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L’infondata citazione attribuita ad Albert Sabin sui vaccini e le varianti

26 Dicembre 2025 - 22:13 Juanne Pili
Sostenere che vaccinare stimola le varianti non ha senso

Diverse condivisioni Facebook utilizzano una citazione attribuita ad Albert Sabin (noto per il suo vaccino orale contro la poliomielite), per sostenere la narrazione No vax secondo cui «vaccinare stimola le varianti». Una cosa simile è stata detta anche in merito ai vaccini Covid.

Per chi ha fretta:

  • Secondo una frase attribuita a Sabin «vaccinare stimola le varianti».
  • La tesi in sé è del tutto priva di fondamento. Semmai questo succede quando non si vaccina.
  • Non si riscontrano fonti che confermino l’autenticità della citazione.

Analisi

Vaccinare stimola le varianti

“Non ha senso vaccinare contro i virus mutanti, perché Vaccinando si stimola la mutazione!”

(Albert Sabin, inventore del vaccino antipolio)

Sabin non ha mai detto che vaccinare stimola le varianti

Di fatto, non risulta che Sabin abbia mai detto una cosa simile.

Precisiamo subito che Sabin è il padre del vaccino orale antipolio. Mariano Martini e Davide Orsini hanno pubblicato nel 2022 sulla rivista scientifica Vaccine un saggio sulla storia della lotta alla poliomielite e su come dopo l’allarme lanciato nel 1988 dall’OMS siamo riusciti oggi a eradicare questa malattia dall’Africa nel 2020:

«La strada è stata tutt’altro che agevole – spiegano Martini e Orsini -, tuttavia, secondo l’OMS, occorre fare un grande sforzo per facilitare l’accesso alla vaccinazione e promuoverne l’implementazione in quei paesi dove la copertura è bassa e l’esitazione vaccinale è elevata perché il rischio di diffusione della poliomielite è ancora rilevante. L’eradicazione del virus in Africa ci offre un’ottima occasione per ricordare i tanti scienziati che hanno contribuito al raggiungimento di questo obiettivo epocale: primo tra tutti Jonas Salk, che sviluppò un vaccino a virus inattivato nel 1952, e, soprattutto, Albert Sabin, che nel 1961 lanciò programmi di immunizzazione di massa con il suo vaccino orale contro la poliomielite».

Dunque, se il vaccino di Salk si basa su un virus inattivato, quello di Sabin è invece a virus attenuato. Non sono efficaci allo stesso modo. Dipende dal contesto. Come abbiamo spiegato in un articolo precedente, se la poliomielite è ancora endemica, il vaccino di Salk risulterebbe poco efficace. Quello orale di Sabin invece avrebbe un rapporto rischi/benefici notevolmente migliore. Viceversa, là dove la malattia è stata messa il vaccino Salk offre vantaggi maggiori e rischi ridotti. Casi limite come quello dell’Afghanistan – che avevamo trattato in una analisi apposita – ci insegnano che, se una campagna vaccinale antipolio non raggiunge una certa quota di bambini vaccinati, quelli che non hanno potuto essere immunizzati correranno il rischio di venire colpiti nel lungo periodo anche dal virus attenuato del vaccino.

Questo è molto meno pericoloso del virus selvaggio (in Afghanistan si contavano 56 casi nel 2020), ma su una quota di tre milioni di bambini rimasti suscettibili, nel 2020 il virus attenuato (ovvero, quello di Sabin) ha portato – per colpa dei talebani – a una esplosione di casi, con 300 bambini paralizzati. Nei Paesi dove la poliomielite è ormai eradicata si utilizza invece il vaccino Salk.

Dunque vaccinare stimola le varianti? No, vaccinare male invece potrebbe. Nel senso che lasciare al virus una rilevante possibilità di diffondersi, gli permette di proliferare aumentando così le probabilità di generare dei mutanti, come nel caso delle varianti Covid. Ricordiamo infatti che i virus, contrariamente ai batteri – che sono certamente viventi – non possono moltiplicarsi da soli. Necessitano di infettare degli ospiti per farlo. I mutanti del Covid non a caso sono emersi nei paesi dove non si vaccinava o lo si faceva poco.

Conclusioni

La frase attribuita a Sabin risulta infondata. Infine, sostenere che «vaccinare stimola le varianti» non ha alcun senso. Lo sappiamo alla luce delle conoscenze basilari della biologia e dell’epidemiologia.

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