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Perché Tyler Robinson ha ucciso Charlie Kirk: i messaggi alla compagna transgender

17 Settembre 2025 - 05:13 Alessandro D’Amato
tyler robinson omicidio charlie kirk lance twiggs transgender messaggi
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Le chat con la partner: «Ne avevo abbastanza del suo odio». La pianificazione dell'attentato nell'ultima settimana e i messaggi sui proiettili: «Sono una presa in giro. Se li vedo su Fox News mi sento male»

Il messaggio d’amore alla partner transgender Lance Twiggs. E la rivelazione sull’omicidio di Charlie Kirk pianificato da una settimana. Nei documenti processuali su Tyler Robinson compare il movente dello sparo che ha ucciso l’influencer MAGA. Una serie di testimonianze dei parenti e – soprattutto – le chat con la partner spiegano cosa ha spinto il ragazzo cresciuto in una famiglia repubblicana e sostenitrice di Donald Trump a uccidere. Colpendo il suo bersaglio al primo colpo a 121 metri di distanza.

«Guarda sotto la tastiera»

«Lascia perdere. Guarda sotto la mia tastiera», è il primo messaggio che il procuratore della Contea dello Utah Jeff Gray ha citato dello scambio tra Robinson e Twiggs. Quest’ultima va a leggere e trova un biglietto che dice: «Ho avuto l’opportunità di eliminare Charlie Kirk e lo farò». Subito dopo Tyler le comunica che si trova a Orem, ovvero nel campus della Utah Valley University a circa sessanta chilometri a sud di Salt Lake City, negli Stati Uniti. E che sta cercando di recuperare il fucile dalla scena del crimine. «Non sei stato tu a farlo, vero????» chiede Lance. «Mi dispiace, mi dispiace», risponde Tyler. Che poi afferma di aver pianificato l’attentato «da poco più di una settimana». E questa affermazione potrebbe costargli la pena di morte.

«Ne avevo abbastanza del suo odio»

Quando Twiggs gli chiede perché lo ha fatto, Robinson risponde: «Ne avevo abbastanza del suo odio. Certi odi non si possono negoziare». Poi aggiunge che sta cercando di recuperare il fucile. E che se ci riesce non avrà lasciato alcuna prova. Twiggs è un ragazzo transgender in transizione da maschio a femmina e con il quale Robinson ha una relazione. Lo riporta il New York Post. Lo scambio sarebbe avvenuto dopo l’attentato.

Anche ai genitori Tyler ha lasciato intendere di aver sparato a Kirk: «C’è troppa cattiveria in quel ragazzo», è la frase che si trova nelle testimonianze. Mentre al partner Robinson descrive parte del suo piano: «Sto ancora bene amore mio, ma sono bloccato a Orem ancora per un po’. Non dovrebbe volerci molto prima che possa tornare a casa, ma devo ancora recuperare il mio fucile. A dire la verità speravo di tenere segreta questa cosa fino a morire di vecchiaia. Mi dispiace coinvolgerti».

«Non sei stato tu, vero?»

«Non sei stato tu a farlo, vero???», gli scrive il coinquilino. «Sono stato io, mi dispiace», replica lui. Che poi spiega: «Avevo pianificato di recuperare il fucile dal punto di deposito poco dopo, ma quella parte della città è stata quasi tutta bloccata. È tranquillo, quasi abbastanza per uscire, ma c’è ancora un veicolo in giro». Poi la risposta alla domanda delle domande, perché l’ha fatto: «Ne avevo abbastanza del suo odio. Alcuni odi non si possono negoziare. Se riesco a recuperare il fucile senza farmi vedere, non avrò lasciato prove. Sto per tentare di recuperarlo di nuovo, spero se ne siano andati. Non ho visto nulla che dica che l’abbiano trovato».

«Da quanto tempo lo pianificavi?»

Quando Twiggs gli chiede da quanto tempo pianificasse l’attentato, Robinson replica: «Poco più di una settimana credo. Posso avvicinarmi abbastanza, ma c’è una volante parcheggiata proprio lì vicino. Credo che abbiano già perquisito quel punto, ma non voglio rischiare». La necessità di recuperare l’arma viene spiegata poco dopo: «Sono preoccupato di cosa farebbe mio padre se non riportassi a casa il fucile del nonno, nemmeno so se aveva un numero di serie, ma non sarebbe riconducibile a me. Mi preoccupa che ci siano impronte, ho dovuto lasciarlo in un cespuglio dove mi sono cambiato i vestiti. Non avevo tempo né possibilità di portarlo con me».

Il fucile e i messaggi sui proiettili

E ancora: «Potrei doverlo abbandonare e sperare che non trovino impronte. Come diavolo spiegherò a mio padre di averlo perso. L’unica cosa che ho lasciato è il fucile avvolto in un asciugamano. Ricordi quando stavo incidendo i proiettili? I messaggi sono per lo più una grande presa in giro, se vedo “notices bulge uwu” (uno dei messaggi incisi, ndr) su Fox News mi viene un colpo. Va bene, dovrò lasciarlo lì, è davvero uno schifo. A giudicare da oggi direi che l’arma di mio nonno funziona bene, non so. Penso che quello fosse un cannocchiale da 2000 dollari». Poi aggiunge, mentre sta comunicando anche con i familiari: «Cancella questa conversazione. Mio padre vuole delle foto del fucile… dice che il nonno vuole sapere chi ha cosa, i federali hanno diffuso una foto del fucile ed è molto particolare. Mi sta chiamando ora, non rispondo».

Trump, il padre e la madre

Robinson dice anche che da quando Trump è entrato in carica il padre è diventato un convinto sostenitore Maga. E poi: «Mi costituirò volontariamente, uno dei miei vicini qui è un vice dello sceriffo. L’unica cosa che mi preoccupa sei tu, amore». E il coinquilino replica: «Io sono molto più preoccupato per te». Poi il consiglio: «Per favore non parlare con i media. non fare interviste né commenti. Se qualche poliziotto ti fa domande, chiedi un avvocato e resta in silenzio». Nei documenti processuali la madre del 22enne spiega che nell’ultimo anno Robinson «era diventato più politicizzato e aveva iniziato a spostarsi più a sinistra, diventando più pro-gay e per i diritti dei trans». La frequentazione con Lance Twiggs aveva portato «a diverse discussioni con i familiari, ma soprattutto tra Robinson e suo padre, che hanno opinioni politiche molto diverse», ha detto il procuratore.

La consegna

Infine, il racconto della consegna: «La sera dell’11 settembre 2025, mentre le forze dell’ordine continuavano le indagini, Tyler James Robinson si reca all’ufficio dello sceriffo della contea di Washington con i suoi genitori e un amico di famiglia per costituirsi». La madre infatti lo riconosce dalle foto mostrate in tv. A quel punto lo chiama e gli chiede dove sia. Lui le risponde di essere a casa malato da un giorno (è l’11 settembre 2025, 24 ore dopo l’attentato). A quel punto il padre e la madre esprimono preoccupazione per il fatto che l’uomo delle foto somigli al figlio. Poche ore dopo la consegna alla polizia.

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