Il bonus carburante o lo sconto sulla benzina: il dilemma del governo Meloni

L’esecutivo vuole intervenire sul prezzo. Ma non ci sono soldi. L’idea dell’Upb

Un bonus carburante per i meno abbienti. Oppure uno sconto sul prezzo. Che costerebbe un miliardo alle casse dello Stato. Sono queste le due vie del governo per rispondere agli aumenti dei prezzi della benzina. Ma senza toccare le accise. Perché la misura avrebbe un costo troppo alto. Il governo Meloni non farà come Mario Draghi. Il cui intervento sulle accise nel 2022 costò 9 miliardi di euro. L’esecutivo successivo lo prorogò soltanto fino a dicembre. Riducendo però lo sconto a 18 centesimi dai 30,5 di partenza. Proprio perché c’era la necessità di dirottare le risorse su altri capitoli di spesa. Come il taglio delle tasse. Che dovrebbe essere più ampio nella prossima legge di bilancio. Anche se uno degli effetti negativi dell’aumento dei prezzi dei carburanti è l’impatto che questo avrà anche sugli altri beni. Perché in Italia l’88% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada.


L’aumento dei prezzi a cascata

E l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori. A parlare del possibile nuovo intervento sul prezzo della benzina è oggi La Stampa. Che rimarca come mettere mano al prezzo della benzina oggi rischia di sconfessare Adolfo Urso. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha ammesso che senza le accise avremmo il costo del prezzo del carburante più basso d’Europa. Ma la frase è suonata come un boomerang. Mentre Assoutenti ha calcolato che i maggiori introiti per lo Stato ammonteranno a 2,2 miliardi. E il Codacons ha annunciato un esposto per aggiotaggio nei confronti dei benzinai. I quali però spiegano che gli aumenti non riguardano loro responsabilità. Intanto la legge che obbliga i benzinai ad esporre i prezzi medi non sta funzionando. Il primo gennaio 2023 il prezzo medio della benzina al self service (il più basso, teoricamente) era di 1,732 euro al litro.


L’app per i consumatori

Mentre l’app che avrebbe dovuto indicare ai consumatori i benzinai meno cari è rimasta lettera morta. Nel governo l’intenzione di rivedere il meccanismo delle accise c’è. Ne hanno parlato in campagna elettorale sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini. Ma sembra difficile, se non impossibile, trovare i fondi necessari a muoversi. E quindi sul piatto non resta che replicare il provvedimento di Draghi. Magari con un taglio minore. Mentre l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha misurato l’impatto redistributivo delle principali misure per combattere il caro carburanti nel 2022. E ha scoperto che la maggior parte delle risorse è andata alle famiglie con redditi più alti. Perché hanno automobili più potenti. Perciò l’Upb ha proposto «un diverso mix di politiche di sostegno, a parità di risorse impegnate».

Lo sconto o il bonus

Per esempio, la nota flash dell’Authority sui conti pubblici diffusa a fine settembre dello scorso anno, spiegava che «se si riducesse di circa il 50% lo sconto sulle accise sui carburanti e si utilizzassero le risorse così liberate per trasferimenti compensativi, l’aggravio di spesa a carico del primo decile (i più poveri, ndr) si ridurrebbe di 0,6, 0,9 o 1,3 punti, a seconda che la compensazione monetaria fosse erogata con modalità analoghe al bonus 200 euro, al bonus 150 euro o ai nuovi bonus sociali». Sarebbe, spiega il quotidiano, una sorta di “bonus benzina” studiato per le famiglie con redditi più bassi. Un intervento efficiente per contrastare i rialzi dei carburanti andando ad aiutare chi soffre di più i rincari.

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