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Commissione Ue, l’ipotesi di approvazione «con riserva» e l’arma del voto segreto per blindare Fitto

11 Novembre 2024 - 19:40 Gianluca Brambilla
raffaele fitto audizione ue
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Verdi, Liberali e una parte dei Socialisti promettono battaglia. Ma una bocciatura dell'attuale ministro italiano rischierebbe di far crollare altre pedine fondamentali della squadra di Ursula von der Leyen

Da Bruxelles Potrebbe essere il voto a scrutinio segreto a regalare a Raffaele Fitto il ruolo di commissario europeo. Domani, martedì 12 novembre, si terrà l’audizione dell’attuale ministro per gli Affari europei, che Giorgia Meloni ha candidato per andare a far parte del nuovo esecutivo di Ursula von der Leyen. Delle ventisette tessere che andranno a comporre il puzzle della nuova Commissione europea, la nomina di Fitto è considerata una di quelle più controverse. Non tanto per il suo curriculum, quanto per il significato politico che porta con sé. L’attuale ministro del governo Meloni è infatti un esponente di Fratelli d’Italia, che in Europa fa parte di Ecr, il gruppo dei Conservatori e riformisti. Socialisti, Liberali e Verdi temono che la sua nomina, per giunta nel ruolo di vicepresidente esecutivo, rischi di spostare la Commissione europea troppo a destra. Da qui, dunque, la tentazione di bocciare il commissario italiano.

Verdi, Sinistra e Liberali verso il no, Socialisti divisi

Alla vigilia dell’audizione di Fitto, i corridoi del Parlamento europeo sono ancora poco affollati. Tra i pochi eurodeputati presenti, nessuno crede che il ministro possa davvero essere bocciato dopo l’audizione. Ma è altrettanto chiaro che uno scontro politico c’è. E, di conseguenza, non è possibile escludere sorprese. I gruppi di destra e centrodestra – Popolari, Conservatori e Patrioti – daranno con ogni probabilità il loro appoggio a Fitto. Sono contrari, invece, Verdi e Liberali, che pure fanno parte della maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen. «La nomina di Raffaele Fitto potrebbe creare un pericoloso spostamento verso l’estrema destra nella Commissione», tuonano i Verdi da settimane. Anche i Liberali non vedono di buon occhio l’assegnazione di una vicepresidenza a un esponente dei Conservatori, mentre tra i Socialisti è in corso una vera e propria spaccatura.

«Per quel che mi riguarda, Raffaele Fitto non deve essere vicepresidente della commissione Ue. E per quel che so, il mio gruppo non ha cambiato posizione a riguardo», avvertiva pochi giorni fa Rafael Glucksmann, leader dei Socialisti francesi. A opporsi a questa linea è il Partito democratico, che non vuole unirsi al boicottaggio del candidato italiano alla Commissione europea. «Il problema non sono le deleghe che gli sono state assegnate, ma la vicepresidenza esecutiva. Detto questo, sarei sorpreso se alla fine Fitto non passasse l’audizione», sussurra un europarlamentare del Pd. Fratelli d’Italia si frega le mani e ironizza sulle spaccature del centrosinistra: «O il Pd vorrebbe sostenere il Commissario designato italiano ma non è in grado di farsi rispettare dalla sua famiglia politica, oppure non sta difendendo l’interesse nazionale italiano», dicono fonti di partito. A votare contro ci sarà poi The Left, di cui da quest’anno fa parte anche il Movimento 5 stelle. «Domani non avremo alcun imbarazzo, perché la nostra posizione su Fitto è sempre stata chiara», spiega a Open Valentina Palmisano, europarlamentare del Movimento a Bruxelles e coordinatrice della commissione Regi per The Left. «Speriamo che faccia bene per l’Italia», aggiunge, «ma non abbiamo remore nel dire che voteremo contro la sua nomina e tutto ciò che rappresenta».

Il destino incrociato di Fitto e Ribera

Parlando con gli eurodeputati dei vari schieramenti, una cosa appare chiara: se cade Fitto, cade l’intera Commissione europea, o perlomeno una buona parte. Domani, infatti, non ci sarà solo l’audizione del candidato italiano ma anche quelle degli altri cinque vicepresidenti esecutivi. Qualora Socialisti, Verdi e Liberali decidessero davvero di affossare Fitto, i Popolari si vendicherebbero sul francese Stéphane Séjourné (Liberali) e sulla spagnola Teresa Ribera (Socialisti). «Simul stabunt, simul cadent: insieme staranno, insieme cadranno. Glucksmann e i suoi continuano a minacciare Fitto con una pistola scarica, dimenticando che l’audizione di Ribera è fissata dopo quella di Fitto», ha ammonito nei giorni scorsi Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia a Bruxelles. Una minaccia neanche troppo velata, a cui Iratxe Garcia Perez, presidente del gruppo dei Socialisti, risponde oggi così: «L’accordo tra noi e il Ppe sin dall’inizio della legislatura è stato tra forze europeiste, è un accordo che va rispettato. Non è accettabile che si metta sullo stesso piano Ribera e Raffaele Fitto. Se cade l’accordo ne risponderà Manfred Weber».

La Commissaria Teresa Ribera EPA/Javier Lizon

Il voto segreto che potrebbe premiare Fitto

In realtà, i voti della destra e del centrodestra potrebbero essere più che sufficienti per consentire a Fitto di passare l’audizione. A decidere il suo destino, dopo tre ore di domande a raffica, saranno i coordinatori della commissione Regi (Sviluppo Regionale): uno per ogni famiglia politica. Se due terzi di loro danno luce verde, la strada di Fitto verso la Commissione europea è spianata. Se invece non si raggiunge la maggioranza qualificata, ci si ritrova di fronte a due strade. La prima: a Fitto viene chiesto di fornire alcune risposte integrative, allungando così il processo di approvazione di parecchi giorni. La seconda: si decide di votare subito, allargando lo scrutinio a tutti e quaranta i componenti della commissione Regi. A questo punto, il voto diventa segreto e basta la maggioranza semplice. Una soglia che Popolari, Conservatori e Patrioti, uniti a un esponente dell’ultradestra di Alternative für Deutschland, riuscirebbero a raggiungere anche da soli.

L’ipotesi dell’approvazione «con riserva»

C’è infine un’ultima possibilità, spiega una fonte anonima dei Socialisti, che potrebbe prefigurarsi domani: l’approvazione «con riserva». Socialisti, Verdi e Liberali hanno sempre detto chiaramente che il problema della nomina di Fitto non ha a che fare con le deleghe che gli sono state assegnate – Coesione e Riforme – ma con il ruolo di vicepresidente esecutivo. I tre gruppi politici potrebbero quindi decidere di dare il proprio voto favorevole a una condizione: la rimozione della vicepresidenza esecutiva al commissario italiano.

In copertina: Raffaele Fitto in visita a Bruxelles, 18 settembre 2024 (EPA/John Thys)

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