«A volte ho una vena nazista»: il candidato di Trump si ritira dopo i post razzisti

«Certe volte ho una vena nazista». E poi le battute di stampo suprematista su Martin Luther King e George Floyd. Paul Ingrassia, candidato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si è dovuto ritirare dalla guida dell’Office of Special Counsel, il «tutore dell’integrità» del governo federale. In una chat di gruppo con altri repubblicani rivelata da Politico l’avvocato italo-americano se la prendeva con cinesi e indiani. E un partecipante replicava: «Paul appartiene alla Gioventù hitleriana con l’obergruppenführer (un alto grado delle SS, ndr) Steve Bannon».
I post nazisti del candidato di Trump
Ingrassia avrebbe dovuto essere confermato al Senato domani. Ma ha scritto in un post su X di non avere i voti dei repubblicani. Il leader della maggioranza al Senato John Thune aveva auspicato che la Casa Bianca ritirasse la nomina, preannunciando che «non sarebbe passata». Tre di loro avevano già annunciato voto contrario. Il Partito Repubblicano ha una risicata maggioranza al Senato. L’Office of Special Counsel (OSC), l’agenzia per la quale Paul Ingrassia era candidato, è responsabile della protezione dei dipendenti pubblici da varie pratiche abusive, tra cui la discriminazione. Tra i messaggi pubblicati da Politico c’era una diatriba contro la festa che commemora Martin Luther King, eroe nella lotta contro la segregazione razziale. Questa giornata «dovrebbe essere abolita e gettata nel settimo girone dell’inferno, dove dovrebbe essere», scrisse Paul Ingrassia nel gennaio 2024, secondo Politico.
«Messaggi estrapolati dal contesto»
Interrogato dai media, l’avvocato di Paul Ingrassia, Edward Andrew Paltzik, ha definito i messaggi «estrapolati dal contesto». E intrisi di «autoironia e umorismo satirico». Senza confermarne l’autenticità. Nel maggio 2024, durante una discussione sul personale della campagna di Trump in Georgia incaricato dei rapporti con gli elettori delle minoranze, Ingrassia affermò che una collaboratrice «non mostrava abbastanza deferenza verso i Padri fondatori, in quanto bianchi». Alla battuta su Bannon rispose: «Devo ammettere che a volte ho una vena nazista». In un altro messaggio scrisse: «Mai fidarsi di un cinese o di un indiano. Mai», riferendosi a Vivek Ramaswamy, ex candidato repubblicano alla presidenza e poi sostenitore di Trump. Un mese dopo commentò: «I neri si comportano così perché è il loro stato naturale. Non puoi cambiarli. Prova: tutta l’Africa è una fogna e lo sarà sempre».
Ti potrebbe interessare
Paul Ingrassia nazionalista bianco
Durante la stessa conversazione, nel maggio 2024, quando gli venne detto che sembrava un nazionalista bianco, Ingrassia ribatté: «Difendere i nostri fondatori non è essere nazionalisti bianchi». Poi pubblicò un’immagine dei Padri fondatori, aggiungendo: «Dobbiamo celebrare gli uomini bianchi e la civiltà occidentale. E non mi tirerò mai indietro su questo». Il candidato di Trump, riferisce Politico, ha avuto legami con il suprematista bianco e negazionista dell’Olocausto Nick Fuentes (ricevuto anche da Trump a Mar-a-Lago nel novembre 2022). E con Andrew Tate, influencer di estrema destra accusato nel Regno Unito di stupro e tratta di esseri umani.
