Mes, l’Eurogruppo dopo il punto di Giorgetti: «Così l’Italia blocca l’Unione bancaria, ma collaborazione continua»

Il destino della riforma del Fondo salva-Stati è stato uno dei temi sul tavolo della prima riunione dei ministri dell’Economia del 2024

«Giorgetti ha fornito una panoramica molto fattuale dei recenti sviluppi all’interno del Parlamento italiano. Ci siamo impegnati a continuare a collaborare con lui». Così il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha commentato l’esito della riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi dell’Eurozona che si è svolta oggi a Bruxelles. Il riferimento è alla (mancata) entrata in vigore della riforma del Mes tra i punti all’ordine del giorno del primo Eurogruppo del 2024. Il faro ovviamente è puntato sull’Italia, unico Paese ad aver rifiutato di ratificare il Trattato aggiornato: «Attendiamo un aggiornamento del ministro Giorgetti in merito al voto avvenuto al parlamento italiano», aveva spiegato Donohoe prima del vertice con gli altri ministri. L’aggiornamento è avvenuto, ma di fatto – spiega lo stesso Donohoe – sul Mes non sono stati fatti altri progressi. «Al momento l’unico impegno che c’è è di riflettere sulle conseguenze della decisione» dell’Italia e «tornare su questo tema in futuro», ha aggiunto il presidente dell’Eurogruppo.


«Il no dell’Italia blocca l’Unione bancaria»

Nel frattempo, la mancata ratifica dell’Accordo da parte del parlamento italiano rischia di mettere i bastoni tra le ruote ad altri dossier relativi all’euro. «I nostri sforzi per costruire un’Unione bancaria continuano a mancare di un sostegno comune al Fondo di risoluzione unico e continuano a mancare di uno strumento potente per aiutarci ad affrontare gli effetti delle difficoltà bancarie», ha precisato Donohoe. «Con questa mancata ratifica, molte questioni rimangono in sospeso», gli fa eco Pierre Gramegna, direttore generale del Mes. «Fortunatamente – aggiunge il politico lussemburghese – è successo in un momento in cui non abbiamo una crisi finanziaria in corso».


Gentiloni: «C’è rammarico»

La riforma del Meccanismo europeo di stabilità, detto anche Fondo salva-Stati, è stata approvata già da tempo, ma affinché entri in vigore c’è bisogno che tutti i Paesi dell’eurozona approvino le nuove regole. All’appello manca un solo Paese, l’Italia, dove a fine dicembre, dopo un’estenuante melina all’interno della maggioranza, il Parlamento ha bocciato la ratifica. «Rispettiamo la decisione presa», ha precisato Donohoe, senza mancare però di ricordare che «altri 19 parlamenti hanno già ratificato il trattato». Usa meno giri di parole il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, che al suo arrivo alla riunione di Bruxelles ha dichiarato: «Certamente c’è rammarico per la decisione, ma, come si dice, il Parlamento è sovrano». L’ex premier italiano ha precisato che «c’è rispetto» per il voto delle scorse settimane, ma ha invitato a «trovare il modo per risolvere questa questione, perché non possiamo evitare una possibilità di utilizzo di queste risorse che peraltro è sostenuta dalla quasi totalità dei Paesi».

Foto di copertina: X/MEF

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