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Sulle tracce di Silvia Romano: «A Natale era viva. Ceduta poi a un’altra banda»

12 Luglio 2019 - 19:48 Redazione
Un incontro organizzato tra Roma e Nairobi svela nuovi dettagli sulla scomparsa della cooperante italiana

Fino al giorno di Natale, Silvia Romano, la cooperante rapita in Kenya il 20 novembre scorso, era viva. È quanto emerge al termine del vertice avvenuto oggi a Roma tra le autorità giudiziarie italiane e kenyote. La conferma dell’esistenza in vita della giovane milanese fino a quella data viene dalle dichiarazioni fatte da due cittadini kenyoti arrestati il 26 dicembre in quanto ritenuti gli esecutori materiali del sequestro. La ragazza, secondo quanto hanno raccontato, è stata poi ceduta ad una altra banda di sequestratori

All’ incontro organizzato nell’ambito della cooperazione giudiziaria tra i due paesi hanno preso parte il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho e il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. Per il Kenya, tra gli altri, il procuratore generale Githu Muigai. Tra gli investigatori, presenti i carabinieri del Ros, Guardia di Finanza e il capo della polizia keniota. L’obiettivo, riporta l’Ansa, è quello di fare il punto sulle indagini sul caso di Silvia Romano dopo gli arresti effettuati nei mesi scorsi. Sulla vicenda della cooperante la Procura di Roma ha avviato da tempo un fascicolo ipotizzando il reato di sequestro di personale per finalità di terrorismo.

Un’immagine del villaggio di Chakama, in Kenya, dove è stata rapita Silvia Romano, 27 novembre 2018. Ansa/Claudio Accogli

In Parlamento

Nel frattempo è intervenuto nei giorni scorsi in aula dopo aver presentato un’interrogazione parlamentare sul caso di Silvia Romano il senatore M5S Gianluca Ferrara, portando all’attenzione del ministro degli Esteri gli ultimi risvolti emersi e i contenuti dell’inchiesta pubblicata su iene.it. “Abbiamo il dovere di fare quanto in nostro potere per ottenere il rilascio e chiudere questa vicenda”.

«All’ottimismo iniziale si è piano piano sostituito il silenzio sulla vicenda», sottolinea il senatore. «Durante le prime settimane si pensava a un rapimento di matrice terroristica o a un gruppo di criminali che volevano un riscatto. Su questo si erano concentrati gli inquirenti kenioti, che nei giorni successivi al sequestro avevano eseguito diversi arresti. Oggi però sembra che questa pista perda consistenza di fronte a nuove rivelazioni diffuse dalla trasmissione televisiva Le Iene. Secondo quanto riportato da diversi testimoni intervistati, Silvia qualche giorno prima di essere rapita aveva denunciato alle autorità un prete che sarebbe stato implicato in atti di pedofilia».

Perché le autorità keniote «non hanno informato subito i nostri omologhi della presentazione di questa denuncia?», si chiede Ferrara. «Perché fin dall’inizio si è seguita la pista dei gruppi islamici invece di indagare anche sulla denuncia presentata? Probabilmente non lo sapremo mai. Ci tengo però a sottolineare che di fronte a queste nuove rivelazioni il ministero degli Esteri dovrebbe chiedere ulteriori chiarimenti alle autorità keniote. Per questo ho presentato un’interrogazione al ministro degli Esteri. Noi abbiamo il dovere di fare quanto in nostro potere per ottenere il rilascio e chiudere questa vicenda il prima possibile».

«Il nostro sarebbe un paese migliore se avessimo più ‘Silvie Romano’, perché non è solo questione di solidarietà, ma di sensibilità verso gli ultimi, i diseredati, verso chi non molla», conclude Gianluca Ferrara.

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