che scaturiscono dall’incarico di presidente del Consiglio. «Non è un lavoro facile quello che stiamo facendo, non è una vita facile quella che facciamo. Confesso che sono stanchissima: sono passati sei mesi, sembrano vita sospesa. Ormai non leggo quasi niente, ogni volta che leggo la rassegna stampa capisco che è meglio non farlo. Per me tornare in mezzo alla gente vale più di qualsiasi cosa. Il vostro giudizio è l’unico giudizio che mi interessa, oltre a quello della mia coscienza». Chiede meno applausi perché il tempo del suo intervento stringe. Poi, Giorgia Meloni entra nel vivo dell’intervento di chiusura della campagna elettorale del centrodestra per le elezioni comunali del 14 e 15 maggio: «Ragazzi, ho 10 minuti. È bello tornare qui, vedere quest’entusiasmo che mi ripaga e ci ripaga di ogni sacrificio fatto. È bello farlo insieme, con una coalizione di cui vado fiera, con ministri e un governo di cui vado fiera, con Matteo Salvini di cui vado fiera, con Silvio Berlusconi di cui vado fierissima, perché è un leone e gli mando un abbraccio».


Dedica alla città di Brescia solo la parte finale del comizio. Prima, la leader di Fratelli d’Italia parla di politica nazionale ed estera, rivendicando il fatto che «l’Italia è la Nazione che crescerà di più in Europa, non accadeva da decenni». Nazione, termine preferito da Meloni per riferirsi all’Italia, «che è stata mortificata dalla politica per anni. Abbiamo scelto di essere un governo al fianco di imprese, lavoratori, famiglie, un governo per la natalità, che in politica estera non si inchina a nessuno». Pesca la polemica relativa alla convocazione del Consiglio dei ministri il primo maggio: «Abbiamo fatto una legge sul lavoro nel giorno della Festa dei lavoratori. Qualcuno si è risentito dicendo “proprio il primo maggio lo dovete fare? E perché non lo avete fatto il 25 dicembre?”. Perché non avevamo leggi da fare su Gesù».


Ironia e slogan a parte, il capo del governo assicura di voler andare avanti sulla riforma costituzionale che, si deduce dalle sue parole e anche di Salvini, che è intervenuto prima di lei, pare aver abbandonato la strada del presidenzialismo. Piuttosto, l’intenzione sembra quella di modificare le modalità di elezioni e i poteri del premier e del suo governo: «Vi diranno che non è una priorità ma non vi fate prendere in giro, perché ve lo diranno quelli che sono stati al potere con i giochi di palazzo. Hanno paura che possano decidere i cittadini, ma è esattamente quello che faremo, perché vogliamo governi stabili e scelti dai cittadini. È una riforma economicamente importante, perché aver avuto governi che in media duravano un anno e mezzo significa non aver mai fatto scelte di lungo periodo».

«Vogliamo governi scelti dai cittadini per realizzare una visione e cinque anni per realizzarla, è la cosa che rimetterà l’Italia esattamente nella posizione che merita. Se il Parlamento non vorrà approvare con i numeri che servono una riforma di questo tipo, sarà ai cittadini che lo chiederemo direttamente con il referendum». Meloni si prende ancora qualche minuto prima di lasciare la parola al candidato sindaco del centrodestra, Fabio Rolfi. «O questa Nazione la cambiamo davvero o non c’è bisogno che stiamo al governo come hanno fatto tutti gli altri. Quando sono diventata premier, un giornalista autorevole mi ha detto “questa cosa non poteva succedere”, ma noi abbiamo dimostrato che le cose le decide il popolo». E conclude: «Domenica e lunedì si vota a Brescia, una città che queste cose le capisce molto bene, una città operosa, di imprenditori, famiglie, qui c’è qualcosa di più che si può fare, costruire una filiera, governo nazionale, regionale e amministrazione comunale, remare tutti nella stessa direzione: dove siamo riusciti sono arrivati risultati potentissimi».

Leggi anche: