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Israele, continua l’offensiva sulla Striscia. Onu: «Il raid a Jabalia potrebbe costituire un crimine di guerra». Aperto il valico di Rafah, Tajani: «Usciti i primi quattro italiani»

01 Novembre 2023 - 20:59 Redazione
Continuano gli attacchi nel nord della Striscia. Tajani sui nostri connazionali usciti: «Stanno bene»

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha affermato che il bombardamento da parte di Israele del campo profughi palestinese a Jabalia, nella Striscia di Gaza, rischia di esser inquadrato come un crimine di guerra. «Dato l’elevato numero di vittime civili e l’entità della distruzione a seguito degli attacchi aerei israeliani sul campo profughi di Jabalia, temiamo seriamente che si tratti di attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra», ha scritto l’agenzia Onu su X.

Intanto oggi almeno 320 persone con passaporto straniero, secondo le forze di sicurezza israeliane, sono uscite dalla Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah e hanno raggiunto l’Egitto. Tra queste, anche quattro italiani, come confermato da Antonio Tajani.« Ho appena parlato con i primi 4 italiani usciti dalla Striscia di Gaza», ha annunciato il ministro degli Esteri, «sono stanchi ma in buone condizioni ,assistiti dal console d’Italia al Cairo.Continuiamo a lavorare per far uscire tutti gli altri». Per la prima volta, il valico è stato aperto non solo in entrata per ambulanze e mezzi umanitari, ma anche in uscita. Secondo altre fonti, sono circa 500 le persone che lo hanno potuto attraversare in direzione Egitto: sono per la maggior parte cittadini internazionali e persone con doppia cittadinanza, oltre a palestinesi in gravi condizioni di salute, che saranno curati negli ospedali egiziani. Nel frattempo, le truppe israeliane stringono Gaza City su tre lati: nord, centro e sud. Lo ha reso noto la radio pubblica Kan, sottolineando come l’accerchiamento faccia parte della politica di approfondimento dell’offensiva di terra sulla Striscia. L’Idf, ha ribadito l’emittente, è impegnato nella ricerca di postazioni di Hamas e nelle neutralizzazione dei suoi miliziani. Le sirene di allarme razzi da Gaza sono risuonate a Tel Aviv e nel centro di Israele costringendo la popolazione a correre nei rifugi: lo ha constatato l’Ansa sul posto. In aria si è sentita più di una esplosione dovuta all’intercettazione dei razzi da parte dell’Iron Dome. Nel frattempo, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha affermato che l’attentato del 7 ottobre contro il Sud di Israele è stata una reazione alla politiche del governo Netanyahu. Il capo dei miliziani – secondo quanto riporta Al Jazeera – ha accusato Israele di commettere «barbari massacri contro civili disarmati», aggiungendo che «la loro malvagità non li salverà da una clamorosa sconfitta». Haniyeh ha poi affermato che non ci sarà stabilità regionale senza «libertà e indipendenza» per i palestinesi. Gli Usa, precisano, non sostengono una dislocazione permanente di abitanti di Gaza fuori della Striscia. A dirlo il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby in un briefing a bordo dell’Air Force One. Per Kirby un ampio cessate il fuoco generale adesso a Gaza non è la giusta risposta.

Hezbollah: «120 soldati Israele uccisi o feriti in 21 giorni»

In un bilancio diffuso nelle ultime ore dalla tv al Manar del Partito di Dio libanese filo-iraniano e che considera i danni inflitti al nemico dall’8 al 30 ottobre scorsi, si afferma che oltre ai «120 soldati (israeliani) uccisi e feriti», si contano 9 carri armati Merkava, due blindati per trasporto di truppe e due veicoli Hummer. A questo, il bilancio di Hezbollah si arricchisce dei danni inflitti ai sistemi di telecomunicazione israeliani lungo la linea di demarcazione: «140 telecamere, 33 radar, 69 strumenti di telecomunicazioni, 27 macchinari per raccolta di informazioni belliche». Hezbollah afferma di aver anche abbattuto, lo scorso 28 ottobre, un drone israeliano che volava sui cieli libanesi.

Hamas: «decine di morti nel nuovo attacco nel campo profughi di Jabalia»

Il campo profughi di Jabalia, il più grande della Striscia di Gaza, è stata di nuovo colpito – dopo il bombardamento di ieri che ha provocato almeno 50 vittime – da attacchi dell’aviazione israeliana: lo riporta Haaretz. Il ministero della Sanità dell’enclave palestinese, controllato da Hamas, fa sapere che sono «decine di morti e feriti» dopo il nuovo raid dell’esercito di Tel Aviv nel campo a nord di Gaza City.

