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Nessun dato giapponese “suggerisce” che i vaccini Covid abbiano causato più morti

04 Settembre 2025 - 13:16 Juanne Pili
L'unico "studio" citato è un articolo di opinione

Riscontriamo un recente post di Massimo Mazzucco su Facebook in merito a dei «dati giapponesi» che «suggeriscono» una presunta correlazione tra vaccini Covid e «aumento dei decessi». La definizione è un po’ ambigua. I dati non suggeriscono niente, semmai sono i ricercatori a farlo dopo averli analizzati e pubblicando i risultati in uno studio. Il link rimanda al suo forum Luogocomune. Qui troviamo un copia e incolla tratto da Renovation21, che a sua volta è una traduzione di un articolo pubblicato dall’associazione No vax Children’s Health Defense. Tutti si rifanno a un video pubblicato su YouTube da John Campbell. Ci aspettiamo però di trovare almeno uno studio sottoposto a peer review che abbia elaborato questi dati e suggerito tale correlazione.

Per chi ha fretta:

  • Secondo Mazzucco i dati giapponesi suggerirebbero una correlazione tra aumento dei decessi e vaccino Covid.
  • Tali dati però sono frutto della “libera interpretazione” del noto No vax John Campbell, il quale si basa su opinioni in merito a dati analizzati al di là dei fattori confondenti.
  • L’unico “studio” che parla di immunosoppressione post-vaccinazione è in realtà un articolo di opinione.
  • Il paper a sua volta specula su fonti scientifiche, le quali parlano di altro.
  • Dalla letteratura scientifica non emerge alcun collegamento tra vaccini e incremento dei decessi.

Analisi

Il post sul presunto aumento dei decessi collegato ai vaccini Covid si presenta con la seguente didascalia:

Vaccino COVID e aumento dei decessi, dati giapponesi suggeriscono la correlazione.

Mazzucco non linka direttamente alcuno studio basato sui dati giapponesi. Seguendo il video di Campbell dobbiamo aspettare quasi otto minuti prima di arrivare finalmente a uno “studio” condotto effettivamente da ricercatori giapponesi. Ma il documento si presenta con la dicitura «opinion». Anche analizzando le fonti riportate nell’infobox sotto al video, il documento giapponese è l’unico pubblicato su rivista scientifica che viene elencato.

Le fonti di John Campbell e della Children’s Health Defense

L’articolo dell’Associazione No vax cita dunque il medico americano Campbell, il quale riporta, che «secondo un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone», si sarebbe visto «un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati».

Ma questo fenomeno, che dovrebbe dare ragione ai No vax, viene effettivamente dimostrato in uno studio? No, si cita una «tavola rotonda, trasmessa in streaming online e guidata da Yasufumi Murakami, Ph.D., vicedirettore del Centro di Ricerca per la Scienza dell’RNA presso la Tokyo University of Science».

«Più dosi si assumono, più è probabile che si muoia prima, e in un periodo di tempo più breve», ha affermato Murakami.

Seguono citazioni di altri presunti esperti. Tutte opinioni. A metà lettura ancora non si legge alcuno studio che confermi precisamente la narrazione in oggetto. Peraltro le speculazioni attorno a questi dati su 18 milioni di persone sono state già analizzate dalla collega Flora Teoh per Science Feedback. Scopriamo così che gli autori della diretta sono «attivisti giapponesi della United Citizens for Stopping mRNA Vaccines. Un nome, un programma. Si noti che i dati non sono stati pubblicati in una rivista peer-reviewed. Murakami invece è membro della International Medical Alliance, precedentemente Front Line COVID-19 Critical Care Alliance, un gruppo noto per diffondere fake news su terapie e vaccini COVID.

Di pubblicazioni peer-reviewed in riviste autorevoli ancora nemmeno l’ombra. Facendo una analisi di metodo potremmo anche intuire il perché. Gli autori fanno solo un’osservazione correlativa, senza considerare variabili importanti, come l’età e le condizioni mediche preesistenti, che possono influenzare significativamente i tassi di mortalità. Peraltro il database si riferiva a dosi di vaccino, non a persone, un dettaglio importante. Inoltre nella letteratura scientifica non emerge alcuna associazione tra le vaccinazioni Covid e un aumento del rischio di morte.

