Benny Gantz negli Usa (e poi a Londra), il viaggio che fa infuriare Netanyahu: la Casa Bianca lavora a un altro governo in Israele?

Il premier avrebbe negato il via libera e perfino il sostegno dell’ambasciata al suo ministro-avversario. Che dopo Blinken e Kamala Harris vedrà anche David Cameron

L’ex capo di Stato maggiore israeliano e avversario interno di Benjamin Netanyahu Benny Gantz è a Washington in queste ore per incontrare i massimi vertici dell’Amministrazione Biden. Un viaggio visto come fumo negli occhi dallo stesso Netanyahu, che secondo quanto riportano i media israeliani si sarebbe rifiutato di dare il via libera alla partenza del “suo” ministro e avrebbe dato istruzioni all’ambasciata dello Stato ebraico a Washington di negargli qualsiasi tipo di supporto durante la sua permanenza nella capitale Usa. Il timore di Netanyahu, come evidente, è che l’Amministrazione Biden, che ormai non nasconde più la sua irritazione per l’estremismo e l’ottusità del governo in carica a Gerusalemme, apra canali di contatto paralleli in vista, e magari in direzione, della sua caduta. Gantz, dal canto suo, che è entrato nel gabinetto di guerra d’emergenza dopo il 7 ottobre ma resta il principale avversario politico di Netanyahu, non si è fatto intimidire dal pressing di Netanyahu ed ha proseguito col suo programma internazionale. Che anzi s’è nel frattempo arricchito. Ieri il leader di Unità nazionale è stato ricevuto alla Casa Bianca dalla vicepresidente Kamala Harris, che nel weekend aveva «sigillato» il cambio di posizione Usa in parole mai così nette. «La gente a Gaza sta morendo di fame, dev’esserci un cessate il fuoco immediato», l'”ordine” impartito alle parti in causa, a cominciare da Israele, da un luogo altamente simbolico quale Selma, la cittadina dell’Alabama teatro 59 anni fa di uno dei più duri episodi di repressione degli attivisti anti-razzismo.


Conversazioni ufficiali e “off the record”

Secondo il resoconto ufficiale del faccia a faccia distribuito dalla Casa Bianca, Harris avrebbe ribadito a Gantz la sua «profonda preoccupazione» per la situazione umanitaria a Gaza oltre che per la recente tragedia della disperazione durante un dispaccio di aiuti umanitari. La vicepresidente avrebbe poi reiterato le pressioni Usa per arrivare quanto prima a un’intesa con Hamas in grado di condurre alla liberazione degli ostaggi, riconoscendo comunque l’approccio «costruttivo» mostrato negli ultimi giorni da Israele nello sforzo diplomatico. Quanto a Gantz, secondo il suo di resoconto, si è attenuto alla posizione ufficiale del governo israeliano, ribadendo «l’imperativo di completare la missione di rimuovere la minaccia che Hamas pone a Israele, trovando una soluzione sostenibile che assicuri che gli aiuti umanitari raggiungano i civili e non i terroristi di Hamas». Impossibile sapere però ciò che i due si sono detti a quattr’occhi al di là dell’agenda ufficiale: del tutto verosimile, però, che si sia discusso degli spiragli per un futuribile cambio di governo a Gerusalemme, che tanto Gantz quanto Biden vorrebbero vedere quanto prima.


Prossima fermata Londra

Oggi Gantz, che ieri ha visto anche il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e quello di Biden per il Medio Oriente Brett McGurk, poi il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell, sarà ricevuto anche dal segretario di Stato Usa Antony Blinken e dal capo del Pentagono Lloyd Austin. Una girandola d’incontri degna di un capo di governo di un grande Paese alleato. Che avrà un seguito altrettanto rilevante, si è saputo oggi. Perché dopo Washington Gantz volerà pure a Londra, dove sarà ricevuto dal ministro degli Esteri di Rishi Sunak David Cameron. Sarà l’ultima tappa della sua tournée “anti-Netanyahu”?

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