Maxi-frode sui fondi del Pnrr, arrestate 22 persone: le indagini della Procura europea e il sequestro da 600 milioni di euro
Ventitré misure cautelari, sequestri per 600 milioni di euro e una frode che ha coinvolto quattro Paesi dell’Unione europea. È quanto emerso dall’inchiesta della Procura Europea – Eppo, European Public Prosecutor’s Office – su una presunta maxi-frode riguardante i fondi europei del Pnrr. Secondo gli inquirenti, tra il 2021 e il 2023 gli indagati avrebbero richiesto i contributi a fondo perduto per sostenere la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività delle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di espandere le proprie attività commerciali sui mercati esteri. Gli indagati avrebbero creato e depositato bilanci aziendali falsi per dimostrare che le società erano attive e redditizie, mentre in realtà si trattava di società fittizie e inattive. Ottenuti i contributi, avrebbero quindi trasferito il denaro sui loro conti concorrente in Austria, Romania e Slovacchia. Le persone coinvolte sono commercialisti, notai e fornitori di servizi che, secondo le accuse, avrebbero fatto in modo di compilare le domande fornendo false documentazioni e utilizzando Vpn, server cloud dislocati all’estero, cripto-asset e software di intelligenza artificiale, al fine di porre in essere condotte fraudolente e occultare e proteggere gli affari illeciti. La Guardia di finanza di Venezia ha eseguito il sequestro preventivo di beni per un valore di 600 milioni di euro, pari ai contributi che sarebbero stato indebitamente ottenuti, e 22 persone sono state arrestate tra Italia, Austria, Romania e Slovacchia. Otto di loro sono stati posti in custodia cautelare in carcere e 14 ai domiciliari. Altre due persone hanno ricevuto il divieto di esercizio di professione. Nelle operazioni di perquisizione, eseguite in otto regioni italiane – Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia -, sono coinvolti 150 finanzieri.
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