Palermo, commissari della maturità cercasi: la fuga dei prof a poche ore dagli esami

Nel capoluogo siciliano uno su undici dei componenti delle commissioni esaminatrici ha rinunciato all’incarico. Ma il ministero minimizza: «Numeri fisiologici»

A Palermo sembra sia in atto una fuga dalla maturità. Ma non sono i giovani studenti a rinunciare all’esame di Stato: sono i commissari e presidi a darsi alla macchia. A 48 ore dall’inizio della prima prova, il 17 giugno, all’insediamento delle commissioni che esamineranno 11mila studenti in provincia di Palermo, molti posti da commissario restavano ancora non assegnati.


La fuga dei commissari

Ma non sono soltanto i commissari a mancare. Quest’anno, contrariamente ai precedenti cicli scolastici, a disertare l’esame sono anche i presidi. Secondo i calcoli del provveditorato, ieri 17 giugno alle ore 17 a rinunciare all’incarico erano stati 27 capi commissione, cioè uno ogni 11: 24 erano stati già sostituiti, ma il segnale di disaffezione rimane. Lo scorso anno le rinunce erano state 20: siamo di fronte quindi a un trend negativo. Se non si troveranno presidi disponibili, in attesa della nomina, sarà il membro più anziano della commissione a presiedere gli esami. Il più “maturo”, verrebbe da dire.


Il ministero smentisce

Dal Miur, il ministero dell’Università e della Ricerca, però si minimizza. «Nessun allarme. Numeri fisiologici», si legge in una nota diffusa dopo che la notizia degli abbandoni era trapelata. Sottolinea inoltre il ministero: «Come ogni anno possono esserci rinunce motivate. Ma i commissari e i presidenti mancanti saranno sostituiti. Nessun allarme. Nessuna situazione “patologica” o preoccupante”».

In particolare, dal Ministero fanno sapere che la percentuale di sostituzioni dei presidenti di commissione quest’anno è pari al 5,5% del totale, contro il 6% dello scorso anno. Un dato, dunque, del tutto “in linea” con il 2018. Mentre diminuisce nettamente la percentuale di rinunce motivate fra i commissari: nel 2018 furono pari al 13,5%, quest’anno sono il 6,5%

Domani la prima prova

Quel che è certo è che domani alle ore 8,30 inizierà la prima prova di questa maturità 2019. Gli studenti potranno scegliere fra l’analisi di un testo, un brano di prosa o una poesia di un autore italiano vissuto nel periodo compreso dall’Unità d’Italia ad oggi; oppure optare per la novità di quest’anno: il testo argomentativo. In questo caso i maturandi potranno scegliere fra tre tracce che possono essere d’ambito artistico, letterario, filosofico, storico, economico, sociale, tecnologico o scientifico.

La terza possibilità di scelta è il più tradizionale tema d’attualità. Quello che il Miur definisce «tema d’ordine generale». Verranno fornite due tracce e i temi da affrontati saranno legati alle esperienze dei maturandi. Intanto, come ogni anno, si è scatenato il tototema, che come da tradizione raramente riesce a indovinare gli autori e i temi scelti dal ministero.

Addio al “quizzone” e alla tesina

Giovedì la seconda e ultima prova scritta che sarà un esame misto al classico (Latino/Greco) e allo scientifico (Matematica/Fisica).Archiviata la famigerata terza prova (ribattezzata negli anni “quizzone”) venerdì gli studenti affronteranno gli orali. La carriera scolastica peserà di più da quest’anno: fino a 40 punti. 20 punti invece potranno essere assegnati sia per le prove scritte che per l’orale.

Se il quizzone non è mai stato amato dagli studenti, così non si può dire della tesina che fino allo scorso anno era prevista per la prova orale. Quest’anno non ci sarà più. Il motivo? Secondo il ministro Bussetti questo governo non c’entra: «Il motivo per cui non ci sarà più la tesina all’orale bisogna chiederlo al ministro che mi ha preceduto che tra l’altro saluto perché ricoprire questo ruolo non è per niente facile» ha detto il ministro dell’Istruzione durante la videochat al Tg1, ad uno studente che gli chiedeva notizie circa l’eliminazione della tesina.

Per questo nuovo esame «ci siamo preparati in questi ultimi mesi – ha sottolineato Bussetti – e siamo stati vicini a studenti e docenti. Con loro abbiamo condiviso tutte le perplessità sulle nuove prove. I cambiamenti sono in funzione dei bisogni dei giovani, abbiamo cercato di mettere al centro gli studenti che domani dovranno affrontare un momento importante».

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