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«Gli Usa hanno cercato di convincere il pilota di Maduro a tradire il leader venezuelano»: il piano segreto per dirottare l’aereo presidenziale

28 Ottobre 2025 - 22:05 Anna Clarissa Mendi
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Un agente federale, Edwin Lopez, avrebbe tentato di organizzare un’operazione segreta per catturare il presidente venezuelano, considerato vicino ai cartelli della droga e accusato di traffico di stupefacenti e corruzione. L'inchiesta di Ap

Un piano degno di un film di spionaggio, ma che, secondo fonti investigative citate dall’Associated Press (Ap), sarebbe accaduto davvero. L’agente federale statunitense Edwin Lopez, ex membro dell’esercito e investigatore del Dipartimento per la Sicurezza Interna, avrebbe tentato di organizzare una missione segreta per catturare il presidente venezuelano Nicolás Maduro, accusato da Washington di narcotraffico e corruzione. L’idea era tanto audace quanto rischiosa: persuadere il pilota personale di Maduro, Bitner Villegas, a deviare di nascosto il jet presidenziale verso un territorio dove le autorità americane potessero arrestarlo. In cambio, l’aviatore avrebbe ricevuto una ricompensa milionaria.

L’incontro tra i due sarebbe avvenuto in un hangar, in gran segreto e in un clima di forte tensione. Pur senza accettare l’offerta, il pilota avrebbe lasciato a Lopez il proprio numero di telefono: un gesto interpretato come un possibile segnale di apertura. Per oltre un anno e mezzo, l’agente mantenne i contatti tramite app di messaggistica criptata, anche dopo il suo pensionamento. Ma, nonostante mesi di tentativi e pressioni, il piano non si è mai realizzato.

Trump, la guerra contro Caracas e la taglia su Maduro

La vicenda, che intreccia spionaggio, diplomazie e doppi giochi, mostra fin dove gli Stati Uniti sarebbero disposti a spingersi pur di indebolire il regime di Maduro. Negli ultimi anni, Washington ha intensificato la pressione sul leader venezuelano, accusato di aver portato il Paese al collasso economico e di proteggere reti criminali e gruppi armati. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la strategia si è ulteriormente inasprita: il presidente ha autorizzato l’invio di migliaia di soldati, elicotteri e navi da guerra nei Caraibi, per intercettare imbarcazioni sospettate di trasportare cocaina dal Venezuela. Le tredici operazioni militari finora condotte, alcune anche nel Pacifico, hanno provocato almeno 57 morti.

Parallelamente, secondo fonti statunitensi citate dal New York Times, l’amministrazione avrebbe dato via libera alla Cia per operazioni clandestine in territorio venezuelano, raddoppiando inoltre la taglia sulla cattura di Maduro, ora fissata a 50 milioni di dollari. Un’occasione che l’agente federale Lopez ha cercato di sfruttare, inviando un messaggio al pilota personale del presidente: «Sto ancora aspettando la tua risposta», scrisse, allegando il comunicato ufficiale del Dipartimento di Giustizia sull’aumento della ricompensa. Secondo Ap, i dettagli del piano emergono da documenti e testimonianze di tre funzionari americani e di un oppositore di Maduro, tutti rimasti anonimi per ragioni di sicurezza.

I dettagli del piano, che non è andato a buon fine

Il piano per catturare Maduro cominciò a concretizzarsi il 24 aprile 2024, durante la presidenza di Joe Biden, quando un informatore si presentò all’ambasciata statunitense nella Repubblica Dominicana segnalando che due jet privati del leader venezuelano si trovavano nel Paese per costose riparazioni. A raccogliere la soffiata fu proprio Edwin Lopez, 50 anni, agente del Dipartimento per la Sicurezza Interna ed ex Ranger dell’esercito americano di origini portoricane, impegnato nelle indagini contro reti criminali nei Caraibi. Insospettito da una possibile violazione delle sanzioni imposte al Venezuela, Lopez individuò rapidamente gli aerei all’aeroporto La Isabela di Santo Domingo. Collegarli direttamente a Maduro richiese però mesi di indagini federali, che confermarono come il presidente avesse inviato cinque piloti sull’isola per recuperare i due jet di lusso – un Dassault Falcon 2000EX e un Falcon 900EX -, elemento che diede avvio al piano poi fallito.

L’intuizione e il piano (mai portato a termine)

Secondo fonti interne ed ex funzionari coinvolti, Lopez ebbe allora un’idea audace: convincere uno dei piloti a portare Maduro in un luogo dove gli Stati Uniti potessero arrestarlo. L’agente della Dhs ottenne il via libera dai suoi superiori e dalle autorità dominicane per interrogare i piloti, superando i timori di un possibile incidente diplomatico con Caracas. Il bersaglio fu il pilota personale di Maduro, il generale Villegas. In un incontro nell’hangar di Santo Domingo, Lopez, fingendo un semplice colloquio, fece ammettere al pilota di aver volato per Maduro e Chávez, registrando di nascosto la conversazione. Alla fine gli propose di collaborare in cambio di ricchezza e fama come «eroe del Venezuela», offrendo tre possibili luoghi per la resa del presidente: Repubblica Dominicana, Porto Rico o Guantánamo. Ma Villegas – dopo un tentativo di Lopez e dell’opposizione venezuelana di diffondere su X immagini false che lo ritraevano – respinse l’offerta con fermezza: «Noi venezuelani non siamo traditori». Nonostante mesi di contatti e tentativi di convincere Villegas, il piano di Lopez non si concretizzò mai. Il pilota personale di Maduro rimase fedele al presidente, chiudendo ogni possibilità di collaborazione e decretando il fallimento dell’operazione statunitense.

Foto copertina: ANSA / MIGUEL GUTIERREZ | Nicolás Maduro durante un evento a Caracas, 12 ottobre 2025

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