I parlamentari M5s contro Di Battista, la rivolta in chat contro il suo libro: «Ogni volta si tira indietro»

Il nuovo libro di Alessandro Di Battista, «Politicamente scorretto», non è piaciuto ai suoi ex colleghi di aula: «vuole sfruttare l’immagine del Movimento e fare soldi»

«Vuole fare la rivoluzione, ma non si fa da casa, scrivendo libri. Si fa scendendo in piazza». Ha appena un giorno il libro di Alessandro Di Battista, volto noto del Movimento 5 Stelle, e già arrivano gli affondi dai suoi. In una serie di chat ricostruite dal Corriere della Sera, i parlamenteri pentastellati lo hanno ripagato pan per focaccia, riservandogli conversazioni private «politicamente scorrette».


Nelle 126 pagine del suo «pamphlet», il grillino esterno alle Aule parla di deputati, senatori e ministri del Movimento che si sono «trasformati in burocrati richiusi 18 ore nei ministeri», impauriti dall’alleato leghista di Governo che è in realtà uno «schiavo del potere».


Il j’accuse ai 5stelle, che nel fare il contratto di Governo sarebbero diventati «complici di squallidi giochi di potere», non è piaciuto, come prevedibile, a molti nei banchi parlamentari. «Ogni volta che c’è una responsabilità – scrive uno di loro – si tira indietro. Gianroberto gli aveva offerto di fare il sindaco di Roma e ha detto no. Luigi di far e il candidato alle Europee e ha detto no. Vuole fare la rivoluzione, ma non si fa da casa, scrivendo libri. Si fa scendendo in piazza».

In molti sottolinano di come quel Matteo Salvini, ora considerato «uno del sistema», ai tempi non dispiacesse affatto a Di Battista, che anche nel suo libro lo ricorda come un politico originariamente «molto più a sinistra del PD». Nelle chat si commenta il dietrofront sull’alleanza con il leader del Carroccio, in un primo momento sostenuta anche da lui, e ora motivata solamente, a sentir loro, dal privilegio di poter parlare da esterno.

Tra loro ricordano anche di quell’accodo saltato con Loft, la piattaforma tv del Fatto Quotidiano, per la quale avrebbe dovuto scrivere un reportage dall’India. «L’accordo, ci aveva detto lui stesso – racconta in chat un deputato – , doveva portargli un compenso di 20-25 mila euro al mese. E invece è saltato. Per questo se n’è uscito con questo libro. Per sfruttare l’immagine del Movimento e fare soldi».

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