Rigopiano, le condanne salgono a 8 con 22 assoluzioni: «Ma non fu disastro colposo»

L’ex prefetto Francesco Provolo condannato per falso e omissioni di atti d’ufficio. Non attivò la sala operativa per gestire l’emergenza

La Corte d’Appello dell’Aquila ha emesso il verdetto per la tragedia di Rigopiano, con otto condanne e 22 assoluzioni. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado al sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, ai dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, al tecnico Giuseppe Gatto e all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Ma ci sono altri tre condannati, rispetto al primo grado: l’ex prefetto Francesco Provolo (in primo grado la procura aveva chiesto per lui 12 anni di carcere) è stato condannato a una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, perché non attivò la sala operativa che, secondo l’accusa, sarebbe stata decisiva nel ridurre il numero di vittime. Condannati anche, Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola. Nessuna condanna invece per i rappresentanti di Regione e Provincia, come invece chiedevano le parti civili che non hanno vista riconoscere neppure l’accusa più pesante, quella di disastro colposo. Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni tragicamente deceduto insieme ad altre 28 persone sotto le macerie dell’hotel Rigopiano il 17 gennaio 2017, ha espresso la sua delusione rispetto al verdetto della Corte d’Appello dell’Aquila. Ha dichiarato: “Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l’ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia». La decisione è stata presa dai giudici della Corte d’Appello dell’Aquila al termine di una camera di consiglio che ha durato circa 5 ore.


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