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I leader Ue con Zelensky: «Nessuna pace senza Kiev». Medvedev: «Imbecilli». Vance: «L’accordo finale non renderà felici né la Russia né l’Ucraina»

10 Agosto 2025 - 17:05 Ugo Milano
ucraina russia trump putin zelensky
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Il vicepresidente Usa in un'intervista a Fox News: «È Trump che deve riunire le parti». Domani riunione straordinaria dell'Ue con i ministri degli Esteri

«L’accordo finale non renderà felici né la Russia né l’Ucraina». È quanto afferma il vicepresidente americano JD Vance in un’intervista a Fox News. Secondo Vance, un incontro diretto tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky «non sarebbe produttivo prima dell’incontro con Trump», in programma il 15 agosto in Alaska. «Alla fine è il presidente americano che deve che deve riunire queste due parti – ha dichiarato – Parleremo con l’Ucraina, manterremo aperto il dialogo, ma fondamentalmente si tratta di qualcosa in cui il presidente deve costringere Putin e Zelensky a sedersi a un tavolo. Naturalmente condanniamo l’invasione che è avvenuta, ma serve la pace e l’unico modo per raggiungerla è parlare». Nel corso dell’intervista, il vicepresidente statunitense ha anche affrontato il tema dei rapporti con la Cina, annunciando che Trump sta valutando misure punitive nei confronti di Pechino per le sue importazioni di petrolio russo. Tuttavia, ha ammesso che il dossier cinese è «più complicato» rispetto, ad esempio, a quello dell’India.

Ambasciatore Usa alla Nato: «Possibile che Volodymyr Zelensky si unisca al faccia a faccia»

A rilanciare l’ipotesi di un vertice a tre era stato l’ex ambasciatore americano alla Nato, Matthew Whitaker, durante un’intervista rilasciata alla Cnn. «Possibile che Volodymyr Zelensky si unisca al faccia a faccia», aveva dichiarato. «Ovviamente la decisione spetta al presidente – ha aggiunto -. C’è tempo per prenderla, al momento non è stata presa».

I negoziati di pace e il vertice in Alaska

Gelo da Kiev sul vertice in programma il 15 agosto in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin. Il presidente ucraino ha respinto con decisione le indiscrezioni secondo cui Mosca avrebbe presentato a Washington una proposta di cessate il fuoco in cambio di «enormi concessioni territoriali» sull’Ucraina orientale. «Non regaleremo la nostra terra all’occupante» ha dichiarato Zelensky, sottolineando che «ogni decisione presa senza Kiev non porterà a nulla». Secondo fonti statunitensi, la Casa Bianca starebbe valutando di invitare anche il leader ucraino all’incontro in Alaska, nel tentativo di coinvolgerlo direttamente nei colloqui. Intanto, da Bruxelles arriva un pressing deciso perché Kiev sia parte attiva di qualsiasi negoziato. «No a modifiche dei confini ucraini con la forza» è il messaggio arrivato dai leader europei al termine di una riunione con il vicepresidente Usa JD Vance. Nel frattempo, Kaja Kallas, l’Alta rappresentante dell’Unione Europea, ha convocato per domani una riunione straordinaria in videoconferenza con i ministri degli Esteri per discutere della situazione in Ucraina e a Gaza. Lo ha riferito una portavoce della Commissione Europea.

Mosca: «Dichiarazione leader europei è un volantino nazista»

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito la dichiarazione congiunta dei leader europei e della Commissione Ue sul conflitto in Ucraina «un altro volantino nazista». «L’ufficio di Zelensky ha pubblicato una dichiarazione congiunta… chiedendo un cessate il fuoco. Ma non del tipo che si otterrebbe interrompendo la fornitura di armi ai terroristi di Kiev. Al contrario, un altro volantino nazista afferma che il successo nel raggiungimento della pace in Ucraina può essere raggiunto solo esercitando pressioni sulla Russia e sostenendo Kiev», si legge in un post pubblicato su Telegram. 

L’accusa di Medvedev

Pressing su cui il vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha tenuto a far sapere la sua: «Mentre gli euroimbecilli cercano di ostacolare i tentativi americani di aiutare a risolvere il conflitto ucraino, il regime agonizzante di Bandera (l’Ucraina, ndr) recluta in preda al panico sul fronte i più vili rifiuti dell’umanità», scrive su Telegram l’ex presidente russo. «Si è arrivati persino agli assassini dei cartelli colombiani e messicani, i cui nomi sono noti in tutto il mondo grazie ai reportage e alle serie televisive sul narcocrimine: Clan del Golfo, Sinaloa, Jalisco Nueva Generación e altri. Il reclutamento dei sicari è affidato alla società Segurcol Ltd di Medellin. È vero, i sicari dei narcotrafficanti sono dei tagliagole, ma come soldati fanno schifo. Questi delinquenti sanno solo tagliare la testa ai civili in preda all’ebbrezza della droga. Per questo i nostri soldati li distruggono così in fretta che i trasportatori non fanno in tempo a raccogliere le bare di tutti quelli che non hanno trovato pace nella terra umida», conclude Medvedev.

Il pressing dell’Europa a favore dell’Ucraina

Nella notte, il presidente francese Emmanuel Macron, la premier italiana Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro polacco Donald Tusk, il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente finlandese Alexander Stubb hanno diffuso una dichiarazione congiunta sulla pace in Ucraina, in vista del vertice. «Accogliamo con favore l’impegno del Presidente Trump volto a fermare le uccisioni in Ucraina, porre fine alla guerra di aggressione della Federazione Russa e raggiungere una pace giusta e duratura» si legge nel documento. I leader sottolineano però che «il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina» e ribadiscono che «i confini internazionali non possono essere modificati con la forza».

Il cessate il fuoco come punto di partenza

La controproposta avanzata da Kiev e dai Paesi europei è chiara: «Condividiamo la convinzione che una soluzione diplomatica debba tutelare gli interessi vitali di sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa. Trattative significative possono avere luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità». L’attuale linea di contatto, spiegano, dovrebbe costituire «il punto di partenza per i negoziati». Gli alleati europei si dicono pronti a sostenere l’Ucraina «sia sul piano diplomatico, sia mantenendo il sostanziale supporto militare e finanziario», e a proseguire nella pressione economica su Mosca attraverso le sanzioni. Un messaggio unitario che, alla vigilia dell’appuntamento in Alaska, punta a evitare qualsiasi intesa bilaterale tra Washington e Mosca che possa lasciare Kiev fuori dal tavolo, consolidando di fatto le conquiste territoriali russe.

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