Proseguiamo la lettura a caccia di almeno uno studio. Invece ci imbattiamo nella citazione di Albert Benavides, «fondatore di VAERSaware», il quale ha analizzato i dati giapponesi sulla sua pagina Substack e in una dashboard online da lui sviluppata». Ebbene, la sua conclusione è che i dati «sembrano molto solidi e in linea con ciò che appare e ciò che non appare in VAERS».

Peccato che VAERSaware non sia un sito ufficiale del VAERS, mentre quest’ultimo è un database che raccoglie segnalazioni di eventi avversi senza verificarli. Non è pensato per stabilire una relazione di causa-effetto, quindi non può essere usato per opinare sull’efficacia dei vaccini Covid o sulla loro pericolosità.

Lo “studio” giapponese

Per trovare una fonte presentata come “studio” dobbiamo scorrere ancora diverse citazioni, alcune dello stesso Campbell. Poi finalmente arriviamo al lavoro di Hideki Kakeya et al. (2025):

«Uno studio pubblicato ad aprile sul JMA Journal, la rivista ufficiale sottoposta a revisione paritaria della Japan Medical Association, ha rilevato che il Giappone aveva “il tasso più alto al mondo” di dosi di vaccino mRNA contro il COVID-19 pro capite e «un aumento significativo dei decessi in eccesso nel 2022 e nel 2023».

Ma perché l’unico studio, peraltro recente, che dovrebbe finalmente suggerire una correlazione tra vaccini e incremento dei morti in Giappone viene citato quasi alla fine? Forse questa ritrosia dipende dal fatto, che – come accennavamo -, nemmeno questo è uno studio. Avevamo visto infatti, che si tratta di un articolo di opinione pubblicato su rivista scientifica.

Secondo i ricercatori ci sarebbe stato un significativo aumento dei decessi in Giappone tra il 2022 e il 2023, nonostante quello che gli autori hanno definito il tasso più alto al mondo di dosi di vaccino a mRNA pro capite. Sebbene i ricercatori non escludano che abbia giocato un ruolo l’emergere della variante Omicron in Giappone, avanzano anche altre ipotesi, tra cui gli eventi avversi e le infezioni croniche causate da una fantomatica «immunosoppressione post-vaccinazione». Paliamo di ipotesi non supportate da evidenze e non confermate dalla letteratura.

Prima di analizzare le fonti in merito a questo fenomeno, che secondo lo “studio” giapponese porterebbero a danneggiare la risposta immunitaria dei pazienti, ci viene in aiuto un vero studio nipponico pubblicato diverse settimane prima sul BMJ, che è stato peraltro frainteso da diversi autori No vax, come spiegato dai colleghi di Reuters.

I ricercatori si sono posti le stesse domande dei colleghi. Hanno visto che il tasso di mortalità in eccesso del Giappone era sceso nel 2020, per poi ricominciare a salire come è successo in altri paesi. I ricercatori hanno anche indagato i potenziali fattori locali che potevano spiegare le osservazioni. Per esempio quanto fosse rurale un’area o le recenti tendenze influenzali che avrebbero potuto spiegare le variazioni dei tassi di mortalità in eccesso a livello provinciale.

Come accennato, diversi autori No vax hanno distorto il significato del lavoro, affermando che secondo lo studio «il Giappone aveva emesso un allarme globale su un’esplosione di morti eccessive tra le persone vaccinate». Allora i colleghi di Reuters hanno contattato gli autori, che hanno smentito queste interpretazioni (il grassetto è nostro):

«”Questa è assolutamente un’affermazione falsa e fuorviante”, ha detto a Reuters in un’e-mail Ganan Devanathan, uno studente di dottorato dell’Università di Tokyo e autore principale dello studio. “La nostra ricerca non ha in alcun modo suggerito che le morti in eccesso stanno esplodendo tra la popolazione vaccinata contro il COVID. Non abbiamo indagato su alcuna associazione con i vaccini o la popolazione vaccinata” ».

