Villa Pamphili, Anastasia «trascinata per il parco» quando era ancora viva. Il dna di Kaufmann e le ipotesi: cosa significano i risultati dell’autopsia


Aveva escoriazioni e ferite profonde su tutte e due le gambe Anastasia Trofimova quando è stata rinvenuta ormai cadavere, sotto un cespuglio e nascosta da un sacco nero, a Villa Pamphili poco distante dal corpicino della figlia di 11 mesi. È quanto un primo esame del corpo aveva subito sottolineato, nonostante l’avanzato stato di degrado dei tessuti, e che una ben più complicata autopsia ha confermato. Quelle ferite sarebbero i segni evidenti degli ultimi momenti prima della sua morte, quando – secondo la procura di Roma – Francis Kaufmann l’avrebbe trascinata scorticandola con le erbacce del parco mentre la giovane donna russa era tramortita. L’uomo, da due settimane a Rebibbia con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, si è più volte detto estraneo alla vicenda e ha presentato ricorso al tribunale del Riesame perché fosse rivista la sua misura cautelare.
Le due ipotesi della procura sulle ferite alle gambe
Trascinata contro la sua volontà quando ancora respirava, questa la prima opzione. Ma ce n’è anche una seconda, forse ancor più drammatica: che Anastasia Trofimova abbia tentato di scappare dal suo assassino strisciando. Queste le due conclusioni cui sono giunti i tecnici della procura, dopo aver osservato sulle gambe della 28enne russa dei segni compatibili con tagli da trascinamento a contatto con la vegetazione. Saranno poi gli esami istologici a chiarire le cause della morte, andando probabilmente a escludere l’ipotesi di morte naturale.
L’uccisione della piccola e il Dna di Kaufmann sul corpicino
Sull’altro frangente dell’inchiesta, quello relativo alla piccola neonata, ci sono molti meno dubbi. L’autopsia aveva già definito che la bimba fosse prima stata picchiata e poi soffocata. Le ultime analisi della Scientifica hanno confermato la presenza di Kaufmann sul luogo del delitto tramite la comparazione genetica delle tracce biologiche presenti sul corpo della piccola e sul telo nero usato per coprire Anastasia Trofimova. Il dna maschile, quando Kaufmann era ancora in carcere a Larissa dove era stato ammanettato al termine di una tentata fuga, era stato inizialmente comparato con quello della bimba. Poi, una volta completata l’estradizione del 46enne americano, i tecnici avevano constatato la coincidenza tra il Dna maschile trovato sulla scena del crimine e quello di Kaufmann, dimostrandone anche la paternità della piccola.