Election day, il diritto all’aborto fa vincere i democratici Usa ma non frena la caduta libera di Biden

Le vittorie elettorali dem alle elezioni locali di ieri, 7 novembre, sono legate soprattutto alla battaglia identitaria dell’aborto, che ha portato alle urne molti giovani. Non è detto che questo succederà alle elezioni presidenziali

Più che la forza del partito democratico, l’election day americano – che ha visto una vittoria dei dem in quasi tutti gli Stati al voto – ha dimostrato la forza del diritto all’aborto. Ieri, 7 novembre, milioni di cittadini hanno scelto governatori, amministratori locali, sindaci in 37 Stati americani. Ma, soprattutto, hanno scelto di difendere i loro diritti riproduttivi minacciati dalla decisione della Corte Suprema che, nel giugno 2022, ha eliminato il diritto costituzionale all’aborto. In Ohio – dove Donald Trump ha superato dell’8% Joe Biden alle elezioni del 2020 – grazie a un referendum il diritto all’aborto è entrato nella costituzione. In Virginia la conquista democratica del Parlamento impedirà ai repubblicani – guidati dal governatore Glenn Youngkin – di introdurre nuovi limiti all’interruzione di gravidanza. In Kentucky il governatore democratico Andy Beshear ha prevalso sul concorrente repubblicano Daniel Cameron, che durante la campagna aveva promesso un divieto totale dell’aborto. Mentre in Pennsylvania – nella corsa per la Corte suprema statale – ha vinto il candidato democratico che ha fatto dell’interruzione di gravidanza il suo cavallo di battaglia. Seguendo questa linea, appare evidente perché il Mississippi resta repubblicano: anche il candidato democratico Presley era un oppositore del diritto all’aborto. Dovendo scegliere tra due anti-abortisti, i cittadini hanno premiato il repubblicano Reeves.


Un test per il 2024?

La lezione – sintetizzata bene dal sito Politico – è questa: se i democratici vogliono vincere nel 2024, devono «fare affidamento su quella fetta di elettori che non voteranno per un democratico per una carica, ma che voterebbero per una misura elettorale sull’aborto». Per questo, in alcuni degli Stati più importanti per i democratici – Nevada, Arizona e Pennsylvania – i funzionari del partito stanno tentando di portare il tema direttamente nelle cabine elettorali con referendum che stimolino i più giovani ad andare a votare. Con una consapevolezza: se la battaglia resterà su un piano identitario, l’elettorato progressista prevarrà. Al contrario, se nei prossimi mesi i repubblicani saranno in grado di dare seguito all’ideologia con azioni concrete per assistere famiglie e giovani donne – dai congedi retribuiti al taglio delle tasse fino all’assicurazione medica – allora il vento potrebbe cambiare. Lo sa anche Joe Biden, che ieri sera ha chiarito il motivo delle vittorie: «Gli elettori dell’Ohio e del resto del Paese hanno respinto i tentativi dei repubblicani Maga di imporre divieti estremi sull’aborto», ha detto il presidente in un afflato di entusiasmo. Nella settimana nera della sua presidenza – segnata da due importanti sondaggi che lo danno al minimo storico di gradimento e preceduto da Trump in 5 stati in bilico su 6 – i risultati elettorali restituiscono a Biden un sollievo momentaneo. «Gli elettori votano, non i sondaggi. E ora andiamo a vincere il prossimo anno», ha scritto su X.


Quale futuro per Biden

Dall’inizio del suo mandato Biden ha progressivamente perso consenso tra i giovani e gli elettori non bianchi. Stando al sondaggio della Cnn, solo un terzo dell’elettorato crede che il presidente – che compirà 81 anni il 20 novembre – abbia la tenacia e la resistenza per guidare un’America minacciata da crisi economica e potenze straniere. E se Washington vede nei risultati di ieri un segnale di incapacità dei sondaggi di leggere la resilienza dei democratici (come accaduto alle elezioni di Midterm, quando non si è verificata l’annunciata onda rossa repubblicana), in realtà sono molti i fattori che non fanno pensare a un errore dei sondaggisti. A cominciare dall’affluenza. Gli elettori con redditi e livelli di istruzione più bassi – che negli anni si sono spostati in maniera sempre più massiccia verso il GOP e in particolare verso Trump – di solito non partecipano alle elezioni “speciali” e locali, ma votano per le presidenziali. Inoltre, se nel 2020 Biden appariva come un’alternativa al caos rumoroso generato da Trump, il prossimo anno si troverà a fare i conti solo con se stesso: con la sua politica economica percepita come fallimentare da una larga parte dell’elettorato nonostante i dati, e con la sua politica estera segnata da due guerre fortemente contestate proprio dai (giovani) elettori democratici. Il partito – malandato e senza un candidato alternativo – dovrà riuscire a fare sua la lezione del nuovo governatore del Kentucky, che – come ha ironizzato il New York Times – è riuscito nell’impresa di fare campagna su quasi tutti i temi di Biden senza citare mai il nome del presidente. Non è detto che questo basterà a sconfiggere Donald Trump.

Credits foto: ANSA/Yuri Gripas

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