Hanno votato tutti il nuovo codice rosso per «dare un segnale». Ma i leader politici sono concordi: «Nessuna legge avrebbe salvato Giulia» – Il video

I pareri ad Open di Renzi, Calenda, Bongiorno, Boschi, Tajani, Verini, Romeo e Candiani

No, «nessuna norma di legge avrebbe evitato l’assassinio della 22enne Giulia Cecchettin». Lo sostiene netto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. E lo ammette con Open anche il presidente della commissione giustizia del Senato, Giulia Bongiorno: «No, una norma non le avrebbe salvato la vita». E ne conviene anche Maria Elena Boschi: «L’ho detto subito: non sarebbero servite ad evitarlo nemmeno le pene più severe immaginabili». Anche se tutti hanno votato mercoledì 22 novembre in Senato la nuova legge di Eugenia Roccella che rafforza il codice rosso, praticamente nessuno crede che con una norma più severa e stringente si sarebbe potuto salvare Giulia.


«I femminicidi non si fermano con la legge»

Non solo non lo crede il leader di Azione, Carlo Calenda. Ma pensa proprio che sia una ricetta falsa e controproducente: «Nessuna norma avrebbe evitato l’uccisione di Giulia. L’ho scritto subito dopo: l’ondata di violenza e di femminicidi non si fermerà mai con una legge: il compito a cui siamo chiamati tutti è molto più arduo e complesso. Uno dei grandi inganni della politica è fare credere ai cittadini che le leggi riescano a fare modificare sempre e immediatamente i comportamenti die cittadini. La legge è uno strumento amato dalla politica perché è un titolo di giornale e la politica impotente cerca solo titoli».


Anche il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, pensa che non basti una legge ad evitare i femminicidi, ma serve cultura. E ad Open spiega: «Non bastano le leggi. Serve prevenzione, educazione al rispetto della persona e della vita umana. Serve spiegare ad ognuno fin dall’infanzia che la vita è un bene prezioso che non può essere tolto ad altri per nessun motivo. È lo stesso motivo per il quale neppure lo Stato può infliggere la pena di morte. Ancor più grave infliggerla alla donna che non vuole sottomettersi. Insomma, non bastano norme anche severe (che certo servono). C’è bisogno di riscoprire i valori dell’umanesimo».

«È un segnale»

Il rafforzamento del codice rosso votato dal Senato è comunque un segnale in questo momento secondo il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo: «È sicuramente un elemento che va a tutela delle donne e direi un passo importante. Certo, è difficile che chiunque abbia una soluzione in tasca. E al di là delle leggi serve la loro applicazione pratica, che richiede anche risorse finanziarie». Romeo però è polemico sulle reazioni politiche di questa settimana: «Non si può scaricare sempre le responsabilità sulla società, e dire che sarebbe colpa del patriarcato. Attenzione perché dare la colpa al sistema significa poi non colpevolizzare la persona che ha commesso il crimine. Bisogna parlare un po’ meno e cercare le soluzioni pratiche. In ogni caso la giornata di oggi con il segnale di unità politica sul codice rosso è importante. Adesso poi però bisogna lasciare le chiacchiere e rispondere con i fatti».

Anche il Pd Walter Verini ammette una certa impotenza della politica: «È vero, nessuna norma avrebbe in sé evitato la drammatica fine di Giulia. Però le leggi ci sono e possono essere utilizzate. Non bisogna sottovalutare nulla, e anche in questa storia c’erano elementi per lanciare un allarme e arrivare a una denuncia, che avrebbe portato almeno a un ammonimento a Filippo. Penso alle trenta telefonate che avrebbe fatto a Giulia durante un concerto o ad alcuni atteggiamenti violenti confessati da lei alle amiche. Denunciare serve sempre, senza stare a pensarci su. Poi certo alcune norme si possono migliorare e rendere più severe soprattutto se non funzionano. E la necessità educativa e un a cultura del rispetto sono importanti».

Scettico anche un altro senatore della Lega, che di episodi simili si è occupato anche quando era sottosegretario all’Interno nel governo gialloverde come Stefano Candiani. «No, credo che non si possa nemmeno individuare una norma di legge che avrebbe consentito di evitare questo femminicidio. Perché al netto delle indagini che solo nel tempo ci forniranno tutti i particolari, non posso non ricordare che all’origine della storia c’è il male che è nell’uomo. C’è l’odio che a volte esplode all’improvviso e causa tragedie anche in modo irrazionale. Purtroppo, non è possibile intuire prima in tanti casi l’istinto omicida, e non c’è norma che serva. So che è terribile e anche frustrante tanto più per chi fa il nostro lavoro politico. Possiamo solo prevedere pene per il dopo che facciano da deterrente. E soprattutto dare strumenti per educare».

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