Ilaria Salis, perché non sono mai stati chiesti i domiciliari in Ungheria. La paura del padre: «Terrorizzati di trovare nazisti sotto casa»

Il papà della 39enne ammette di non avere mai preso in considerazione la possibilità di trasferirsi a Budapest per paura di essere aggredito: «Non mi sembrava una grande idea»

«Siamo terrorizzati dall’ambiente che circonda nostra figlia sin dal momento dell’arresto». Roberto Salis torna a parlare di sua figlia Ilaria, in carcere da un anno in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due militanti di estrema destra. Durante un intervento su Newzgen, il canale di Alanews, il padre della 39enne fa sapere di non avere mai preso in considerazione i domiciliari nel Paese perché «avrebbe significato, per me e per mia moglie, prendere domicilio a Budapest con il rischio di andare a fare spesa e incontrare i nazisti con le spranghe che ci aspettavano all’uscio di casa. Non ci sembrava una grande idea», confida. Il cambio di strategia, ovvero la scelta di chiedere i domiciliari in Ungheria, era stata annunciata pochi giorni fa. Una decisione, aveva spiegato Salis, presa «visto che da più parti» era arrivata la richiesta di fare istanza. «Adesso, però, ci sono due ministri che hanno detto che questa è la scelta giusta – continua il padre di Ilaria Salis nell’intervista sul canale di Alanews -. Mi auguro che, attraverso i servizi segreti e le reti diplomatiche, possano garantire che la richiesta degli arresti domiciliari in Ungheria sia esente da qualsiasi rischio e pericolo». Nei giorni scorsi il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva attaccato i genitori della 39enne milanese accusandoli di «aver perso troppo tempo» poiché «se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto». Tempestiva era stata la replica di Roberto Salis che aveva riferito di preferire «un atteggiamento diverso dal ministro», ovvero quello di chiedere «di controllare bene i fatti e di controllare certe dichiarazioni, che su mia moglie sono state devastanti». 


L’udienza anticipata al 28 marzo 


Nel frattempo, sua figlia Ilaria è ancora in attesa di giudizio ma le condizioni in carcere sembrano essere migliorate. «Mi ha detto che ieri hanno iniziato ad imbiancare la sua cella con interventi di ristrutturazione delle docce. È incredibile che questo sia accaduto solo dopo il caos mediatico che si è scatenato. Non dimentichiamoci che in Ungheria esistono una ventina di casi analoghi di cui nessuno parla», ha detto Salis che ha inoltre sottolineato come la prossima udienza sia «stata anticipata di due mesi: al prossimo 28 marzo. Gli inquirenti hanno consegnato ad Ilaria, probabilmente scientemente, un hardisk contenente 10TB di filmati all’interno dei quali sarebbero da individuare quei 2-3 minuti utili a scagionarla. Peccato che fino a pochi giorni fa – conclude – non le hanno nemmeno permesso di collegarlo al PC e ora le è concesso di consultare quel materiale solamente un paio d’ore 2-3 volte a settimana».

Foto copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI | Roberto Salis, il padre di Ilaria, carcere in Ungheria

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