Caso Frecciarossa, Lollobrigida: «Non fuggo al confronto in Aula, ma non mi dimetto»

Secondo la ricostruzione di Trenitalia, negli ultimi mesi le soste straordinarie sono state 207

«Non fuggo al confronto, ma non mi dimetto». Con queste parole il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida risponde a una domanda su un’eventuale richiesta a riferire in Aula in merito alla vicenda del treno. «Per quanto è di mia competenza farò tutto quello che è necessario. Non sono mai fuggito al confronto. Sono convinto di aver agito non solo nell’ambito della legalità e della norma ma nell’interesse dello Stato e per rappresentarlo a Caivano», ha detto Lollobrigida, al centro delle polemiche per essere sceso a una fermata straordinaria a Ciampino perché il Trenitalia Frecciarossa su cui viaggiava era in ritardo. Sulla richiesta di dimissioni dalle opposizioni ha invece ribadito: «No, non mi dimetto». La discesa dal mezzo «non era per andare in vacanza o andare a trovare la mia famiglia, ma per andare a fare il mio lavoro», continua il ministro a margine del Forum Coldiretti, organizzato con The European House -Ambrosetti. «Per me il vero privilegio – ha concluso – è stato quello di stare tra i cittadini di Caivano, a cominciare dai bambini, che sono il nostro futuro e che oggi sono nelle condizioni di tornare a frequentare il parco, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e dell’esercito che in tempi velocissimi hanno ripulito quella che era una piazza di spaccio. Lo Stato c’è, c’è in tempi celeri e non solo quando i riflettori erano accesi ma anche nei giorni successivi».


Le soste straordinarie dei treni

L’effettuazione di una fermata straordinaria non è evento eccezionale. Negli ultimi mesi – stando a quanto riportava il comunicato di Trenitalia – le soste ad hoc sarebbero state 207. In una ricostruzione de Il Tempo si specifica che l’elenco è aggiornato al 21 maggio. Tra le motivazioni vi sono «coincidenza/riprotezione dei clienti derivanti da gestione di anormalità o circolazione perturbata», si legge nella nota di Trenitalia. Tali soste sono valutate inoltre «in funzione ai tempi di arrivo alla prima località di servizio utile e in relazione alla fermata per servizio commerciale». La società spiega anche che nel caso in cui l’arrivo alla destinazione finale «sia previsto con un ritardo di 60 minuti, qualora il viaggio non risulti più utile ai fini del programma originario di viaggio, il passeggero ha diritto al rientro al punto di partenza o ad altra località intermedia a sua scelta». La richiesta del passeggero, qualora ci siano esigenze particolari (come nel caso di un’emergenza o di ordine pubblico) «viene valutato caso per caso e, in relazione ai possibili impatti sulla circolazione e sui passeggeri, si dà o meno la concessione a procedere». Nel caso specifico, che ha coinvolto il ministro del governo Meloni, «la circostanza – scrive Trenitalia – di effettuare una sosta straordinaria presso la stazione di Ciampino veniva comunicata a tutti i passeggeri a bordo tramite un annuncio audio. Il treno – continua – era stato deviato sulla linea Roma-Napoli via Cassino per problemi sulla linea AV e dopo la partenza è stato fermato a Casilina insieme ad altri treni per circa 27 minuti a causa di rallentamenti». A quel punto, Trenitalia ha chiesto l’effettuazione della fermata straordinaria. «Quindi – si legge ancora nella nota, citata dal quotidiano – non ci sarebbe stato nessun abuso».


La ricostruzione del Fatto: «Meloni vuole candidarlo in Europa»

Stando a quanto riporta il Fatto Quotidiano, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni vorrebbe candidare Lollobrigida in Europa, per affidargli un posto da commissario all’Agricoltura. Ma a far resistenza – stando a quanto scrive il quotidiano che cita due dirigenti di Fratelli d’Italia – sarebbe proprio il ministro. Quest’ultimo teme infatti che la candidatura in Europa sia una tranello che potrebbe portarlo a defilarsi dai posti che contano nell’esecutivo e nel partito. Ma non solo: la sua paura – scrive il Fatto – è che possa essere “bocciato” in Ue a causa di alcune sue dichiarazioni (vedi: «sostituzione etnica»). Ora, la vicenda della fermata a Ciampino potrebbe spingere (ulteriormente) Meloni a candidarlo in Ue a giugno.

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