Elezioni amministrative, ecco come ai ballottaggi la Lega punta a prendersi (anche) la rossa Emilia

La situazione si deciderà nelle città, in bilico tra centrodestra e centrosinistra. Il Movimento 5 Stelle è invece fuori dai giochi, insieme ad alcune liste civiche indipendenti che non hanno saputo incidere sul territorio

Alla vigilia del ballottaggio delle elezioni amministrative, tutti gli occhi sono puntati sull’Emilia Romagna, regione “rossa” per tradizione che, all’indomani delle elezioni europee, si è risvegliata con la Lega come primo partito (33,8% dei consensi) e il Pd in affanno a inseguirla (con il 31,2%).


Partita tra Pd e centro-destra, il M5s fuori dai giochi

La situazione si deciderà nelle città, in bilico tra centrodestra e centrosinistra, schierati ai posti di partenza per una sfida all’ultimo voto visto il piccolo distacco tra i candidati nella partita. Il Movimento 5 Stelle è invece praticamente fuori dai giochi, insieme ad alcune liste civiche indipendenti che non hanno saputo incidere sul territorio.


Unica città che la Lega non è riuscita a togliere al centrosinistra è Modena. Qui la coalizione del Pd ha portato a casa la vittoria al primo turno delle amministrative con il 53,42% dei consensi, mentre la coalizione della Lega si è fermata al 31,77%. È tutto da vedere se un successo simile potrà essere replicato nelle altre principali città al ballottaggio, che sembrano essere davvero in bilico. Il voto di domenica sarà anche un test in vista delle prossime elezioni regionali.

Sono in tutto 13 i Comuni al ballottaggio. Oltre a Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Cesena, urne aperte anche a Copparo e Argenta, nel Ferrarese; Casalgrande (Reggio Emilia); Molinella (Bologna); Savignano (Forlì-Cesena); Carpi, Castel Franco Emilia, Mirandola e Maranello, nel Modenese.

Perché il centrosinistra ha perso terreno?

La prima causa della perdita di consensi a sinistra è da ricercare in un cambio generazionale esteso. «Uomini e donne che hanno costruito la Regione insieme al Partito comunista non ci sono più – spiega a Open il politologo Gianfranco Pasquino – e non hanno trasmesso ai loro figli quei valori perché hanno smesso di parlare di politica in casa. Così facendo ne hanno diminuito l’appeal».

Inoltre, secondo Pasquino, «il Pd non è mai diventato grande, non ha mai attecchito o trasmesso l’idea che era davvero il meglio delle culture progressiste. Quindi, c’è stato un deflusso di persone che invece avrebbero voluto vederle queste culture progressiste». «Uomini e donne del Pd – spiega il professore – non si sono mai dimostrati all’altezza di chi li ha preceduti, hanno meno competenze, poca voglia di stare insieme alla gente, sembra abbiano perduto componenti tradizionalmente comuniste, o forse addirittura valori tradizionalmente emiliani».

Infine, «ci sono dei mutamenti socioeconomici significativi perché la Regione è diventata molto ricca – spiega Pasquino che vive e insegna a Bologna -, qui ci sono gli imprenditori migliori d’italia, che lavorano con l’export con successo e questo è segnale che possono fare a meno della politica». «Anche gli operai che grazie a quegli imprenditori stanno bene decidono che la Lega è più affidabile e che preferiscono una politica di restringimento contro gli immigrati, di abbassamento delle tasse e di miglioramento del welfare. Tutti elementi che provocano grandi difficoltà al Pd».

Le città al voto

A Reggio Emilia parte favorito il sindaco uscente del Pd Luca Vecchi che, lo scorso 26 maggio, si è fermato a un soffio dalla riconferma incassando il 49,13% delle preferenze. Dall’altra parte del ring, Roberto Salati, candidato del centrodestra. Di professione fotografo di matrimoni, moda e pubblicità, sta muovendo i suoi primi passi in politica. Se il sindaco uscente riuscirà a riportare alle urne gli elettori che lo hanno scelto al primo turno, ha certamente più probabilità di vincere.

Situazione opposta a Ferrara dove Alan Fabbri, uomo forte della Lega, è arrivato a un passo dal traguardo ottenendo al primo turno il 48,44% dei consensi. È stato sindaco di Bondeno e candidato governatore nel 2014 è un appassionato di storia ed è capogruppo del Carroccio in Regione. A provare a ribaltare la situazione, il candidato del centrosinistra Aldo Modonesi, già vicepresidente regionale delle Acli (dal 1999 al 2004) e assessore uscente alle Attività economiche della giunta Tagliani.

A Ferrara il tema della sicurezza è stato al centro della campagna elettorale dopo i fatti del quartiere Gad (acronimo di tre zone cittadine: Giardino, Arianuova e Doro) con una una rissa tra bande di extracomunitari per la quale è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Anche a Forlì il centrodestra parte in vantaggio con Gian Luca Zattini, medico chirurgo odontoiatra già sindaco di Meldola, piccolo paese della provincia, che ha preso il 45,8% delle preferenze al primo turno. A tentare il ribaltone Giorgio Calderoni, rappresentante del centrosinistra, ex giudice del consiglio di Stato e professore associato di diritto amministrativo alla Spisa di Bologna. In questo caso, gli elettori dei 5 Stelle – che hanno ottenuto il 10,8% al primo turno – potrebbero fare la differenza.

Infine, partita aperta anche a Cesena con il rappresentante del centrosinistra, l’ex parlamentare Pd, Enzo Lattuca, 31 anni, che ha preso il 42,83% dei consensi. Il suo sfidante è il civico di centrodestra Andrea Rossi, imprenditore che, agli esordi in politica, è uscito dal primo turno con il 33,81%. In questo caso, però, c’è in ballo anche la lista civica “Cesena Siamo Noi” che ha ottenuto, il 9,5% delle preferenze: non è ancora chiaro a quale dei due candidati andranno i voti dei civici.

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