Fi e FdI lasciano solo Salvini contro Macron. Tajani: «Ma niente truppe in Ucraina, se mai li aiutiamo con le mine» – Il video
Da Rimini – Alla fine, ancora una volta, sugli attacchi sguaiati ad Emmanuel Macron il leader della Lega Matteo Salvini si ritrova solo. Per lo meno nel governo. Dopo le proteste formali della Francia, che nei giorni scorsi ha convocato per chiarimenti l’ambasciatrice italiana a Parigi Emanuela D’Alessandro, oggi a prendere le distanze da Salvini sono i vertici degli altri due partiti principali della coalizione di governo: Forza Italia e Fratelli d’Italia. «Con la Francia non c’è nessuna crisi diplomatica», chiarisce intervenendo al Meeting di Rimini Antonio Tajani, ma non c’è dubbio che nell’arena internazionale «i successi si ottengono con la forza delle idee, non con la violenza delle parole». Ciò detto, comunque, «la politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri». Cioè lui. E se Giorgia Meloni almeno per ora tace dal suo buen retiro in Puglia, a dire la sua con parole pressoché identiche è il fedele ministro degli Affari europei Tommaso Foti: «La politica estera la guida il presidente del Consiglio di concerto col ministro degli Esteri. Altre dichiarazioni fanno parte solo della sfera politica». Punto e a capo.
Truppe italiane in Ucraina? Anche no
Eppure sul tema di fondo che Salvini ha agitato di nuovo in questi giorni contro Macron – l’ipotesi di un futuro schieramento di truppe occidentali in Ucraina per garantire il cessate il fuoco con la Russia – nessuno al governo sembra avere davvero voglia di contraddire il leader della Lega. Anche perché i sondaggi su come la pensano in merito gli italiani li leggono tutti i leader. Dopo la videoconferenza di oggi coi ministri degli Esteri del G7, dunque, Tajani fa sapere che sì, si è parlato ancora una volta delle future garanzie di sicurezza da dare all’Ucraina «dopo l’accordo di pace sperabile», e che si sono fatti «passi avanti sul modello proposto dall’Italia» di una protezione simile a quella offerta dall’articolo 5 della Nato, «con presenza anche americana». Eppure, allo stesso tempo, Tajani chiarisce che «noi non siamo per inviare truppe», se mai «potremmo dare un contributo importante per lo sminamento sia marittimo che terrestre», considerata la grande esperienza dell’Italia nel settore. Sarà una rassicurazione sufficiente per l’Ucraina di fronte al timore/terrore di nuove future aggressioni dell’armata di Vladimir Putin?
Cos’aveva detto Salvini a Macron (due volte)
Negli scorsi giorni, Matteo Salvini aveva duramente criticato la posizione di Emmanuel Macron riguardo all’invio di truppe in Ucraina, invitandolo a «taches al tram», un singolare attaccarsi al tram in dialetto milanese. Ed esortandolo a prendere lui «il caschetto, il giubbetto, il fucile» e ad andare al fronte. Parole che avevano fatto infuriare Parigi, tanto che l’ambasciatrice italiana in Francia era stata convocata all’Eliseo. Come se non bastasse, il vicepremier ha ulteriormente insistito: «Macron è un po’ permaloso. Attaccati al tram non è un insulto. C’è qualcuno che è pronto a mandare suo figlio a combattere in Russia? Macron si metta casco e giubbetto e ci vada lui».
Tajani e la battaglia per la pace a Gaza e in Ucraina
Durante la sua giornata al Meeting di Rimini Tajani ha detto la sua non solo sull’Ucraina, ma anche sulla crisi di Gaza, oltre che sul futuro delicatissimo della Siria: «Costruire la pace: in questo momento siamo tutti impegnati per questo. Non è facile sia in Medio Oriente sia in Ucraina, però bisogna sempre non demordere», ha detto. «Dobbiamo andare avanti, lavorare perché poi quando ci sono delle idee giuste vanno difese, bisogna combattere per loro. Ci vorrà tempo, ma alla fine vincerà la pace. Sono tante le persone di buona volontà, tanti costruttori di pace e alla fine non prevalebunt, appunto, quelli che vogliono distruggere la pace».