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Achille Polonara e la leucemia, il suo piano «per tornare felice» e in campo. Il contratto già pronto, la chemio e il trapianto: come sta l’azzurro

24 Agosto 2025 - 09:38 Giovanni Ruggiero
Achille Polonara
Achille Polonara
In molti si aspettavano un futuro da dirigente, una volta superata la fase critica della malattia. Ma il cestista marchigiano a 33 anni non ha nessuna intenzione di smettere di giocare. Com'è nato il contratto per giocare a Sassari

Achille Polonara ha le idee chiare sul suo futuro: nonostante la battaglia contro la leucemia mieloide, la Dinamo Sassari lo aspetta con un contratto già pronto. «Sono estremamente felice di tornare a casa, con Sassari ci toglieremo tante belle soddisfazioni», dice al Messaggero dall’ospedale di Valencia con una voce serena, ma con il piglio chi non vede l’ora di ripartire. Il cestista marchigiano vive ogni giorno con l’obiettivo di tornare a giocare da persona sana, prima sconfiggendo la malattia, poi riprendendo quello che sa fare meglio.

Il percorso di cura: dai cicli di chemio al trapianto

«Molto bene. Ho completato proprio in questi giorni il secondo ciclo di chemio e ora sto effettuando alcune analisi prima di tornare a Bologna e attendere il trapianto», spiega Polonara sulle sue condizioni. Le tempistiche sono definite: se tutto procede secondo i piani, entro la fine di settembre sarà pronto per l’intervento chirurgico. La scelta di curarsi a Valencia non è stata casuale: «Qui in Spagna erano già disponibili delle pastiglie specifiche che dovrebbero abbassare il rischio di recidive in futuro. A Bologna le avrebbero avute solo a settembre». Una decisione strategica che potrebbe rivelarsi fondamentale per il suo recupero completo.

Lo smarrimento iniziale e la forza della famiglia

«Sicuramente quando mi hanno comunicato la notizia ho avvertito un certo sbandamento, anche perché il medico non sapeva come dirmelo e cercava le parole giuste». Polonara non è solo in questa battaglia: «Mia moglie Erika è con me in ogni istante. È una donna forte e meravigliosa e senza di lei non ce l’avrei fatta». Il supporto familiare si è rivelato cruciale, soprattutto quando ha potuto riabbracciare le figlie: «È stato il primo momento di normalità dopo settimane difficili».

Il contratto con Sassari: nato “per scherzo”

L’annuncio del ritorno alla Dinamo Sassari ha una genesi particolare. «È nato tutto per scherzo, per gioco», racconta ridendo al telefono a Marino Petrelli. Il presidente Sardara commentava le sue storie Instagram e da un mese aveva iniziato a dire: «Guarda che ho il contratto pronto, dimmi tu come e quando». Inizialmente scettico, Polonara ha capito che si parlava sul serio: «A quel punto gli ho chiesto di mandarmi la proposta e in due, tre giorni tutto è andato in porto. Nessuna fretta. Anche dopo il trapianto, nessuna tempistica, prima torno, più tutti sono felici».

Sassari come “casa”: i legami che vanno oltre il basket

«Tantissimo, in campo e fuori», risponde quando gli si chiede cosa abbia significato Sassari nei due anni precedenti. Non è solo questione di risultati sportivi, ma di rapporti umani costruiti fuori dal parquet: con il presidente Sardara, con suo figlio Francesco e con Jack Devecchi, prima compagno di squadra, ora direttore generale. «Accettare la loro proposta mi è sembrata una cosa naturale e poi poter pensare di tornare a giocare mi aiuta in questo percorso difficile». Il basket come medicina, Sassari come famiglia che lo riaccoglie.

Il futuro da dirigente può aspettare

Molti si aspettavano un futuro dirigenziale per Polonara, magari alla Virtus Bologna. «La Virtus mi aveva proposto di fare questo lavoro di scouting che non c’entra assolutamente niente con il campo. In realtà c’era solo un accordo verbale, quindi non la chiamerei una proposta ufficiale». La sua risposta è netta: «Mi hanno chiesto se ero disposto a fare questo tipo di lavoro, ma penso di essere ancora un giocatore e vorrei esserlo a Sassari». A 33 anni, dopo una diagnosi che avrebbe fatto pensare al ritiro a chiunque, lui sceglie ancora di correre sul parquet.

L’affetto del mondo basket: dalle coppe dedicate ai numeri di maglia

La solidarietà ricevuta dal mondo della pallacanestro lo ha sorpreso: «Un po’ sì e lo dico con orgoglio». La coppa scudetto portata dai compagni della Virtus subito dopo la vittoria, le parole del “Poz”, la scelta di Marco Spissu di indossare il numero 33 in Nazionale. Anche Riccardo Visconti ha scelto la sua maglia numero 33 al Breogran. Gesti che vanno oltre la semplice amicizia sportiva: «Mi rendono felice e mi danno una carica immensa a voler tornare a giocare. Ringrazio tutti di cuore».

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