Pippo Baudo, il ricordo di Paolo Bonolis e Carlo Conti: «Oggi non sarebbe in grado, lui era per la verità. In tv? Era come Diego Armando Maradona»


Pippo Baudo aveva un po’ di Diego Armando Maradona e un po’ di Cristoforo Colombo, così lo descrivono due «figli» della sua televisione come Paolo Bonolis e Carlo Conti. Un uomo dalle molteplici facce: era guida e osservatore minuzioso, tutto d’un pezzo ma ironico. «È stato uno dei grani pionieri della televisione, ha scoperto un territorio non conosciuto», spiega al Corriere della Sera Paolo Bonolis. «Con Mike Bongiorno, Corrado Mantoni e Raimondo Vianello ha dato forma e misura a un mezzo nuovo e totalmente inesplorato, come la televisione». Anche Conti lo indica come suo «faro», anzi un faro un po’ di tutti quelli che fanno tv: «Gli amici mi chiamavano “Pippuzzo” per prendermi in giro, ma per me era un onore».
Le prese in giro di Bonolis: «Rosicava, ma non lo dava a vedere»
Oggi la camera ardente a partire dalle 10, mercoledì le esequie nella sua Sicilia. È il momento degli ultimi saluti al grande maestro della televisione italiana, un gigante – non solo di statura – che ha capito rimanere fedele alle sue radici e al contempo adattarsi agli stravolgimenti del presente: «Ci divertivamo, pur essendo diversi. Io ero attratto dall’ironia, lui accettava il fatto che lo prendessi in giro», ricorda Bonolis. «Rosicava, ma non si arrabbiava per non darlo a vedere». Ciò che più lo contraddistingueva era però il suo ruolo, di conduttore demiurgo del suo programma: «Incuteva timore, ma non come quello che dà ordini o fa il comandante», spiega Conti, che Baudo mise al timone di Luna Park e poi di Il Castello. «Se diceva “quella luce è sbagliata”, aveva ragione. Se diceva “quel vestito luccica troppo”, era così. Era uno che vedeva tutto e controllava i dettagli». Un punto su cui anche Bonolis si sofferma: «Se ciò che fai ti appartiene perché lo hai disegnato, lo hai scritto e lo hai impostato, la narrazione diventa molto più facile e sicura».
Le mutande di Pippo Baudo e la sorpresa di Conti
Ma Pippo Baudo era molto più di questo. Era immediatezza, era allegria dietro alla maschera da padre di famiglia, era affetto. «Ti prendeva in questi abbraccioni quasi paterni, con un misto di affetto e forza», ride Carlo Conti. E poi racconta: «Una volta venni a Roma e lo andai a trovare in camerino. “Stai andando bene”, mi disse. Poi si doveva preparare per il suo programma: “Io mi vesto, eh”, avvertì. E me lo ritrovai in mutande, con quei suoi boxer, che si cambiava dandomi fin dall’inizio una confidenza che ti faceva sentire suo amico e immodestamente collega». Per Bonolis, Baudo era un uomo educatissimo e austero, eppure rideva: «Altri tempi. Ci si poteva divertire in una televisione che non aveva ancora quei rigori di affettazione che la legano oggi».
I Festival di Pippo Baudo: «Lo ha inventato lui»
Ma non si può dire Pippo Baudo senza dire Festival di Sanremo, la kermesse che il conduttore ha guidato per tredici volte: «Li ha fatti tutti tremendamente bene», è il giudizio secco di Bonolis. Per Conti, reduce dal suo ritorno sopra il palco dell’Ariston nell’ultima edizione, è una questione molto sentimentale e personale: «Ho detto che il Festival l’avrei fatto molto “baudiano”. Anche quando i primi critici scrivevano che “baudeggiavo” era un complimento. Chi usava il termine in modo non positivo sbagliava perché è come dire a un calciatore che è simile a Maradona». Nessun consiglio prima della kermesse, però, solo qualche telefonata in amicizia: «Il Festival lo facciamo come l’ha inventato lui: è stato lui a farlo diventare un evento, a inventare il Dopofestival, a creare anche le polemiche, volendo».
Gli ultimi messaggi a Conti
L’anno prossimo, assicura Conti, la kermesse sarà dedicata proprio al suo timoniere più illustre: «Un ricordo sarà il minimo. È sempre stato ricordato da chiunque, figuriamoci questa volta nel primo Festival senza Pippo». Gli ultimi messaggi tra Conti e Baudo risalgono allo scorso marzo: «L’ho chiamato, gli ho scritto poi a giugno per il suo compleanno ma non mi ha risposto. Ho sentito la sua assistente e ho capito che la salute non era delle migliori». E vedere Baudo in tv oggi? Bonolis storce la bocca: «Oggi c’è la realtà della televisione ma c’è anche la realtà della rete. E in questa battaglia tra il bene e il male emergono figure nuove. Forse non sarebbe stata la sua epoca, mi sembrava più un uomo di verità che di verosimiglianza».