Le lettere anonime, Dario Di Caterino, l’odio di chi non ha assunto: la verità di Vittorio Sgarbi sulle sue dimissioni

Il conflitto d’interessi contestato. Il furto dell’account del ministero. E il problema con la vendita dei libri. Così il sottosegretario lascia il governo

«Questa vicenda è nata con due lettere anonime di un tale Dario Di Caterino. Mi odia perché voleva lavorare per me e io invece non l’ho assunto». Così Vittorio Sgarbi riassume oggi con il Corriere della Sera la storia delle sue dimissioni, arrivate ieri dopo il verdetto dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Ma chi è Dario Di Caterino? Ex social media manager del critico d’arte, ha cominciato un rapporto professionale con lui all’epoca della candidatura alle elezioni amministrative del movimento Io Apro Rinascimento. È lui ad aver inviato una lettera a Giorgia Meloni e a Gennaro Sangiuliano con tutti i dati sulle consulenze che hanno poi portato all’indagine dell’Antitrust. E al verdetto che ieri lo ha spinto alle dimissioni. Mentre oggi è il giorno dell’ira: «È stato rubato l’account del ministero con tutti i dati di quello che ho fatto. Denuncerò alla polizia postale».


Il conflitto d’interessi

Il verdetto dell’Agcm è chiarissimo, anche se Sgarbi ha parlato di «lettera confusa». Le attività che Sgarbi ha portato avanti come conferenziere mentre era sottosegretario alla cultura del governo Meloni sono in contrasto con il principio dell’articolo 1 comma 2 della legge Frattini 215/2004. Che recita: «Il titolare di cariche di governo, nello svolgimento del proprio incarico, non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati. In ragione di tali attività il titolare di cariche di governo può percepire unicamente i proventi per le prestazioni svolte prima dell’assunzione della carica; inoltre, non può ricoprire cariche o uffici, o svolgere altre funzioni comunque denominate, né compiere atti di gestione in associazioni o società tra professionisti». Sgarbi in nove mesi ha ricevuto compensi per quasi 300 mila euro.


Dario Di Caterino

Di Caterino ha raccontato a Report e al Fatto Quotidiano di aver inviato la segnalazione in forma anonima. Sgarbi oggi se la prende con Sangiuliano, che avrebbe dovuto – secondo lui – consultarlo prima di inviare le segnalazioni all’Antitrust. L’ex sottosegretario si difende definendo «privo di fondamento» il testo dell’Antitrust. Perché quelle attività a suo parere «restano occasionali». Resta indagato per autoriciclaggio e furto di opere d’arte per la vicenda del quadro di Rutilio Manetti. E per esportazione illecita di beni culturali a Imperia per un quadro attribuito a Valentin de Boulogne. Su queste vicende dice che «sono tutte invenzioni del Fatto Quotidiano e di Report, che hanno fatto i piccoli poliziotti dando retta a Di Caterino e al restauratore Gianfranco Mingardi. Tutti e due avevano ragione di avere astio ed odio nei miei confronti».

Il furto di email

Sgarbi racconta anche di un account del ministero «rubato». Conteneva «tutti i dati di quello che ho fatto». Di Caterino ha invece spiegato: «Ho scaricato le mail, ma le password me le avevano date loro». E ha chiarito all’epoca il suo rapporto con Sgarbi: «C’era un accordo con Sabrina Colle per ricevere una parte dei proventi maturati dalla gestione dei canali social di Vittorio tramite la sua società Hestia. Li ho richiesti più volte, mai ricevuti». Mentre i pagamenti avvenivano in buste di contanti consegnate a mano: «Erano le direttive della Colle e di Nino Ippolito, il suo capo segreteria». A proposito del licenziamento di Di Caterino, invece Sgarbi ha detto che «è stato allontanato quand4o si è scoperto che, per nascondere di essere stato agli arresti domiciliari, ha finto, con la complicità della madre, di essere stato ricoverato in coma a Perugia».

La vendita di libri

La Stampa fa sapere che l’Antitrust ha successivamente ampliato l’istruttoria con un’altra accusa a carico di Sgarbi. Stavolta c’entra la vendita dei suoi libri con dedica personalizzata sul proprio sito internet (vittoriosgarbi.it) perché «potrebbe integrare gli estremi dell’attività di rilievo imprenditoriale». Infine, nel colloquio con Alessandra Arachi Sgarbi spiega perché si è dimesso proprio ieri: «Dovevo andare a una conferenza a parlare di Michelangelo, Caravaggio, Raffaello. E allora ho pensato: dicono che le mie attività di critico d’arte sono incompatibili con il mio ruolo? Allora mi dimetto, così posso parlare liberamente di artisti come, appunto, Michelangelo, Caravaggio e Raffaello». Nel suo saluto di ieri ha attaccato Sangiuliano e ringraziato Meloni.

Leggi anche: