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Gli sminatori italiani per l’Ucraina dopo la tregua con la Russia. Dalla Francia: «Salvini? È una caricatura di Le Pen»

giorgia meloni emmanuel macron matteo salvini
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Il governo comunica a Francia e Gran Bretagna la disponibilità a schierare marina ed esercito. Intanto il leader della Lega è accusato di putinisimo

L’Italia si prepara comunque a contribuire alla pace in Ucraina. Con uomini delle proprie forze armate. Ma senza militari sul campo. In attesa di una tregua tra Mosca e Kiev che per ora sembra allontanarsi. Il governo Meloni ha comunicato a Francia e Gran Bretagna la propria disponibilità a schierare marina ed esercito per le operazioni di sminamento delle acque e dei territori ucraini. Una disponibilità teorica perché per adesso la tregua non è sul tavolo. Ma, fa sapere Repubblica, Giorgia Meloni ne ha parlato durante le riunioni tra i partner occidentali riservati ai consiglieri per la sicurezza nazionali. Intanto il giornalista Jean-Marie Colombani dice che Matteo Salvini in Francia è visto come una caricatura di Marine Le Pen che esprime «il catechismo putiniano».

I militari in Ucraina

A parlare dello sminamento è stato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Noi non siamo per inviare truppe, ma potremmo dare un contributo importante con la grande esperienza che abbiamo nello sminamento marittimo e terrestre. Si sono fatti passi in avanti, anche dal punto di vista del coordinamento, su questa ipotesi». L’Italia possiede navi caccia-mine e fregate di supporto. E ha esperti in grado di lavorare sui territori minati. Nel giugno 2022 Mario Draghi aveva offerto la disponibilità italiana a sminare le rotte per i cargo di grano lungo il Mar Nero. Ora l’operazione è più ampia, visto che in tre anni l’Ucraina è stata sommersa di ordigni: il 30% del territorio del paese deve essere bonificato. E quindi serviranno cinquemila uomini e un impegno che durerà decenni. Roma è anche pronta ad aiutare nelle operazioni di controllo dello spazio aereo.

Air policing

L’attività di air policing è fondamentale visto lo squilibrio tra Kiev e Mosca. Intanto ieri si parlava anche di una telefonata tra Emmanuel Macron e Meloni dopo la polemica con Salvini. Ieri intanto il quotidiano Le Monde ha messo nel mirino le simpatie filo-russe del vicepremier leghista, «conosciuto per la sua vicinanza a Mosca. Nel panorama politico italiano, il capo della Lega (estrema destra) si distingue come il principale responsabile politico ad aver mantenuto legami più stretti con il Cremlino», scrive il quotidiano corredando l’articolo con la foto di Salvini con la maglietta di Vladimir Putin. E Jean-Marie Colombani in un’intervista rilasciata a Cesare Martinetti per La Stampa dice che il Capitano «è l’alleato più fedele di Marine Le Pen che in tutti questi anni ha cercato di dimostrarsi cambiata rispetto al “diabolico” passato, ma che proprio nel rapporto con Salvini, dimostra di essere rimasta la stessa».

Il bilaterale

Colombani dice che dopo il bilaterale Macron-Meloni tra Italia e Francia «apparentemente ci sono alti e bassi. Quello che è certo che c’è un grande rapporto con il presidente Mattarella. Meloni non fa parte del gruppo dei Volenterosi, ma ha partecipato insieme a loro all’incontro con Trump e Zelensky. Questo è importante. Ha molto cambiato le sue posizioni rispetto al passato e questo grazie all’influenza di Mario Draghi». Ed è stata celebrata da giornali francesi molto diversi, dal magazine del Figaro a Le Monde: «Perché non è Salvini. Per me, come diciamo noi francesi, è stata una divine surprise».

L’invio di soldati in Ucraina, aggiunge, «al momento è una discussione teorica. Secondo me la vera questione di fondo, invece, è se c’è la stessa consapevolezza sulla necessità della solidarietà europea per una difesa comune. Dal primo mandato di Donald Trump, Angela Merkel aveva usato un’espressione molto forte nei confronti della nuova posizione americana: è un tradimento. Siamo tutti consapevoli di questo o lo sono solo Francia, Germania e Gran Bretagna? Io non so dire fin dove arriva Meloni in questa consapevolezza».

A favore di Mosca

In Francia le battute di Salvini sono state giudicate «come un’uscita a favore di Mosca. Salvini è un uomo che recita il catechismo putiniano a memoria. Non un post fascista ma un pre fascista. Marine Le Pen è la stessa cosa, l’amicizia fra i due lo dimostra».

Macron sull’Ucraina «è stato coerente con quello che ha sempre detto e cioè la necessità di un’autonomia strategica europea. E d’altra parte è una posizione che oggi ci viene imposta dalla politica di Trump finora sempre favorevole a Putin, suo alleato nella lotta contro l’Unione Europea. Io credo che gli altri presidenti francesi avrebbero avuto la stessa linea, sicuramente Hollande. È uno dei rari momenti in cui Macron si è trovato d’accordo con Dominique de Villepin (il ministro degli Esteri di Chirac, poi premier che disse no alla guerra in Iraq, ndr). La presenza degli europei al tavolo di Washington non è stata trascurabile, soprattutto dopo il discorso a Monaco del vice presidente Vance. Ma io credo che Trump non prenderà mai posizione contro Putin».

L’errore di Biden

Sull’Ucraina, dice Colombani, l’errore iniziale lo ha commesso Joe Biden «limitandosi a dare all’Ucraina le difese, non i mezzi per liberarsi della manovra russa dal suo territorio. Bisognava essere meno timorosi delle possibili rappresaglie di Putin. Andava fermato allora, sapendo che il suo obbiettivo era ricostruire l’area di influenza del passato sovietico e che l’Ucraina sarebbe stata la prima tappa». Per i francesi l’invio di truppe potrebbe diventare positivo: «Adesso no, non è d’attualità. Però io credo che se fosse deciso nel quadro di un accordo internazionale per il mantenimento della pace, tipo caschi blu in Libano, alla fine sarebbero d’accordo. Il problema è che siamo ancora molto lontani».

Luca Cecca

Ieri intanto è stata annunciata la morte di un volontario italiano che combatteva a fianco dell’esercito ucraino, Luca Cecca. Non si avevano sue notizie dal 2024. La notizia della sua morte è stata annunciata sul profilo Facebook che celebra la memoria degli stranieri caduti in Ucraina, il Memorial International Volunteer for Ukraine. «Il nostro amato fratello italiano, Luca Cecca, che prestava servizio in Ucraina come volontario, è caduto sul campo di battaglia. Onore, gloria e gratitudine al nostro fratello», si legge in un post accanto alla sua fotografia.

Luca Cecca era nato a Roma 34 anni fa e risultava ufficialmente disperso dal dicembre 2024. Altre fonti riferiscono che sia caduto combattendo nel Donetsk annesso de facto dalla Russia. Memorial dà oggi notizia della morte anche di un volontario colombiano, Jimmy Mosquera Cuero, e di un francese, Erik Coursier. Cecca è il nono italiano morto nella guerra in Ucraina, dopo Thomas D’Alba, Antonio Omar Dridi, Manuel Mameli, Angelo Costanza, Massimiliano Galletti, Elia Putzolu (che si era schierato con i filorussi), Benjamin Giorgio Galli, Edy Ongaro.

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