Israele-Hamas, venerdì alle 7 cessate il fuoco. Nel pomeriggio liberi 13 ostaggi in cambio di 39 palestinesi. Il Qatar: «Obiettivo tregua duratura»

I primi rilasciati sarebbero donne e bambini di un’unica famiglia, secondo Doha. Passeranno dal valico di Rafah al confine con l’Egitto

La tregua temporanea nei combattimenti tra Israele e Hamas inizierà domani, venerdì 24 novembre, alle ore 7. Poche ore dopo, alle 16, dovrebbe arrivare il tanto atteso momento della liberazione del primo gruppo di ostaggi detenuti nella Striscia in cambio di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Saranno 13 per l’esattezza i primi, 39 i secondi, ha precisato oggi un portavoce del governo egiziano, aggiungendo che che Il Cairo ha ricevuto gli elenchi completi di entrambi i gruppi di persone che saranno liberati. L’entrata in vigore dell’accordo da domani era stata annunciata poche ore prima dal Qatar, che ha guidato i delicatissimi negoziati delle scorse settimane. Gli ostaggi rilasciati da Hamas nei prossimi 4 giorni saranno nel complesso 50, in cambio di 150 detenuti palestinesi, ha confermato un portavoce del governo di Doha, aggiungendo tuttavia di auspicare «l’espansione della pausa tramite la formula della liberazione di altri ostaggi». L’intesa prevede infatti la possibilità di prolungare la tregua di un giorno ogni altra decina di ostaggi liberati, cui dovrebbero corrispondere sempre, nel rapporto concordato di 1 a 3, una trentina di detenuti palestinesi. L’obiettivo ultimo, ha detto il portavoce del Qatar, è quello di pervenire a una «tregua duratura». L’Egitto avrà tuttavia un ruolo importantissimo nell’implementazione dell’accordo, considerato che – come ha annunciato l’ambasciatore israeliano in Russia Alexander Bin Zvi – il trasferimento di ostaggi e prigionieri avverrà attraverso il valico sud di Rafah, lo stesso da cui erano fuoriusciti i 4 ostaggi liberati nelle prime settimane di guerra da Hamas. «L’Egitto invita entrambe le parti ad impegnarsi ad attuare l’accordo di tregua secondo quanto previsto e concordato», ha richiamato il portavoce del Cairo, lasciando trasparire tutta l’apprensione per l’implementazione di un accordo delicatissimo.


Il via libera di Israele e l’identità dei primi liberati

Dopo aver fatto slittare l’entrata in vigore dell’intesa da oggi a domani proprio a causa della mancata ricezione di una lista credibile di nomi degli ostaggi, oggi il governo israeliano stesso ha confermato di aver ricevuto la lista iniziale dei nomi degli ostaggi che saranno rilasciati. «I funzionari dedicati stanno verificando i dettagli della lista e stanno prendendo contatti con tutte le famiglie» per trasmettere le comunicazioni del caso, ha fatto sapere in una nota l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar i primi 13 ostaggi che saranno rilasciati dovrebbero essere donne e bambini appartenenti ad un’unica grande famiglia fatta prigioniera a Gaza. Nessuna conferma al momento da Israele, che ha deciso di non diffondere pubblicamente i nomi.


L’arresto del direttore dell’Al Shifa

Intanto, in quella che potrebbe essere l’ultima giornata di guerra per almeno diversi giorni, le forze armate israeliane hanno arrestato il direttore dell’ospedale Al Shifa di Gaza, Muhammed Abu Salmya. Secondo la Radio militare stava cercando di raggiungere Gaza City, passando dal corridoio umanitario. Sospettato di aver consentito l’utilizzo del nosocomio come quartier generale delle attività terroristiche di Hamas, Abu Salmya è attualmente sotto interrogatorio, insieme ad altri medici dell’ospedale (o presunti tali) arrestati dopo la presa dell’ospedale/base militare.

Afp: «Fosse comuni a Gaza»

L’Agence France-Presse ha riferito che corpi di decine di persone non identificate sono state sepolte ieri – mercoledì 22 novembre – in una fossa comune all’interno del cimitero di Khan Yunis, nel sud di Gaza. Alcuni di questi – riferisce ancora Afp – avevano le dimensione di un bambino. «Poiché questi martiri non avevano nessuno a cui dire addio, abbiamo scavato una fossa comune per seppellirli. Sono martiri sconosciuti», ha detto all’agenzia Bassem Dababesh del comitato di emergenza del ministero per gli affari religiosi. Secondo i membri del comitato, i corpi provenivano dall’ospedale indonesiano – vicino al campo profughi di Jabalia, parzialmente evacuato dopo gli attacchi israeliani – e da quello di al-Shifa, nel Nord della Striscia. «C’erano corpi ovunque. Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei creduto», una donna evacuata dal nosocomio indonesiano verso il valico di Rafah.

I corpi

I corpi arrivati a Khan Yunis – secondo il comitato di emergenza del ministero degli Affari religiosi – sarebbero «stati trattenuti da Israele prima di essere rilasciati dopo le rappresentanze di paesi terzi e delle Nazioni Unite». Nel frattempo, Israele avrebbe notificato a Munir al-Bursh, il direttore generale del ministero della Sanità di Gaza, che ha «4 ore per far evacuare l’ospedale Indonesiano» di Gaza, riferisce Al Jazeera.

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