La mediazione del Qatar

Il Qatar ha raggiunto un accordo con Egitto, Israele e Hamas – in coordinamento con gli Stati Uniti – per la liberazione dalla Striscia di Gaza, tramite il valico di Rafah con l’Egitto, di un numero imprecisato di ostaggi con doppia nazionalità e altri in gravi condizioni di salute. Lo riferiscono media panarabi citando fonti vicine ai negoziati in corso tra le parti. Intanto il valico di Rafah è aperto alle persone per un’evacuazione limitata da Gaza. L’esercito di Israele ha fatto sapere che ha colpito 11 mila obiettivi dall’inizio delle ostilità. Alcuni commando Usa sono in zona per aiutare nella liberazione degli ostaggi. Nel frattempo il generale Francesco Paolo Figliuolo è arrivato in Libano per incontrare i militari italiani. E Netanyahu dice che quella che Israele sta combattendo è la guerra più giusta.

11 mila obiettivi colpiti

Dall’inizio della guerra con Hamas l’esercito israeliano ha colpito 11 mila obiettivi a Gaza. «Nel corso della notte forze combinate hanno colpito numerosi obiettivi in tutta la Striscia, inclusi centri di comando operati e cellule terroristiche di Hamas». L’esercito ha poi ricordato che ieri a Jabaliya, vicino Gaza City, «numerosi terroristi si sono barricati in un edificio, vicino a una scuola, un centro medico e uffici governativi». I militari hanno anche annunciato la morte di nove soldati. In totale i militari deceduti dal 7 ottobre sono 326. Hamas ha invece sostenuto che il bombardamento del campo profughi di Jabaliya ha provocato più di 50 morti e centinaia di feriti. La squadra di difesa aerea delle Forze di Difesa israeliane ha anche intercettato una minaccia aerea identificata poco fa nell’area del Mar Rosso, a sud della città di Eilat.

Netanyahu e Khamenei

«I nostri soldati sono caduti in una guerra. Nessun altra è più giusta: è la guerra per la nostra casa», ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, commentando la morte di 12 militari. «Sarà una guerra dura, e sarà lunga», ha osservato esprimendo cordoglio alle famiglie dei caduti. «o prometto ai cittadini di Israele: porteremo a compimento l’opera, continueremo fino alla vittoria», ha concluso. Hamas invece sostiene che sette ostaggi siano morti nel bombardamento del campo di Jabalya. Il leader iraniano Ali Khamenei ha detto invece che «la battaglia non è tra Gaza e Israele, ma è tra ‘il giusto e il nulla’ o tra arroganza e fede».

Il missile

L’esercito israeliano ha intercettato anche un missile terra-aria lanciato dal territorio libanese verso un drone delle Forze di Difesa. «In risposta, gli aerei dell’IAF (l’Aeronautica israeliana, ndr) hanno colpito l’origine del lancio del missile, così come i terroristi che hanno effettuato il lancio», fanno sapere i militari. Secondo il sito Ynet Israele avrebbe proposto di cancellare, attraverso la Banca Mondiale, una porzione significativa del debito dell’Egitto per indurre il governo di Abdel Fattah Al-Sisi di accogliere nel Sinai i palestinesi in fuga da Gaza. Sisi sarebbe contrario e avrebbe controproposto che Israele trasferisca i palestinesi di Gaza nel Negev. Ma il premier israeliano Benjamin Netanyhau, secondo Ynet, starebbe cercando di convincere leader stranieri di far pressioni sull’Egitto per accettare l’opzione Sinai.

L’Egitto e i profughi

Gideon Rachman del Financial Times ha detto che l’ipotesi è plausibile: «Le mie fonti a Riad dicono che gli egiziani ci potrebbero stare. “Sono in bancarotta”, mi ha detto una fonte di alto livello: “Hanno già 100 milioni di persone. Che cos’è un altro milione?”». Intanto secondo alcuni testimoni interpellati dal Guardian a sud della città di Gaza le truppe israeliane stanno ancora cercando di tagliare l’autostrada principale di Gaza e la strada parallela lungo la costa mediterranea. Zaki Abdel-Hay, un abitante della zona, ha detto all’Associated Press che le persone hanno paura di avventurarvisi. «La gente è molto spaventata. I carri armati israeliani sono ancora vicini», ha detto al telefono. Vicino alla strada si sentiva «il fuoco costante dell’artiglieria». L’esercito israeliano ha poi pubblicato su Telegram delle foto relative all’operazione di terra in atto.

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