Matteo Salvini “dimentica” l’accordo mai sciolto con il partito di Putin: «Io sto con l’Ucraina. E sono antifascista»

Il leader del Carroccio parla dopo il no alla sfiducia: «Con lo Zar un accordo culturale. Vogliono che mandi una pec?»

«Avevo stima di Putin fino all’invasione dell’Ucraina? Sì, come ce l’avevano Prodi, Berlusconi, Renzi e tutti i capi di governo che si sono succeduti. Ma io Putin l’ho visto una sola volta in vita mia. Io ci avevo fatto un accordo culturale. Nel momento in cui scateni una guerra passi dalla parte del torto, punto. Non c’è niente da disdire, perché non c’è niente in essere». Dopo che la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti, il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini rilascia una lunga intervista a Libero per difendersi sull’accordo con Russia Unita. Nella quale dice che lui sta con l’Ucraina e che non si sente di destra. Anche se il patto siglato nel 2007 in realtà prevedeva di «scambiarsi informazioni su temi d’attualità».


Russia Unita e la Lega

E non è stato mai sciolto con una comunicazione ufficiale, come prevedevano i punti dell’accordo. A dirlo è proprio il testo: «Il presente accordo entra in vigore all’atto della firma dei rappresentanti autorizzati delle Parti e ha una validità di 5 anni. L’accordo è automaticamente prorogato per successivi periodi di cinque anni, a meno che una delle Parti notifichi all’altra Parte entro e non oltre 6 mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso». Nell’intervista che rilascia a Mario Sechi però Salvini dice: «Non c’è niente da disdire, perché non c’è niente in essere. Altro paio di maniche è, come anche oggi ha ricordato il Santo Padre, lavorare per la fine di questa guerra. Spero che il 2024 in questo senso sia per il bene di tutti l’anno della pace e non dell’inasprimento».


La Pec

Salvini sulla questione ricorda che la Lega ha votato sempre per gli aiuti a Kiev. E si dice d’accordo con Marine Le Pen, che qualche giorno fa ha elogiato la resistenza del popolo ucraino: «Chi viene aggredito ha il diritto e il dovere di difendersi». Poi torna sull’accordo che «non c’è più»: «Assolutamente. Calenda aspetta la raccomandata con la ricevuta di ritorno, manderò una pec a Putin. È chiaro che è malafede, come quella di chi ha cercato per anni fondi russi, mai chiesti, né visti né dati». Riguardo le elezioni europee in arrivo, Salvini dice che «la Lega crescerà». In realtà il Carroccio ha preso il 34% alle scorse elezioni ed oggi considera una vittoria arrivare al 7%. Dice anche che gli manca Berlusconi: «Oggi sarebbe prezioso per gli equilibri europei, per gli Stati Uniti e la Russia, non dimentichiamo che portò al tavolo Bush e Putin».

Meloni e Vannacci

Mentre su Giorgia Meloni dice che «in questo anno e mezzo abbiamo costruito un rapporto di comunanza politica, i destini sono incrociati, perché se va bene lei vado bene io e se vado bene io va bene lei. Diciamo che non sempre alcuni nostri reciproci rappresentanti sui territori sono alimentati dallo stesso spirito di collaborazione. Ma anche oggi su autonomia e premierato, pur venendo da due culture politiche diverse, noi federalisti e loro con un forte senso dello Stato centrale, siamo d’accordo». Mentre sulla candidatura di Roberto Vannacci è ancora una volta ambiguo: «Lo stimo, lo conosco, ne condivido buona parte delle idee e del progetto. Non tutto, mi chiedono se gli omosessuali sono un problema e io rispondo: no, quando mai, siamo nel 2024, sono per la libertà di pensiero, di parola, di impresa e di amore».

Io, antifascista

Però stavolta sembra più orientato all’ok alla candidatura: «Ma un uomo del suo valore, linciato dalla sinistra per aver scritto un libro, mi piacerebbe che condividesse le nostre battaglie a Bruxelles, è un uomo libero. Manca ancora qualche giorno al deposito delle liste, sarà un valore aggiunto». Dice anche che non si sente di destra: «Sono antifascista, sono anticomunista, userei la categoria liberale, ma sono tutte categorie superate. Credo in alcuni valori, la famiglia, la patria, la difesa dei confini». Annuncia anche un suo nuovo libro, che si chiamerà “Controvento”.

Umberto Bossi

E parla di sé: «Sono permaloso, ma non vendicativo. Certo, una volta che mi deludi, è molto molto molto difficile riannodare. Ho perdonato, parecchie volte, in politica, in amore, nella vita. Ho tradito, ahimè, capita. Lealtà, è un filo conduttore, se ho sempre la stessa tessera dello stesso partito nella stessa tasca da 34 anni, con gli alti e con i bassi, significa che per me la parola ha un valore. E in questo governo mi trovo finalmente a mio agio». Infine, conclude con un chiaro richiamo alle voci del Carroccio che dicono che ha mollato l’autonomia per il nazionalismo: «Se siamo qui a fare questa intervista, è perché 35 anni fa mi affascinò Umberto Bossi».

Foto copertina da: Il Manifesto

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