Germania / I sovranisti avanzano. L’ultimo giro della Cancelliera

È il politico più longevo del terzo millennio. Ma anche se ha annunciato il suo ritiro nel 2021 giocherà ancora un ruolo centrale nel futuro prossimo della Ue

La Germania arriva a queste elezioni europee nel momento più difficile, dal punto di vista economico, degli ultimi anni. La locomotiva tedesca sta frenando e a dircelo sono soprattutto i dati sulla produzione industriale che, secondo le ultime rivelazioni, vedono un calo su base annuale del 3,9%. Un rallentamento che si sarebbe ripercosso sull’economia dell’interno continente. In questo scenario i tedeschi si presenteranno al voto. Sempre nella posizione solida che hanno guadagnato attraverso decenni, ormai, di politiche espansive, ma non più con le granitiche certezze del passato, soprattutto per quanto riguarda il futuro del ceto medio. Ma queste elezioni europee saranno le ultime consultazioni continentali che vedranno protagonista Angela Merkel. Dopo 14 anni alla guida della Germania e dopo aver impersonato per tre lustri il baricentro delle politiche comunitarie, dalla finanza all’immigrazione, attraverso la più grande crisi economica del dopoguerra, la Cancelliera ha annunciato che non si ricandiderà alle elezioni politiche del 2021 e ha ceduto lo scettro della Cdu all’erede designata Annegret Kramp-Karrenbauer, fra gli applausi commossi dei sostenitori.


Ultimo giro di valzer, quindi, per il politico più longevo del terzo millennio, che ha incontrato nei vertici europei ben sette presidenti del Consiglio italiani, cinque presidenti della Repubblica francese e tre degli Stati Uniti d’America; se quello di Angela Merkel sarà un lungo addio, anticipato di fatto tre anni prima della scadenza del suo mandato dopo il deludente risultato delle elezioni in Assia e Baviera, non si tratterà certamente di un buen retiro. Il vento sovranista soffia sul Vecchio Continente e Merkel non vuole veder crollare l’Europa che fino ad oggi ha avuto in lei il suo centro di gravità: anche se da molte parti ormai lo si considera un castello di carte, che nel corso degli anni ha dimostrato tutte le sue fragilità, l’alleanza fra Ppe e Socialisti sembra non avere alternative anche dopo il voto del 26 maggio. Sul fronte interno, a meno di imprevedibili spostamenti elettorali dell’ultima ora, i sondaggi danno la sua Cdu appena sotto al 30%, certo in calo, ma ancora ampiamente primo partito e con un margine ampio nei confronti dell’Afd, il movimento di destra alleato di Matteo Salvini, che resta stabile al 13% delle ultime elezioni politiche. Senza ulteriori scossoni, come quelli arrivati dalle consultazioni locali, Frau Merkel può pensare di restare in sella fino al ritiro.

La partita quindi si sposta in ambito Ue. Si diceva difficile ipotizzare un governo europeo che possa prescindere dall’alleanza fra le due colonne portati che nel recente passato hanno sostenuto, con oneri e onori, le sorti della Ue: popolari e socialisti. Nelle mani della Cancelliera però potrebbero passare anche carte diverse: nel caso di un successo elettorale per i sovranisti più largo di quello previsto, si potrebbe aprire uno scenario inedito. A proporlo era già stato nei mesi scorsi il leader Ungherese Viktor Orbán, seguito recentemente anche dal ministro degli Interni italiano Matteo Salvini. Si tratterebbe di un’alleanza fra Ppe e sovranisti, che di fatto aprirebbe una stagione nuova delle politiche dell’Unione europea. Orbán, sospeso ma non espulso dal Ppe, sarebbe il ponte fra i conservatori e la destra populista che vede nel leader della Lega oggi il riconosciuto alfiere continentale. Merkel ha chiuso immediatamente la porta a quest’ipotesi. Ma il fatto che i sovranisti si siano rivolti a lei come campione indiscusso dei moderati europei dimostra che ancora una volta sarà lei, anche a questo suo ultimo giro, a dare le carte. E questo varrà sia nel caso che si riproponga la Grande coalizione (magari ulteriormente allargata ai liberali) oppure che si scelga, a sorpresa, di aprire le stanze del Palazzo al vento sovranista.

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