Le “fonti” sulla presunta immunosoppressione per «ripetute vaccinazioni»

«Un’altra ipotesi riguarda l’infezione cronica causata dall’immunosoppressione dopo ripetute vaccinazioni», scrivono gli autori del presunto “studio” giapponese citato da John Campbell, introducendo un paragrafo che si rifà a due fonti (note 11 e 12):

Si tratta di due studi autorevoli, che i ricercatori giapponesi “interpretano liberamente”. «Studi recenti hanno riportato un aumento dell’immunoglobulina G4 spike-specifica – riportano gli autori nipponici -, una classe di anticorpi immunosoppressivi, e delle cellule T regolatorie dopo la seconda e le successive vaccinazioni». Non di meno entrambe le fonti non concludono che esista una immunosoppressione dovuta a “troppe vaccinazioni”.

«I vaccini a RNA sono efficaci misure preventive per combattere la pandemia da sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2)», spiegano già nell’abstract gli autori della fonte n°11. Si tratta di una ricerca apparsa su Science Immunology:

«In sintesi – concludono i ricercatori di Science -, il nostro studio dimostra una risposta anticorpale antivirale IgG4 indotta dal vaccino a mRNA che si manifesta tardivamente dopo l’immunizzazione secondaria. Sono necessarie ulteriori indagini per chiarire i precisi meccanismi immunologici che guidano questa risposta e per valutare se una risposta anticorpale indotta dalle IgG4 influenzi le successive infezioni virali e le vaccinazioni di richiamo. Questo è rilevante non solo per potenziali future campagne vaccinali contro il SARS-CoV-2, ma anche per lo sviluppo di nuovi vaccini a mRNA contro altri patogeni».

Nella fonte n°12 è uno studio pubblicato su Autoimmunity. I ricercatori hanno esaminato l’espansione e lo sviluppo della memoria delle cellule T regolatorie (Treg) specifiche per la proteina Spike del SARS-CoV-2 nei soggetti vaccinati. Il campione è piuttosto ridotto. In tutto sono stati coinvolti 22 individui sani. Gli autori dai risultati suggeriscono che vi sia un ruolo della regolazione immunitaria nella prevenzione dei sintomi gravi della COVID-19 attraverso l’azione delle cellule Treg. Questa “memoria” si svilupperebbe precocemente, già dopo la seconda dose di vaccino.

Per quanto riguarda le narrazioni No vax che fanno riferimento a questa presunta immunosoppressione da vaccino, ne avevamo già trattato quando si è parlato di «immunodeficienza da vaccino» nota come VAIDS e «immunità negativa». In entrambi i casi parliamo di tesi che si collocano al di là del dibattito scientifico. Queste si fondano spesso su speculazioni sorte a causa di una incomprensione dei dati statistici.

Chi sono Mazzucco e Campbell?

Il regista e fotografo Massimo Mazzucco è molto apprezzato nella comunità dei complottisti italiani per diversi documentari prodotti con metodi “controversi” dal punto di vista del metodo scientifico. Pensiamo alle sue tesi negazioniste degli allunaggi o alle teorie del complotto sugli attentati dell’11 settembre 2001. Durante la sua produzione Mazzucco si è cimentato anche nel sostegno di medicine alternative come la “cura” anti-cancro a base di bicarbonato e limone di Tullio Simoncini.

Per quanto riguarda John Campbell, si tratta di un «educatore infermieristico in pensione» noto per aver diffuso diverse fake news sui vaccini Covid. Per approfondire potete leggere i fact-checking delle colleghe Victoria Male, Flora Teoh e del collega Pablo Rougerie per Science Feedback, qui e qui. Segnaliamo anche il lavoro di Leo Benedictus per Full Fact e quello di Rob Lever per AFP.

Conclusioni

L’aumento dei decessi correlato ai vaccini Covid non viene suggerito da alcun dato, nemmeno quelli provenienti dal Giappone. L’unica fonte presentata come studio che suggerirebbe la correttezza di questa narrazione è un articolo di opinione.

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