Migranti, Meloni striglia i suoi ministri: li vuole tutti in Africa. Il «modello Caivano» per stimolare la cooperazione

La presidente del Consiglio ha chiesto di coordinare le agende per organizzare viaggi in Tunisia e Libia per «far sentire la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà»

È sul tema immigrazione che Giorgia Meloni intende giocarsi le sue carte nei prossimi mesi, consapevole delle insidie interne alla maggioranza in vista delle elezioni europee e della necessità di dare una svolta all’azione di governo, anche alla luce del calo di popolarità di 3,4 mesi registrato nell’ultimo anno. E che l’attenzione sulla questione sia alta, soprattutto dopo le critiche della Cei sull’accordo con l’Albania per portare in centri di accoglienza temporanea nel Paese balcanico 36mila migranti l’anno sbarcati in Italia, lo dimostra la strigliata tirata nell’ultimo Consiglio dei ministri dalla premier alla squadra di governo. «Dobbiamo tenere alta l’attenzione. Per questo ho bisogno di tutto il governo», ha detto ai responsabili dei dicasteri, «immagino operativamente, e mediaticamente, un “modello Caivano” per il nord Africa, in particolare per Tunisia e Libia, ben consapevoli delle differenze tra Tripolitania e Cirenaica». Dopo la parata di politici dei paesi africani a Roma per il summit Italia-Africa, la presidente del Consiglio ha bisogno di dare corpo a quel piano Mattei al quale le opposizioni rimproverano poca sostanza. Per questo il governo dovrà essere fisicamente presente nei Paesi al di là del Mediterraneo per dimostrare la serietà del proprio progetto. «Dobbiamo sforzarci di far sentire la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà con tavoli ministeriali che rafforzino la collaborazione», ha detto Meloni ai ministri del suo esecutivo, «andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamo l’esecuzione, coordinando le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità».


Le sue parole si sono poi tradotte nel primo punto del comunicato diffuso alla fine del 69esimo Consiglio dei ministri. «Il Presidente ha esortato i Ministri a rafforzare anche la propria presenza nelle aree di cooperazione, coordinando le proprie agende in moda da assicurare continuità come già fatto con il “modello Caivano”», viene ribadito nero su bianco. Non a caso viene citato il “modello Caivano”, considerato dalla premier un successo strategico e comunicativo per rendere manifesta la volontà e la presenza del governo in una zona ad alto disagio sociale dopo il caso delle due minorenni violentate da un gruppo di adolescenti. «Il Presidente Meloni ha invitato i Ministri a un crescente impegno volto a rafforzare la collaborazione operativa con i Paesi frontalieri in tutti gli ambiti di propria competenza, per promuovere lo sviluppo delle economie più fragili, attraverso il miglioramento delle competenze dei giovani e la creazione di nuove opportunità di sostentamento», si legge ancora nel documento, «inoltre, si dovranno ulteriormente sviluppare con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell’Africa Sub-Sahariana metodi di lavoro condivisi, che portino a contrastare insieme le reti dei trafficanti di uomini, mediante la cooperazione tra le forze di polizia e le autorità giudiziarie dei differenti Stati e, laddove necessario, l’aggiornamento delle legislazioni»


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